“La terra degli orsi”, primo docu-film wildlife girato in 3d: un messaggio sull’importanza di preservare gli equilibri naturali in cui tutte le specie sono connesse.
È uscito in Italia “La terra degli Orsi”, il primo documentario wildlife girato in 3D, diretto da Guillaume Vincent, con la voce narrante di Flavio Insinna.
Il documentario è stato girato in uno scenario unico, tra le nevi e i vulcani fumanti della Kamchatka, riserva naturale protetta dall’UNESCO, con speciali tecniche di ripresa che consentono di “vivere” la vita degli orsi, protagonisti insieme ai salmoni, di una terra ostile, dalla inconsapevole bellezza.
Prodotto da Les Films en Vrac con Orange Studio, Nature Pictures (Axone Invest) e con Cameron Pace Group, società fondata da James Cameron e Vince Pace per la realizzazione di effetti speciali d’ultima generazione, (all’origine del successo di Avatar e di altri capolavori hollywoodiani), il film è distribuito in Italia da Lilium Distribution e Dnc Entertainment.
«“La terra degli orsi” non è solo un documentario sulla vita degli orsi della Kamchakta – spiega la Lav – ma un film sulla potenza e la perfezione della natura. Nel corso del viaggio verso il lago Kuril si assiste alla vita degli orsi, mamme con i cuccioli, giovani adulti ed orsetti orfani costretti a rubare il cibo ad orsi più piccoli, per sopravvivere. Ognuno di loro lotta per la propria sopravvivenza. E’ quanto accade anche agli orsi che vivono nelle Province di Trento e Bolzano. Oltre alle naturali difficoltà di sopravvivenza nell’ambiente naturale, gli orsi di casa nostra sono costretti a subire anche l’invadenza dell’uomo nei loro territori. Un’invasione che non rispetta affatto le loro vite ed i loro ritmi, al punto che i normali comportamenti di una mamma orsa che difende i suoi cuccioli, vengono codificati dal Presidente della Provincia di Trento Ugo Rossi, quali comportamenti da “orso pericoloso”. Un orso quindi, che potrebbe essere ucciso in qualsiasi momento. Ucciso per essersi comportato come un normalissimo orso. E dove non arrivano le uccisioni disposte dalle Amministrazioni locali, ci pensa la mano di qualche bracconiere che, come accaduto pochi giorni fa, determina la morte di un orso appena uscito dal letargo, molto probabilmente rimasto avvelenato da esche killer. A differenza di quanto avviene nel nostro Paese, dove spesso l’uomo interferisce prepotentemente con gli equilibri naturali, il film mostra come i cicli di vita di specie diverse siano connessi e quanto la sopravvivenza di una specie sia strettamente legata a quella delle altre. Un documentario potente, che ci ricorda l’importanza di ogni specie presente in natura e dell’equilibrio naturale di cui gli umani sono parte integrante. Ci auguriamo che un film come questo possa dare speranza, fungendo al contempo da spunto di riflessione. Siamo tutti connessi e se una sola delle parti coinvolte nel ciclo della vita viene a mancare, qualcun altro presto o tardi ne subir le conseguenze. Un impegno costante verso la conservazione di luoghi delicati è doveroso e indispensabile e il film “La terra degli orsi” ce lo ricorda, lanciando il suo messaggio attraverso la potenza e la perfezione della natura».