Per chi ancora fosse convinto che le occupazioni sono la scusa per appropriarsi di beni ad opera di scansafatiche, perditempo, poco di buono, illusi idealisti, reietti, drogati e simili, è giunta l’ora di ricredersi.
Di fronte ai risultati ottenuti a Mondeggi, la fattoria senza padroni, dopo un anno e mezzo di occupazione, i pregiudizi restano sulla bocca solo di chi non vuol guardare. Contadini, agronomi, giovani, anziani, studenti, disoccupati, muratori, militanti, credenti, atei, viaggiatori, avvocati, baristi, artigiani e artisti e chi più ne ha più ne metta. Il popolo di Mondeggi è trasversale e non ci vuole molto a capire perché.
La fattoria di Mondeggi, situata nel comune di Bagno a Ripoli, a sud di Firenze, ospita un presidio di custodi popolare dall’estate del 2014, a seguito della costituzione di un comitato cittadino che dal 2012 discuteva sulla necessità di bloccare l’alienazione delle terre pubbliche voluta dal Governo Monti.
Il fallimento della gestione della proprietà di Mondeggi da parte dell’ente pubblico, ha portato all’accumulo di un debito di oltre di un milione di euro da parte della S.R.L. che ha come socio unico la Provincia di Firenze (adesso Città Metropolitana), proprietaria dell’area. La messa in liquidazione della S.R.L. ha provocato l’abbandono e il progressivo degrado dei circa 200 ettari della fattoria, delle case coloniche e della villa monumentale lì presenti.
Il comitato “Verso Mondeggi Bene Comune – Fattoria senza Padroni” ha provato a teorizzare e a mettere in pratica una possibile soluzione alla vendita del bene pubblico, credendo nella forza della comunità territoriale e mirando al recupero agricolo e alla funzionalità sociale e culturale della tenuta, tramite le pratiche dell’agricoltura contadina, biologica, di piccola scala, di filiera corta, con particolare attenzione al mantenimento della biodiversità e del paesaggio.
Dopo aver cercato il dialogo con le istituzioni e tentato di trovare un margine per la fattibilità di un progetto concordato di rinascita di Mondeggi, di fronte alla pesantezza della macchina istituzionale e ad opposizioni più politiche che pratiche, un gruppo di occupanti ha dato il via al presidio di Cuculia, l’ex centro dell’azienda agricola. Dopo un primo momento di insediamento, ripulitura, ristrutturazione e organizzazione del presidio, abitanti e membri del comitato hanno allargato la loro azione, piantando più di 400 alberi da frutto, coltivando orti, piante aromatiche, allevando polli, capre, pecore, cavalli e api. Oltre a questo, il grano è stato seminato, raccolto e impastato a mano con acqua e lievito madre. Adesso la realtà sa di pane, di casa, di concretezza e semplicità.
Ad oggi, è attivo il progetto Mo.Ta – Mondeggi Terreni Autogestiti che nasce nel novembre del 2014, dopo l’insediamento del presidio permanente a Cuculia. Lo scopo del progetto è continuare a moltiplicare le relazioni tra il comitato Mondeggi Bene Comune (MBC) e la popolazione locale che inizialmente vedeva il presidio con diffidenza. Nella Carta dei Principi e degli Intenti di Mondeggi Bene Comune, infatti si legge: “dedicare parcelle di seminativo ad orti sociali e condivisi, assegnati dalle assemblee a gruppi di famiglie o singoli che vogliano dedicarsi all’autoproduzione di almeno una parte del proprio fabbisogno alimentare”. E così è stato: alla popolazione locale è stato proposto di gestire, mantenere e godere dei frutti di un lotto di terreno di Mondeggi con la sola clausola di aderire ai principi dell’agricoltura naturale e con assoluto divieto di speculazione economica. Oggi più di 200 persone conducono collettivamente 1500 olivi e 20 orti familiari. Gli aderenti al progetto, attraverso il lavoro, il confronto, le assemblee di gestione, hanno ricreato una comunità che diventa palese durante le feste di fine raccolto, come era solito avvenire nelle campagne fino a qualche decennio fa, caricando di significato la definizione di Bene Comune.
Una novità per il 2016: prende il via la Scuola Contadina “libera, gratuita, autogestita”. Nove corsi che vanno dalla gestione di un orto familiare alla potatura, dall’apicoltura alla raccolta di erbe spontanee, alla panificazione. Un’occasione unica, alla portata di tutti, per imparare, condividere e diffondere una cultura ecologica della gestione del territorio, degli animali e per riscoprire quante cose possiamo procurarci in autonomia, senza dover ricorrere alla grande distribuzione (vedi locandina nella galleria delle immagini).
Parallelamente alla Scuola Contadina, è presente anche il “gruppo di autoformazione” di metodi assembleari partecipativi. Fino ad oggi, l’azione dei presidianti e del comitato ha dimostrato di avere in sé il seme della rivoluzione. Non quella violenta e distruttiva ma quella culturale, in cui il modo di pensare si trasforma, dove la collettività si da una nuova forma per esprimere concretamente i propri ideali. Il gruppo di autoformazione è in un percorso di sperimentazione e di apprendimento di nuove metodologie di comunicazione e di gestione delle assemblee, applicabile anche al vivere quotidiano. Studiare insieme strade alternative per la risoluzione delle sfide che un tale progetto pone davanti, è un modo genuino per rendere sempre più partecipativo e fluido il passaggio dall’ideale/sogno alla concreta realtà.