Il comitato per fermare le trivelle ha consegnato una lettera aperta al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e risponde al ministro Galletti: «E’ democratico liquidare il referendum con un’astensione?» chiedono dal comitato.
Il Comitato del Referendum 17 aprile “Vota SI per fermare le Trivelle” che racchiude tutte le associazioni ambientaliste, i comitati locali e della società civile, consegna una lettera aperta a Renzi e risponde al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti «che ha espresso pubblicamente l’intenzione di votare NO al Referendum del 17 aprile sulle trivelle e auspica l’astensione definendo un pericolo il raggiungimento del quorum».
La lettera aperta è stata consegnata al segretario del PD Matteo Renzi, chiedendo un confronto pubblico sull’imminente Referendum popolare sulle trivelle del 17 aprile. «Il Comitato VOTA SI’ chiede al segretario del Partito Democratico un confronto pubblico e trasparente per discutere della norma oggetto del Referendum che permetteallecompagnie del petrolio e del gas di godere di concessioni della durata illimitata entro le 12 miglia marine. Chiede inoltre che il PD cambi l’orientamento al voto sinora espresso – spiegano dal comitato – Noi siamo pronti, ci faccia sapere giorno, ora e luogo del confronto. Nel frattempo,
affermi pubblicamente e solennemente che andare al voto il 17 aprile è importante per la democrazia del nostro paese. Non si astenga dal futuro, signor segretario. Dica sì. Un “postino” ha consegnato al Nazareno una lettera di grandi dimensioni che rappresenta simbolicamente la volontà di tutto il Comitato nazionale,
delle centinaia di forze sociali che ne fanno parte, delle Associazioni, dei Comitati territoriali e di Enti Locali che da anni sono impegnati a far avanzare nel nostro paese scelte ambientali ed energetiche innovative, fatte di risparmio, efficienza, rinnovabili. Il suo invito al popolo italiano di disertare le urne ci sconcerta, fatto ancor più grave considerato che lei ricopre la doppia veste di Capo del Governo e di Segretario del maggiore partito italiano. Far fallire la consultazione popolare è un obiettivo che Lei sembra stia perseguendo con ostinazione. L’utilità dell’andare al voto sul quesito referendario del 17 aprile è stata stabilita prima dall’Ufficio Centrale per i referendum della Corte di Cassazione e poi dalla Corte Costituzionale, con Sentenza 17/2016. Entrambi hanno ritenuto l’emendamento governativo, approvato dal Parlamento, sulla durata di vita utile del giacimento, una elusione di fatto, ex lege, del termine naturale delle concessioni stabilite dal diritto dell’Unione Europea. Dunque, il referendum è utile e giusto. Lo hanno deciso le Istituzioni poste a garanzia della nostra Carta Costituzionale. Crediamo che il popolo italiano meriti un confronto leale e trasparente. Procedere con urgenza verso la decarbonizzazione dell’economia è l’impegno sottoscritto da Renzi per conto dei cittadini italiani, insieme a 195 Paesi di tutto il mondo lo scorso dicembre alla Conferenza sui cambiamenti climatici di Parigi. Abbattere le emissioni di gas serra, quindi superare l’uso delle fonti fossili, è un obiettivo da perseguire con tenacia e coerenza per limitare l’incremento della temperatura media globale a 1,5 gradi centigradi. Una grande occasione per innovare il nostro sistema produttivo e dei servizi e creare occupazione duratura. Il Referendum sia uno stimolo per il Governo italiano,vista l’assenza di strumenti e piani innovativi governativi in favore dell’efficienza e del risparmio energetico e delle fonti rinnovabili.
Il messaggio inviato a Renzi chiama il Premier ad avere coraggio nel perseguire la vera innovazione che già in larga parte del mondo sta abbandonando le fonti fossili per un modello di sviluppo economico, sociale, occupazionale che cresce insieme alla salvaguardia ambientale. Nel gennaio 2015 Renzi aveva lanciato l’idea di un Green Act, una grande innovazione normativa in materia ambientale che trattasse di energia, clima, sostenibilità, biodiversità, del quale tuttavia stiamo ancora attendendo di conoscere i contenuti. Sono temi da rimandare ‘senza limiti di tempo’ così come il Premier ha fatto con le concessioni fatte ai petrolieri? E’ democratico liquidare il referendum
con un’astensione?».
Poi la risposta a Galletti.
«Rivolgendosi a chi sostiene il Referendum il Ministro dell’Ambiente ha parlato di una “consultazione ideologica” e di voler discutere di trivellazioni su un piano scientifico e di opportunità rispetto al dato occupazionale. Accogliamo volentieri l’invito del Ministro Galletti e ricordiamo che si intende abrogare una norma che è stata introdotta dal governo il 1 gennaio di quest’anno con l’ultima Legge di Stabilità. Fino al 31 dicembre 2015 le concessioni avevano durata massima di 30 anni. Anche per questa ragione
risulta incomprensibile come una vittoria del sì possa causare la perdita anche di un solo posto di lavoro» spiega il comitato.
«Il referendum del 17 aprile sulle trivelle in mare vuole infatti abrogare la norma per cui le compagnie che dispongono di titoli abilitativi per estrarre idrocarburi possono sfruttare i giacimenti “sine die” e non alla scadenza dei contratti, entro le 12 miglia dalle coste italiane, praticamente sotto costa» scrive il Comitato referendario. «Il Ministro ha citato la Norvegia tra i Paesi che in Europa sono più favorevoli alle fonti fossili. Il dato è facilmente smentibile, perchè se è vero che il paese scandinavo ha basato in passato la sua ricchezza su petrolio e gas, oggi sta modificando il modello energetico, incentivando forme di economia “green”. Ne è la riprova il fatto che anche a causa del crollo del greggio, l’amministrazione di Oslo ha deciso di disinvestire, intervenendo sul proprio fondo pensione, dotato di circa 10 miliardi di euro di risorse, da tutte le società attive nel settore dei combustibili fossili, cioè carbone, petrolio e gas. Obiettivi principali: fissare un profilo d’investimento più etico e sostenibile nonché ridurre l’inquinamento e contrastare i cambiamenti climatici».
«A questo proposito – prosegue la nota del Comitato del Referendum 17 aprile Vota SI per fermare le Trivelle – ricordiamo al Ministro Galletti le sue parole e l’impegno preso alla Conferenza del Clima di Parigi di pochi mesi fa durante la quale asseriva la ‘…ferma determinazione collettiva di raccogliere la sfida che abbiamo di fronte e avviare un processo serio di decarbonizzazione delle nostre economie’. Chiediamo al Ministro Galletti come il Governo italiano intenda rispettare l’impegno preso di contenere l’aumento del clima di soli 2 gradi centigradi con l’incremento delle trivellazioni e di una strategia basata sulle fonti fossili. Il Comitato precisa inoltre che la norma attualmente in vigore consente di costruire nuove piattaforme, in quanto il divieto riguarda solo il rilascio di nuovi permessi e concessioni per cercare ed estrarre idrocarburi entro le dodici miglia marine. La norma fa dunque salvi i “titoli abilitativi già rilasciati” e nell’ambito dei titoli già rilasciati è sempre possibile costruire nuove piattaforme. Il Ministro dell’Ambiente afferma che non ci sono “dati scientifici che provano che le trivelle fanno male alla costa”. Per questo rimandiamo al rapporto di Greenpeace Italia in cui per la prima volta, vengono resi pubblici i dati ministeriali relativi all’inquinamento generato da oltre trenta trivelle operanti nei nostri mari. Le concentrazioni di queste sostanze inquinanti sono, in oltre il 70% dei casi, oltre i limiti di legge. I dati mostrano una grave contaminazione da idrocarburi policiclici aromatici e metalli pesanti. Molte di queste sostanze sono peraltro in grado di risalire la catena alimentare fino a raggiungere gli esseri umani. Il Comitato nazionale “Vota SI’ per fermare le trivelle” unisce le forze di tutte le organizzazioni sociali e produttive affinché la Campagna referendaria diventi l’occasione per mettere al centro del dibattito pubblico le scelte energetiche strategiche che dovrà fare il nostro Paese, per un’economia più giusta e innovativa».