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Fiamo: «Morta di melanoma, l’omeopatia non c’entra»

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La Federazione Italiana Associazioni e Medici Omeopati interviene sul caso della donna di 53 anni morta per un melanoma e per il cui caso è indagata un medico di base.
«In relazione al recente fatto di cronaca che vede coinvolta una dottoressa, medico di medicina generale e omeopata, che avrebbe distolto una paziente da trattamenti necessari per la cura di un melanoma, rifacendosi alle teorie del dott. Hamer, la FIAMO intende chiarire che:
 – Il medico omeopata, in quanto laureato ed abilitato all’esercizio professionale della medicina, è tenuto ad agire, secondo scienza e coscienza, nel solo interesse della salute del paziente che a lui si rivolge. Deve pertanto formulare una diagnosi, emettere una prognosi ed impostare una terapia mirata, facendo ricorso a tutti gli strumenti di cura a sua disposizione
– Le teorie del dott. Hamer, nel cui merito non entriamo, non hanno nulla a che vedere con la medicina omeopatica
 – Spetta alla magistratura accertare eventuali responsabilità in quanto le informazioni fornite dai vari media non aiutano a chiarire la reale dinamica dei fatti. Se, da un lato, l’unica cosa certa è l’esito infausto della presa in carico, dall’altro si parla di un periodo di terapia di undici anni, difficile da conciliare con una diagnosi di tale gravità.
 – Mettere sotto accusa l’omeopatia per un simile fatto ha lo stesso senso che avrebbe il colpevolizzare la medicina generale, entrambe competenze della dottoressa. Al di là dell’accertamento dei fatti, il problema è l’uso che si fa delle proprie conoscenze e competenze».

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