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Il Polso Farfalla

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“Volava allegramente; era felice di essere una farfalla. Non sapeva di essere Chuang Tse. All’improvviso si svegliò. Era Chuang Tse ed era stupito di esserlo. Non gli era più possibile sapere se fosse stato Chuang Tse a sognare di essere una farfalla o una farfalla a sognare di essere Chuang Tse. “
 Chuag Tse, filosofo cinese, IV secolo. A.C.
seminario

“IL POLSO FARFALLA E I 32 SENSI DELL’ANIMA”

Castenuovo Berardenga, Siena
20 – 22 maggio 2016
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La vita è movimento. L’unica costante è il cambiamento, perciò chi rimane immobile non si evolve e muore. Il corpo organico vive in media 75 anni; per via delle sue limitazioni, gli esseri umani non riescono a capire che l’universo è un film e non una foto. Prendendo in considerazione i nostri limiti causati dalla vita nella materia e nel continuum dello spazio-tempo, riusciamo ad intuire che c’è di più. Non sempre lo dice il nostro cervello; solitamente arriva una certezza che sembra provenire dalla pancia o dal petto.
L’universo ha un suo polso. Secondo alcune teorie, come l’ipotesi dell’universo oscillante proposta dal matematico statunitense Richard Chase Tolman (1881-1948), il ciclo inizia con un Big Bang: una grande “esplosione” dopo la quale le particelle di materia iniziano ad allontanarsi l’una dall’altra molto rapidamente, come un palloncino che viene gonfiato. Arrivata a un certo punto, l’espansione collassa, si ferma e comincia a rientrare fino a uno stato simile a quello iniziale e si risolve nel processo inverso chiamato Big Crunch.
Tuttavia, il ciclo è destinato a rinnovarsi con un nuovo Big Bang, che sarà seguito da un altro Big Crunch e così via. Chiaramente, si tratta di un battito: il battito dell’universo. Esso ha la sua analogia con il cuore del corpo umano, che con il suo battito o polso sostiene la vita.
Tutti i polsi hanno una loro origine; il dibattito sull’origine dell’Universo è una questione che toglie il sonno a filosofi e persone di Fede da tempi immemori. Tuttavia, non dovrebbe essere di minor interesse la discussione sul polso che governa l’Essere Umano, perché è precisamente dalla sua origine vitale che dipendono le decisioni e le azioni dell’Uomo.
Gli Esseri Umani sono tripartiti, così come lo è il resto dell’universo. Le tradizioni lo intuiscono; nel simbolismo della mitologia, della religione e del misticismo, il numero tre è il numero sacro per eccellenza che rappresenta la creazione e la totalità. L’Ermetismo parla della triade Uomo, Dio, Cosmo; i cattolici credono nella Santissima Trinità; l’Induismo confida in Braman (il creatore), Vishnu (il conservatore) e Shiva (il distruttore); il Buddhismo Mahayana ha la dottrina della trikaya (o triplice corpo del Buddha). Aristotele comprendeva l’inizio, la metà e la fine, mentre il teologo tedesco Friedrich Heiler cataloga le triadi: divina (Giove-Marte-Quirino), metafisica (Sat-Cit-Ananda), antropologica e psicologica (corpo-anima-spirito; memoria, consapevolezza, volontà), cosmologica (cielo terra-inferno), cronologica (le tre fasi della storia in J. de Fiore), etica (purificazione-illuminazione-unzione), liturgica (il triplo rifugio dei buddisti) e leggendaria (i tre giorni di Giona nel ventre della balena). La lista sembra infinita ed ognuno sicuramente potrà aggiungere i propri esempi.
Nel caso specifico dell’Essere Umano, esso è composto di materia, mente e anima; questi tre elementi ne costituiscono l’unità. Il polso originale parte dall’anima, ma con il nostro libero arbitrio possiamo decidere da dove pulsare. Per diverse ragioni abbiamo la tendenza a favorire la mente e la materia in ogni decisione che prendiamo.
L’Uomo sceglie continuamente tra diverse possibilità e così forgia il proprio destino, a partire dal decidere cosa mangiare a colazione o cosa indossare, fino al paese dove stabilirsi per vivere. In qualche modo plasmiamo anche la nostra cosmo-visione, cioè il modo in cui interpretiamo il mondo e come lo capiamo.
Ci hanno insegnato a credere che le decisioni razionali siano le più convenienti, anche se non è sempre vero. Intuizione ed ispirazione di solito non seguono la logica e la razionalità e tante volte guidano decisioni più valide, per non parlare dell’illuminazione, ricercata dalle religioni dall’origine dei tempi.
L’evoluzione ci ha portato su questa strada. I sopravvissuti sono quelli che si sono lasciati prendere dalla paura e dell’individualità; chi si è nascosto dal pericolo e dalle novità ha avuto un vantaggio evolutivo rispetto ai curiosi e pertanto sono questi i geni che sono stati trasmessi. Con la logica della sopravvivenza nella materialità si è sviluppato il cervello e la mente razionale; di conseguenza, ha trovato i natali il pensiero dualista e l’operatore binario, fattori più adatti al medio ambiente.
Da allora, tutto si vede in modo dualista. Yin e Yang. Notte e giorno. Maschio e femmina. Vita e morte. Secondo le nostre ricerche, così come quelle di Eugenio D’Aquilli, Francisco Biondo, Patricia Arca Mena, Gustavo Masutti Llach ed altri, prima della nascita dell’operatore binario nel lobo parietale inferiore sinistro del cervello, l’interpretazione del mondo era olistica nella sua totalità. Successivamente, invece, la realtà ha cominciato ad essere percepita per contrapposizione degli opposti con un metodo di interpretazione dualistico.
La cultura e, soprattutto, l’educazione hanno rafforzato la tendenza. La meccanizzazione di usi e costumi ha creato il paradosso della perdita di individualità e la contemporanea perdita di empatia con chi ci sta accanto. Il linguaggio divide lentamente, innalzando la bandiera della comunicazione. La ricerca del potere altro non è che un tentativo di schiacciare il prossimo per imporre condizioni; così tutto assume una sfumatura diversa dal ricordo primordiale. Il mito della Torre di Babele rappresenta la perdita di contatto con l’anima e Dio e il trionfo dell’individualità.
Tuttavia, rimangono i vestigi di quello che fu, che avrebbe potuto essere o che sarà di nuovo. Ne è una dimostrazione quella sensazione di pienezza probabilmente causata dall’attività dell’emisfero cerebrale olistico, non dominante, che non possiede un operatore né una visione dualistica della realtà, o i marcatori somatici (cui fanno riferimento Antonio Damasio ed altri) che ci fanno prendere decisioni prima di accorgercene razionalmente e senza che ce ne rendiamo conto, oppure i campi morfici (di cui parla Rupert Sheldrake) che si riflettono nei neuroni specchio scoperti da Giacomo Rizzolatti, o ancora le esperienze mistiche dove la barriera della dualità cade per essere sostituita da una sensazione di appartenere ed essere parte di un Tutto. Questo è solo un esempio a conferma del fatto che tutte le entità, “viventi” o no, sono collegate ed esiste una rete che le contiene.
L’origine del polso può, quindi, risiedere nell’anima, nella mente o nella materia; la percezione del cosmo ed il rapporto con esso dipenderà dal punto di partenza. Se il polso sorge nella materia, la realtà sarà ruvida; se nasce nella mente, sarà ruvida/sottile; se nasce nell’anima, sarà sottile. Questa logica può essere applicata a tutto.
La realtà è che abbiamo il potere di decidere dove vogliamo andare e dove vogliamo arrivare, anche se è difficile da capire per via dei condizionamenti sociali e genetici subiti nel corso della nostra vita. Il percorso verso l’illuminazione può passare attraverso tutti e tre i punti di partenza, ma l’anima deve prendere il comando per riuscire a trovare e a mantenere l’equilibrio fra di essi.
 “ Il Polso Farfalla” tratta proprio questo argomento: come ritornare al polso originale ed abbracciarlo. Non è facile liberarsi dal pesante fardello dei condizionamenti sociali, ma è possibile e molti ci riescono. E quelli che non ci riescono avranno comunque il beneficio di essersi evoluti, perché l’obiettivo non è il raggiungimento di una meta ma il cammino stesso.
“IL POLSO FARFALLA E I 32 SENSI DELL’ANIMA”
Castenuovo Berardenga, Siena
20 – 22 maggio 2016
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