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Io speriamo che me la cavo

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Non siamo ancora ai livelli di Pechino, dove per respirare aria pulita l’unica soluzione è acquistare una bottiglietta di aria canadese, ma negli ultimi mesi ci siamo andati vicini. L’allarme smog ha investito tutta l’Italia, da Milano a Napoli, complice la mancanza di piogge. Non è la prima volta che accade e non sarà l’ultima.
Già nei primi sei mesi del 2015 erano ben 18 le città che avevano superato il limite di 35 giorni di sforamento (oltre 50 microgrammi per metro cubo) di PM10, e 27 quelle con un numero di giorni di sforamento tra 10 e 35. E proprio per la qualità dell’aria, l’Italia è finita sotto l’attenzione della Corte di giustizia dell’Unione europea per il superamento dei valori limite giornalieri e/o annuali di PM10 in ben 70 aree urbane.
A rendere il quadro decisamente preoccupante non è solo il perdurare nel tempo di elevati indici di inquinamento atmosferico, ma anche la quasi certezza che i dati in nostro possesso siano molto parziali, sia a causa dello scarso numero di centraline e talvolta della loro collocazione, sia perché la rilevazione dei PM2.5, ovvero il particolato con dimensione inferiore o uguale a 2,5 micrometri, viene effettuata da poco tempo e da un numero limitato di postazioni.
La Iarc (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) ha posto tutti gli inquinanti atmosferici nel gruppo dei peggiori cancerogeni. Il particolato fine è ritenuto pericoloso perché si insinua nell’organismo umano a livello del sistema respiratorio: minore è la dimensione del particolato e maggiore è la sua penetrazione, arrivando, nel caso del particolato più fine (PM2.5), fino ai bronchi e agli alveoli. L’impatto sulla salute umana si manifesta con una maggiore incidenza dei tumori, specie quelli polmonari ma anche quelli al colon e all’intestino.
Si stima che il PM2.5 causi in Europa circa 400 mila morti premature l’anno. In Italia, secondo gli esperti del progetto Viias (Valutazione integrata dell’impatto dell’inquinamento atmosferico sull’ambiente e sulla salute) il PM2.5 è responsabile di circa 30 mila decessi l’anno, 821 al giorno, pari al 7% di tutte le morti (esclusi gli incidenti). L’inquinamento accorcia mediamente la vita di ciascun italiano di circa 10 mesi.
Di fronte a costi umani, economici e ambientali di così grande portata, si continuano a varare soluzioni aleatorie. La verità è che con il record europeo di auto per abitante, 65 ogni 100 contro una media europea di 48, il partito dell’auto è la forza politica più trasversale e potente in Italia. Agire sulla mobilità non crea audience e consenso politico, anzi. Più facile è sperare nella pioggia per combattere le polveri sottili.
Prigionieri della logica elettorale di breve respiro, i nostri sindaci, primi responsabili di fronte alla legge della salute della popolazione, sembrano aver fatto proprio l’ormai celebre adagio dello scolaretto napoletano: “Io speriamo che me la cavo”. In attesa di abbondanti piogge prima del prossimo allarme smog.
Editoriale tratto dal mensile Terra Nuova Febbraio 2016.
In primo piano in questo numero:
Un dossier completo e approfondito sull’OLIO DI PALMA: criticità, interviste ai produttori bio, riflessioni sulle alternative.   
Apicoltura urbana – Casa a consumo zero – Ogm: vent’anni di fallimenti – Terza età in salute – Favole: Geltrude senza piume – La fascia porta-bebè – Vaccini: convegno a Firenze… Leggi qui il sommario completo…

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