«Inquinamento, seria minaccia per la salute»
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L’impegno a tenere aggiornata la popolazione era stato preso nel lontano Maggio 2013, quando in occasione del Convegno “Salute e Ambiente” il sindaco della Spezia Massimo Federici, Arpat, Asl e ISS, avevano presentatoi dati(parziali e obsoleti)a supporto del parere sanitario positivo espresso in seguito dal sindaco Federici per lanuova autorizzazione a bruciare carbone per la centrale Enel della Spezia.
Ci sono stati piccoli movimenti da allora e la relazione dei cittadini – rappresentati dal Comitato SpeziaViaDalCarbone – con Arpal e Asl è leggermente migliorata. Dopo anni in cui le agenzie non rilasciavano dichiarazioni pubbliche se non in accordo con l’amministrazione della Spezia – Asl in particolare – finalmente nell’Ottobre del 2015 Asl ha risposto puntualmente a una lettera altrettanto puntuale del Comitato.
La stessa Arpal aveva avviato un buon dialogo fornendo risposte tempestive anche se non sempre esaustive. Tra gli altri il caso dell’accumulo di metalli nei mitili, quello delle centraline di rilevamento, quello della dispersione della polvere di carbone dal pontile di scarico
Ma la situazione della comunicazione delle agenzie di controllo resta problematica: rispondono solo se e fino a quando ritengono di volerlo fare ma non rispondono dei loro impegni.
Siamo in attesa di risposte da Asl che sarebbero dovute arrivare nel 2014 e poi nel 2015, in particolare dopo che la stessa Asl ha confermato“l’opportunità di un costante monitoraggio della situazione ambientale e sanitaria e una comunicazione puntuale e efficace alla popolazione, che preveda anchela comunicazione in tempo reale dei livelli di inquinamento”. Aspettiamo gli esiti dei monitoraggi effettuati da Arpal nel Giugno del 2015 da Arpal a Vezzano Ligure e Melara.Soprattutto aspettiamo che le amministrazioni – locale e regionale – e le agenzie di controllo si assumano la responsabilità di disegnare un quadro di riferimento complessivo che serva prima di tutto ai cosiddetti “decisori”, per prendere decisioni fondate su conoscenza e non su sensazioni o miopi opportunità economiche.
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La consapevolezza che numerose forme di cancro fossero riconducibili all’esposizione a composti chimici, risale alla seconda metà del ‘700, con l’intuizione di Sir Percival Pott (1714 -1788), il quale teorizzò che l’elevata incidenza di tumori cutanei degli spazzacamini potesse dipendere dalla loro elevata esposizione a fuliggine di carbone. http://speziapolis.blogspot.it/2011/09/la-chimica-ambientale-il-carbone-la.html
Nel 2013 la IARC ha classificato lo smog tra i cancerogeni certi per l’uomo, sottolineando l’importante contributo derivante dalla combustione delle biomasse, se si considera che i paesi più popolati utilizzano la legna per riscaldarsi e cucinare. Va detto che dalla crisi economica del 2008 anche l’Italia ha considerevolmente aumentato la combustione della legna per riscaldamento. http://speziapolis.blogspot.it/2013/12/polveri-sottili-pm-dannose-per-la.html http://speziapolis.blogspot.it/2013/11/con-la-crisi-vincono-legna-e-pellet.html
Perizie epidemiologiche commissionate dalle procure italiane hanno dimostrato elevati incrementi di incidenza di mortalità e morbilità in alcuni siti italiani mettendoli in correlazione con attività industriali. Parliamo della centrale Enel a olio combustibile di Porto Tolle, http://speziapolis.blogspot.it/2014/09/porto-tolle-e-le-altre-tra-violazioni-e.html?q=porto+tolle di quella di Tirreno Power a Vado ligure a carbone http://speziapolis.blogspot.it/2014/03/tirreno-power-ogni-passo-avanti.html?q=porto+tolle , dell’Ilva di Taranto http://speziapolis.blogspot.it/2012/08/ilva-e-le-altre-come-si-fa-stabilire-la.html .
Sebbene si parli molto spesso esclusivamente di cancro, è bene sapere che molte delle patologie che noi consideriamo “normali” sono invece correlate con l’inquinamento ambientale. Tra queste le malattie cardiovascolari e respiratorie, che sono state proprio oggetto delle perizie epidemiologiche delle procure http://speziapolis.blogspot.it/2014/03/sequestro-tirrenopower-salute-e-perizia.html
C’è poi l’impatto dell’inquinamento sulla salute dei bambini, come noto più fragili perché organismi in formazione, che da quando ancora sono nel grembo materno assumono attraverso il cordone ombelicali gli inquinanti a cui sono esposte le loro madri.
“Arsenico, Diossine, Pb, Hg, Cd, Ni e numerosi altri elementi liberati nell’ambiente, anche a dosi incredibilmente basse, possono causare danni al sistema nervoso in via di accrescimento che si possono manifestare con turbe del carattere, ritardo mentale, turbe del linguaggio, riduzione della capacità scolastica, turbe della sfera emotiva (Lancet 2006;16;368:2167-78). L’esposizione agli inquinanti riduce infine il quoziente intellettivo dei bambini con un danno enorme: l’intelligenza dei bambini è il futuro della società. Già nel 2010 la copertina di Time titolava “In che modo i primi nove mesi (di vita intrauterina) condizionano il resto della tua vita”. Arsenico, mercurio, piombo, diossine e altre centinaia d’inquinanti hanno la capacità di modificare l’espressione genetica. Tale modifica può predisporre a una malattia cronica come il diabete, l’arteriosclerosi e il cancro, che può manifestarsi decine e decine di anni dopo ed essere trasmesso alle generazioni successive. Gli effetti delle nostre azioni di oggi ricadranno sui nostri nipoti e pronipoti.” http://speziapolis.blogspot.it/2013/03/carbone-nascere-ammalarsi-e-morire-nei.html
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Quando si dice che la vita media si è allungata, ci si scorda di dire anche che al contrario la vita media in salute si è andata progressivamente riducendo. L’Eurostat, ci dice che in Italia dal 2004 al 2009, in termini di speranza di vita sana alla nascita, le femmine hanno perso circa 9 anni e tutto il loro storico vantaggio rispetto ai maschi che, invece, hanno perso “solo” 4 anni. Nello stesso periodo, non più alla nascita, ma all’età di 65 anni, le donne italiane potevano attendersi una vita in salute di circa 7 anni (8 per gli uomini), contro i quasi 15 anni stimati per i migliori paesi europei (13.6 per gli uomini). http://speziapolis.blogspot.it/2012/10/ilva-salute-lavoro-giustizia-valerio.html?q=valerio+gennaro
Quando si parla di salute e stili di vita, ci si riferisce normalmente alla cattiva alimentazione e alla sedentarietà. Ma non bisogna scordare che il luogo in cui si vive e si lavora è parte del proprio stile di vita anche se spesso non può essere scelto. Quello del razzismo ambientale è un filone di studi e ricerche che rileva come alcune comunità stanno sopportando il peso di inquinamento più di altre, e tale onere si sta concentrando troppo spezzo sulle comunità di colore e quelle a basso reddito. http://speziapolis.blogspot.it/2014/08/il-razzismo-ambientale-negli-usa-la.html
L’inquinamento atmosferico provoca 400,000 morti premature ogni anno in Europa, con l’Italia che si piazza al primo posto, oltre a numerosi e gravi conseguenze sulla salute. La scorsa settimana, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato il suo database globale sull’ambiente urbano atmosferico che mostra che nella maggior parte delle città europee vengono superati i livelli di inquinamento atmosferico consigliati dall’OMS. Perché da anni l’OMS insiste nel dire che i limiti definiti dalle normative sono insufficienti a tutelare la salute pubblica. http://speziapolis.blogspot.it/2016/05/inquinamento-atmosferico-e-salute.html
Il cittadino può ritenersi tutelato? Sembra proprio di no … e tutto questo ha anche un forte impatto economico: la maggior ricchezza per le imprese – derivante dalla mancata adozione delle migliori tecnologie disponibili per la riduzione dell’inquinamento – si traduce nella riduzione delle tutele per il cittadino che oltre ad ammalarsi si confronta quotidianamente con un sistema sanitario allo sfascio. Bisogna però dire che tutto questo fa PIL e business per l’industria, anche quella farmaceutica e sanitaria – quella della diagnostica in primis.
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Chi si occupa di conflitti ambientali deve confrontarsi quotidianamente con le ASL e le ARPA, oltre che con il Ministero dell’ambiente e le pubbliche amministrazioni di ogni livello. Ciascuno di questi soggetti svolge ormai un ruolo meramente notarile, fondato per di più sulla fiducia riposta nella buona fede delle imprese.
I controllori – Arpa e Ispra – nella maggior parte dei casi certificano semplicemente le informazioni fornite dalle imprese. I rari controlli che vengono svolti sono concordati con le imprese le quali, anche quando non conformi, grazie a un atteggiamento sempre molto comprensivo vengono sollecitate a produrre nuove informazioni.. e così nei secoli dei secoli… Consideriamo che Enel alla Spezia ha ceduto nel 2009 ad Arpal la rete di monitoraggio della Qualità dell’Aria ma nel 2015 non ha ancora terminato la sua messa a punto: un caso? Quale monitoraggio facciamo?
Avrei numerosi casi da citare specifici della situazione della Spezia in relazione anche alla centrale a carbone ma ne cito uno solo, emblematico. L’ISS, chiamato a relazionare sull’impatto appunto della centrale con riferimento alle emissioni al camino, ha infine concluso che “i risultati del presente studio non rilevano nell’attività della CTE alimentata a carbone, almeno per quanto riguarda i macroinquinanti, un elemento di degrado della qualità ambientale capace di indurre rischi per la salute sui cittadini residenti alla Spezia. Secondo l’iss è la struttura stessa delle ricadute al suolo delle emissioni dal camino a garantire un interessamento molto limitato dell’area abitata”.
Con la seguente conclusione:
“Tutto ciò ovviamente non significa che la CTE non abbia effetti sulla salute all’infuori dei confini comunali”. “Ossidi di azoto e di zolfo, anidride carbonica, e composti organici volatili sono efficaci precursori di inquinanti secondari quali particolato fine ed ozono che agiscono nell’area vasta”. http://speziapolis.blogspot.it/2013/06/inquinamento-transfrontaliero-e.html
Si capisce bene che se questo è il livello – e parlo dell’ISS – non c’è VIS che tenga. In particolare poi se la VIS la fanno i soliti soggetti e/o con le solite modalità di coinvolgimento dei cittadini. Perché già la normativa dell’AIA stabilisce che i limiti delle emissioni e il rilascio dell’autorizzazione ad operare devono essere valutati in relazione alla specificità del sito. Ma si tratta tuttavia di una parte della norma che viene regolarmente disattesa, sebbene il direttore dell’ISPRA da me intervistato al proposito abbia confermato che le prescrizioni ambientali devono dirci se il processo industriale che si svolge all’interno di uno stabilimento è ambientalmente sostenibile e compatibile. Il che può anche portare a dire che certe lavorazioni non debbano essere effettuate quando è stato il momento di decidere di chiudere l’impianto a carbone e far funzionare solo il gas, il ministero ha dichiarato che si trattava di una decisione che esulava dai suoi poteri. http://speziapolis.blogspot.it/2013/08/ministero-dellambiente-terzieta-su.html?q=ispra+laporta
Questa è la situazione oggi in Italia e se pure sulla carta i comitati sono ammessi a partecipare ai procedimenti autorizzatori, l’asimmetria informativa e di potere e la difficoltà di accedere alle informazione è tale che alla fine le evidenze vengono ignorate:
1) anche quando con estrema fatica si mettono insieme le prove dell’insufficienza di dati ambientali e sanitari che possano supportare decisioni vitali per i cittadini,
2) quando anche le evidenze scientifiche dimostrano che a prescindere dal sito in cui è ubicata una centrale a carbone, ma a maggior ragione se questa si trova in città come il caso della centrale della Spezia o dell’Ilva a Taranto, il carbone è cancerogeno come lo smog nel suo insieme, come abbiamo visto.
Di cosa stiamo parlando? Quale partecipazione?
Da regione e regione ci sono diversi approcci alla comunicazione dei dati: in Toscana Arpat abbonda di informazioni – che non vuol dire che il territorio sia adeguatamente presidiato e controllato – ma ci si può agevolmente informare mentre in Liguria Arpal non ha neppure un proprio sito, se non per il meteo e per definizioni enciclopedicihe http://www.arpal.gov.it/homepage/aria.html
E allora ben venga l’epidemiologia popolare, di cui credo parleranno più approfonditamente le mamme no inceneritore con il loro bellissimo progetto di crowdfundingma il punto è che bisogna smettere di contare i morti stimati, reali o potenziali per stabilire che una produzione nociva non deve essere autorizzata, in particolare se si trova in contesti urbani, dove per contesti urbani intendiamo un raggio di oltre 50 kilometri, perché quello è l’ambito territoriale più impattato da una produzione nociva…
La transizione? Sono necessarie due transizioni: una transizione energetica e una transizione democratica e non si potrà avere la prima senza la seconda.
Nell’ultimo numero della rivista di medicina democratica , scaricabile gratuitamente dal sito c’è un intero dossier dedicato al carbone, al suo impatto sulla salute, alla gestione delle autorizzazioni con la storia delle 13 centrali ancora in funzione … comprende anche un articolo sui conflitti ambientali e sulla criminalizzazione degli attivisti e degli scienziati non allineati.
Il problema degli oligopoli e delle multinazionali è che questi hanno un peso economico spesso di n volte superiore a quello delle comunità che li ospitano nelle varie parti del pianeta e una conseguente capacità corruttiva… lo vediamo in Nigeria e in tutti i paesi africani e del sud america in cui si estrae petrolio, lo vediamo in Italia (tirreno Power, E Porto Tolle), lo vediamo in Colombia con le miniere di carbone, in Brasile con il minerale di ferro… Ma lo vediamo nelle nostre città dove, del tutto legalmente, le compensazioni economiche per l’impatto ambientale delle industrie servono a sistemare i bilanci dei comuni… e i dividendi e le tasse, quelli dello Stato.
Nel 2012 Jim Hansen, scienziato della Nasa ha detto: “
E’ per questa ragione che nascono le cooperative energetiche, citate anche dal papa nell’enciclica e a cui è attribuito proprio il ruolo di baluardo della democrazia “mentre l’ordine mondiale esistente si mostra impotente ad assumere responsabilità, l’istanza locale può fare la differenza” scrive il Papa, “Poiché il diritto, a volte, si dimostra insufficiente a causa della corruzione, si richiede una decisione politica sotto la pressione della popolazione. La società, attraverso organismi non governativi e associazioni intermedie, deve obbligare i governi a sviluppare normative, procedure e controlli più rigorosi. Se i cittadini non controllano il potere politico – nazionale, regionale e municipale – neppure è possibile un contrasto dei danni ambientali.” http://speziapolis.blogspot.it/2015/07/laudatosi-le-cooperative-elettriche-la.html
E’ una questione di democrazia energetica: come per il cibo e per l’acqua, anche l’energia deve rientrare tra i beni comuni, sotto il controllo diretto dei cittadini. E come dice il Papa e come dice Jim Hansen: ce ne dobbiamo occupare noi. Non ci sono diritti senza doveri.
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Retenergie nasce nel 2008 da un’associazione che si costituisce per aiutare un socio a realizzare l’impianto fotovoltaico sul tetto della propria azienda agricola: gli interessi e il capitale investito dai componenti del gruppo saranno ripagati con il risparmio conseguito e gli incentivi fiscali.
Dal 2009 Retenergie realizza 9 impianti fotovoltaici, ubicati su scuole, edifici pubblici e aziende agricole. Gli impianti sono finanziati grazie al capitale e al prestito sociale conferito da quasi mille soci che a oggi hanno versato oltre 1milione e seicentomila euro. Uno degli scopi statutari della cooperativa consiste nella chiusura del ciclo produzione e consumo: oggi i soci di retenergie acquistano l’energia dei propri impianti da una seconda cooperativa che si chiama ènostra di cui retenergie è socio fondatore.
La cooperativa ha soci e impianti sull’intero territorio nazionale e sta attualmente raccogliendo capitale per la realizzazione di un impianto eolico in Sardegna e un progetto di efficienza energetica a Vicenza.
Questa, secondo noi, è democrazia energetica e si può ottenere solo con la partecipazione attiva dei cittadini, in questo caso i soci, che si fanno carico collettivamente della produzione di energia rinnovabile e sostenibile (non sono ammessi impianti a terra). Come per il cibo – dove si sono costituiti i GAS, che acquistano direttamente dal contadino controllando la filiera – con l’energia possiamo ora acquistare energia di cui conosciamo l’origine. E tuttavia, se non contribuiamo alla produzione di quella stessa energia che vogliamo acquistare, quell’energia non sarà disponibile.
Il prossimo obiettivo di Retenergie è la costruzione di comunità energetiche che condividano la loro energia in una rete locale che possa bilanciare consumi e produzione, riducendo gli sprechi e mantenendo per la comunità eventuali vantaggi o benefici economici. www.retenergie.it