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Funghi espresso: la campagna di crowdfunding

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Un container per ampliare il raggio di azione di Funghi Espresso, la giovane e innovativa startup toscana che produce funghi freschi riutilizzando i fondi di caffè del bar
Coltivare funghi freschi riutilizzando i fondi di caffè provenienti dai bar. Il sogno di Antonio e Vincenzo è diventato realtà concreta, esempio di quell’economia circolare di cui tanto abbiamo bisogno, soprattutto quando è legata al cibo. Grazie a una nuova campagna di Crowdfunding, e al contributo di tutti i donatori, adesso il prossimo passo sarà la realizzazione del primo prototipo di container. Come spiegano i due giovani imprenditori “il container è proprio quello che ci serve per dare ulteriore sviluppo a questo sogno”.
Per chi ancora non la conoscesse Funghi Espresso è una startup agricola che coltiva funghi freschi in modo sostenibile e naturale, utilizzando il fondo di caffè proveniente dai bar come substrato per la coltivazione.Il modello è ispirato alla Blue Economy, dove gli scarti di un ciclo produttivo sono riutilizzati in altri cicli produttivi, in un effetto chiamato a “cascata”. In questa teoria i sistemi produttivi non sono visti in maniera distinta e separata gli uni dagli altri, ma in modo integrato: gli scarti provenienti da un ciclo produttivo possono essere recuperati o riciclati in un altro ciclo produttivo per generare nuova energia, nuova ricchezza e nuovi posti di lavoro. Nel sistema Funghi Espresso non esistono rifiuti ma risorse. Infatti, il substrato una volta finita la coltivazione diventa un ottimo concime organico per l’agricoltura, chiudendo così il ciclo del caffè!
Il container potrà contenere in verticale una grande quantità di substrato coltivabile, proteggerà la coltivazione dalle contaminazioni e permettera di regolare ottimamente l’ambiente di coltivazione.
All’interno del container saranno istallati sensori per il controllo dell’umidità, della temperatura e dell’anidride carbonica (CO2); il tutto sarà collegato ad un software (Arduino) che ci permetterà di regolare il condizionamento dell’aria, l’accensione delle ventole e dell’impianto di nebulizzazione dell’acqua.
Per sfruttare al meglio lo spazio in verticale saranno realizzati dei carrelli su misura, che consentiranno di movimentare il substrato dalla cella d’incubazione (al buio) alla cella di fruttificazione (alla luce).
Come verranno utilizzati i fondi?
I fondi raccolti grazie alla campagna di crowdfunding, saranno utilizzati per la progettazione e la realizzazione del primo prototipo di container.
“Il primo importante lavoro” spiegano Antonio e Vincenzo “sarà quello di coibentare il nostro container marittimo, sia le pareti con dei pannelli isolanti, che il tetto, con una copertura verde (composta da un sottile strato di terreno sul quale semineremo un prato) per diminuire l’impatto del sole durante i periodi caldi”.
Per quanto riguarda il controllo dei parametri ambientali, all’interno del container saranno istallati sensori per il controllo dell’umidità, della temperatura e dell’anidride carbonica (CO2); il tutto sarà collegato ad un software (Arduino) che ci permetterà di regolare il condizionamento dell’aria, l’accensione delle ventole e dell’impianto di nebulizzazione dell’acqua.
Per sfruttare al meglio lo spazio in verticale saranno realizzati dei carrelli su misura, che consentiranno di movimentare il substrato dalla cella d’incubazione (al buio) alla cella di fruttificazione (alla luce).
Il percorso che ha portato alla creazione di Funghi Espresso inizia nel 2013, quando Rossano Ercolini, coordinatore del Centro di Ricerca Rifiuti Zero del comune di Capannori e vincitore Premio Goldman Prize 2013, apre il caso studio sul riutilizzo del fondo di caffè in agricoltura, presentato all’interno dello showroom Il gusto di un caffè sostenibile.
Antonio Di Giovanni (agronomo membro del team di Ercolini), realizza il progetto pilota di educazione ambientale Dal caffè alle proteine, che ha visto la partecipazione di circa 200 alunni dell’Istituto comprensivo Ilio Micheloni alla coltivazione di funghi (Pleurotus Ostreatus) utilizzando come substrato proprio il fondo di caffè.
In seguito a questa sperimentazione, Antonio incontra un giovane architetto campano, Vincenzo Sangiovanni, anche lui appassionato di sostenibilità ambitale e interessato ai metodi di riutilizzo degli scarti organici.
Nel marzo 2014, grazie all’incontro con il sig. Tomohiro Sato, imprenditore giapponese, Antonio e Vincenzo fondano Funghi Espresso e inaugurano nel 2015 la prima sede produttiva nel comune di Capannori (Lu).
Nell’aprile del 2014 Funghi Espresso riceve il suo primo riconoscimento come “Miglior progetto di qualità” all’interno dell’Incubatore Universitario Fiorentino (Impresa Campus Unifi).
Nel giugno dello stesso anno, Funghi Espresso è stata premiata come startup innovativa, all’interno del “Tour delle buone pratiche a Rifiuti Zero” organizzato dal Centro di ricerca Rifiuti Zero del comune di Capannori e dall’associazione Zero Waste Italy.
Il 28 ottobre 2014, Funghi Espresso è stata premiata dalla Regione Toscana come migliore buona pratica, nell’ambito del concorso di idee, “Call for ideas Toscana” in relazione al tema Expo 2015. Il riconoscimento è stato consegnato in occasione dei duecento giorni da Expo 2015.
Funghi Espresso è stata selezionata dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF), tra le 25 startup agricole più innovative in Italia.
Per informazioni e per finanziarie la campagna vai su campagna crowdfunding Funghi Espresso

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