Giovani italiani: ottimisti ma poco flessibili!
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Secondo l’indagine « 2016 Deloitte Millennial Survey» che delinea uno scenario evolutivo nella odierna ricerca del lavoro ci distinguiamo per alcuni importanti aspetti, mentre restiamo indietro su molti altri.
L’indagine prende in considerazione le opinioni di quasi 7700 giovani di ben 29 paesi. Sono i cosiddetti millennials, nati dopo il 1982, con un diploma alle spalle, che si sono affacciati nel mondo del lavoro prevalentemente in grandi aziende del settore privato.
Molti di essi sono già con un piede sull’uscio, pronti ad andarsene da qui al 2020, perché insoddisfatti della propria posizione.
In linea con i difficili tempi che viviamo chi oggi sta cercando lavoro è consapevole che le prima virtù da sviluppare è la flessibilità, in linea con l’inevitabile precarietà che si prospetta oggi e ancor più nel prossimo futuro.
Però i nuovi giovani sembrano consapevoli di voler cercare un equilibrio tra un buon lavoro e una generale qualità della vita.
Quello che emerge da questo quadro però è che i giovani “millenial” italiani, la generazione nata negli anni 80/90, sono piuttosto restii a fare scelte innovative e coraggiose rispetto alle generazioni precedenti. Gli italiani siano meno propensi a cambiare azienda, i valori personali inoltre influiscono meno nelle scelte professionali, se paragonati alla media internazionale.
Se poi guardiamo all’eta in cui vengono effettuate scelte importanti vediamo che solo il 39% dei giovani rifiuta un incarico rispetto al 61% dei senior e che i valori personali sono essenziali solo nel 49% dei giovani rispetto al 64% dei senior.
Ma sorprendentemente c’è un ambito in cui gli italiani fanno da padrone: quello dell’ottimismo. Gil italiani sono i più ottimisti, seguiti da Argentina, Spagna e Belgio. In generale però la capacità di pensarsi nel futuro non è molto ampia, soprattutto nei paesi emergenti.
La spiegazione secondo i ricercatori sta nel fatto che questa generazione è arrivata alla carriera proprio nel momento della recessione globale, e ha dovuto fare i conti con la crisi e la disillusione.