La ong Facing Finance ha reso noti i contenuti del suo rapporto Dirty Profits 4: aziende e banche sono lontane da standard sociali ed ecologici, popolazione e ambiente continuano a subire ingenti danni, i lavoratori vengono sfruttati, la direzione imposta all’ambiente e al clima sembra precipitare velocemente verso la rovina, la corruzione dilaga.
Solo qualche giorno prima del World Day Social Justice, tenutosi negli Stati Uniti lo scorso 20 febbraio, l’organizzazione non governativa
Facing Finance ha reso noti i contenuti del suo ultimo rapporto, Dirty Profits 4 (
scaricabile nella versione integrale dall’allegato Pdf). Il rapporto presentato a Monaco il 16 febbraio dalla ONG tedesca evidenzia come gli impegni volontari assunti da aziende e banche non riescano a prevenire la violazione degli standard e delle normative internazionali sociali ed ecologiche: popolazione e ambiente continuano a subire ingenti danni. Il quadro tratteggiato è preoccupante, i lavoratori vengono sfruttati, la direzione imposta all’ambiente e al clima sembra precipitare velocemente verso la rovina, la corruzione dilaga.
Ma veniamo ai dettagli. Dirty Profits 4 prende in esame 20 grandi aziende attive a livello globale e le loro relazioni con 12 banche capaci di offrire ingenti finanziamenti. I frutti del lavoro di 17 ricercatori provenienti da 10 paesi diversi parlano chiaro: l’analisi di circa 50 casi tra violazione dei diritti umani, sfruttamento del lavoro, rovina dell’ambiente e del clima e corruzione sono il risultato del rapporto intrattenuto da aziende come ExxonMobil, Zara, Nestlé, HeidelbergCement e Sanofi con istituti finanziari quali Deutsche Bank e Allianz, tra gli altri. Le 20 società finite nel mirino di Facing Finance hanno un fatturato complessivo di oltre 1000 miliardi di euro, con un utile di oltre 83 miliardi di euro. Il fatto che l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) riporti ben 8 denunce contro le suddette aziende non inverte la tendenza, sono troppe le mancanze negli impegni volontari assunti da multinazionali e istituti di credito.
Dirty Profits 4 si concentra quindi sul versante dei diritti umani, oltre che sul versante relativo alla salvaguardia dell’ambiente e del clima: sono 18 le aziende coinvolte in almeno un caso di violazione dei diritti umani; 13 le aziende che non rispettano i parametri di tutela dell’ambiente e del clima, e che anzi contribuiscono all’inquinamento; 10 le aziende che non considerano i diritti dei propri lavoratori e 6 le aziende accusate di corruzione. Thomas Küchenmeister, presidente del Facing Finance, sostiene che “Non possiamo permettere alle banche e alle aziende di autoregolamentarsi a porte chiuse riguardo a questioni importanti come i diritti umani e l’ambiente”.
E quando Dirty Profits 4 si focalizza sulle banche, ne risulta per esempio che alcune di esse hanno investito qualcosa come 55 miliardi di euro a favore di ExxonMobil, che è, a oggi, responsabile dell’emissione di 47 miliardi di tonnellate di anidride carbonica. Sono 5 invece le banche (e tra queste HSBC, Deutsche Bank e Vanguard) che hanno forti legami economici con tutte e 20 le aziende esaminate.
Nel 2012 lo United Nations Human Rights Council (UNHRC) ha steso il Guiding Principles of Business and Human Rights, per prevenire la violazione dei diritti umani e per risanarne gli eventuali effetti. Ma solo 6 delle 20 aziende e 3 delle 12 banche fanno oggi riferimento sui propri siti internet ai principi guida dell’UNHRC. Inoltre, sempre a detta di Thomas Küchenmeister, metà delle stesse banche non è disposta a seguire i principi dello UN Global Compact e solo 5 di esse applicano gli Equator Principles, un insieme di normative atte a gestire le questioni sociali e ambientali correlate al finanziamento di progetti in tutti i settori industriali. Nello specifico, gli Equator Principles invitano gli istituti finanziari a escludere dai loro investimenti tutte le aziende che:
– non rispettano i diritti umani e del lavoro;
– contribuiscono al disastro ambientale;
– traggono profitto da e incoraggiano la corruzione;
– producono armi non convenzionali;
– svolgono attività commerciali in violazione del diritto internazionale o investono in zone di conflitto.
Le stesse banche dovrebbero inoltre istituire un sistema di reclamo accessibile ed efficace e farne un punto di riferimento per tutti gli individui e le intere comunità che sentono d’esser sati danneggiati; dovrebbero sensibilmente migliorare la trasparenza in termini di impatto sociale e ambientale della loro attività e dei loro investimenti: così come le banche, anche le aziende dovrebbero obbligatoriamente segnalare in che misura le preoccupazioni dell’Environmental, social and corporate governance (ESG) vengono prese in considerazione nel processo decisionale, e quali ne sono gli effetti.
In conclusione, nelle idee del Facing Finance il governo tedesco dovrebbe trasporre nell’apparato delle proprie leggi la direttiva europea (2014/95/EU) per il Non-Financial Reporting (rendicontazione delle informazioni non finanziarie) e dovrebbe applicare l’obbligo di informativa non solamente alle major e alle aziende prese in esame dal Dirty Profits 4, garantendo in definitiva che l’attuazione dello UN Guiding Principles on Business and Human Rights tenga conto delle grandi responsabilità del settore finanziario nelle sorti dell’intero pianeta Terra.