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Danni alla vista da tv e computer: metodo Bates in soccorso

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La vista, anzi la visione, è il risultato di ampie sinergie nel nostro organismo e quando qualcosa va storto possiamo rieducarci a vedere. Il Metodo Bates propone un approccio efficace, in particolar modo sui bambini che vedono sempre peggio soprattutto a causa di tv e computer.
Negli ultimi decenni i disturbi visivi sono sempre più frequenti, soprattutto nei bambini e nei giovani, «ma questo non deve sorprendere se pensiamo a quanto sia cambiato il modo di giocare e di trascorrere il tempo» spiega Daniela Giovati, ortottista, pedagogista e insegnante del Metodo Bates, il più conosciuto tra i metodi di rieducazione visiva. «La televisione, il computer e i giochi elettronici si muovono per noi, i nostri occhi restano fissi e sgranati, staccati dagli altri sensi, stanno a guardare in un corpo fermo e sempre più pigro». Ed è il professore americano C.J. Wilson a spiegare bene ciò che «un bambino non sta facendo mentre guarda la tv». «Non sta usando più di due sensi, non usa creatività e curiosità, non pratica abilità motorie, non sviluppa abilità sociali, non perlustra, non esercita iniziativa, non si mette alla prova, non risolve problemi, non pensa analiticamente, non si pone domande, non sviluppa controllo sul corpo».
«In gran parte impariamo a vedere attraverso un processo complesso in cui l’ambiente ci condiziona in maniera fondamentale, fin dai primissimi giorni di vita» spiega Maurizio Cagnoli, sociologo esperto in percezione visiva e membro di Aiev, Associazione italiana per l’educazione visiva(1). «Il fatto che, ad esempio il rapporto visivo con gli occhi della mamma sia disturbato durante l’allattamento provocherà tendenze caratteriali che potranno poi svilupparsi in vari problemi, tra cui quelli visivi. Questo significa per esempio che un bambino potrebbe sviluppare una tendenza a contrarre la sua energia, evitare di espandersi fiduciosamente verso il mondo. E questo potrebbe portarlo a sviluppare miopia se eseguirà molto lavoro da vicino, starà molto  al coperto, muoverà il corpo molto poco. Fino a che queste cose non sono diventate condizioni di massa, la miopia era statisticamente irrilevante. Affrontare e risolvere i propri problemi visivi significa lavorare su se stessi, rivedere le proprie scelte, andare alle proprie radici. E significa anche, in un certo qual modo, non accettare passivamente quello che ci viene proposto dalla nostra società. Trattare la vista come un pezzo da aggiustare significa invece delegare ad altri il potere di decidere su di noi».
Ad affrontarli in modo globale, non solo come sintomo ma come segnale della necessità di una riorganizzazione complessiva dell’organismo, è il Metodo Bates, ormai conosciutissimo e praticato anche in Italia, che mostra una grande efficacia in particolar modo sui bambini.
«Per prevenire o contenere i disturbi visivi è importante favorire le attività legate all’emisfero sinistro come ballare, fare versacci, ridere, dipingere, suonare, cantare» spiega la dottoressa Giovati, anch’essa membro di Aiev. «Fa bene poi ritornare a giocare, specie all’aperto, lasciare che gli occhi si possano guardare intorno, osservando orizzonti, panorami, colori, cose e persone piacevoli, indovinare cose piccole, lontane e possibilmente in movimento. Specie nei bambini è indispensabile eliminare o ridurre l’uso di tv e computer. Nell’applicazione visiva da vicino è utile distogliere spesso lo sguardo per guardare lontano, fare pause frequenti facendo stretching, alzandosi e magari bere un bicchiere d’acqua che aiuta la concentrazione, rilassare gli occhi chiudendoli o facendo palming, una pratica in cui si chiudono gli occhi e si pongono davanti ad essi i palmi delle mani. Si possono fare altre pratiche specifiche di rieducazione visiva per reimparare a vedere in maniera rilassata e consapevole, per ripristinare un corretto e preciso movimento degli occhi, per migliorare coordinazione e integrazione tra di essi, al fine di ottenere una buona visione binoculare in tutte le direzioni di sguardo e a qualsiasi distanza, contenendo inoltre i danni provocati dagli occhiali».
«Prevenire i problemi della vista serve anche a prevenire i problemi di attenzione, coordinazione, postura e apprendimento» aggiunge poi Giovati. «Gli occhiali correggono solo l’immagine indebolendo gli occhi, quindi in generale è meglio utilizzarli il meno possibile e ipocorretti».
«Nelle attività, affinché siano efficaci, ci devono essere movimento, rilassamento, centratura ed equilibrio, sia del genitore che dei bambini, poi attenzione, memoria, immaginazione e creatività» spiega la dottoressa Laura Canepa, genovese, educatrice visiva e ortottista esperta in Metodo Bates. «Il bambino che vede male, è insicuro, ha paura di sbagliare, ha paura di non accontentare il proprio genitore. Nella mia metodica lavoro spesso solo con il genitore che è più a contatto con il bambino e gli faccio comprendere cosa significa passare da un atteggiamento rigido e insicuro a un atteggiamento fluido, sciolto e tranquillo. Tutte le attività di movimento, di rilassamento, di centralizzazione vanno introdotte nella vita famigliare  senza cadere nella trappola degli esercizi, che richiamano al senso del dovere, alla scuola, al giudizio, alla paura di sbagliare. L’educatore visivo esperto potrà guidare gentilmente il genitore sulla strada del recupero cambiando “stile di vista” e naturalmente stile di vita».
Casi anche complessi
Il Metodo Bates permette anche di trattare casi gravi di problemi della vista. Uno dei tantissimi esempi lo fornisce la dottoressa Maria Stella Marini, già allieva di Cagnoli e di Canepa, che ha trattato una bambina di 10 anni ipermetrope, astigmatica e affetta da strabismo convergente, sottoposta a intervento chirurgico. «La bambina aveva notevoli difficoltà di apprendimento, veniva definita e si sentiva tonta, proveniva da una famiglia problematica» spiega Marini. «Portava occhiali spessi come fondi di bottiglia, era timida ma sono riuscita a guadagnare la sua fiducia in breve tempo. Già alla fine della prima settimana, riusciva a leggere i caratteri del suo libro di scuola senza occhiali. Le ho poi fatto portare a scuola occhiali di una gradazione inferiore e le ho detto di toglierseli quando faceva sport e giocava. Odiava la scuola, veniva spesso umiliata e presa in giro, aveva molta rabbia dentro di sé che è poi riuscita a fare uscire con alcune attività, per esempio saltando sul trampolino». Alla bimba sono stati proposti tutti gli esercizi sotto forma di gioco, come la palla, i cartoncini a coprire gli occhi, infilare le perline per fare un braccialetto, marcia incrociata ed altri esercizi che comportano l’incrocio delle due parti del corpo per equilibrare i due emisferi celebrali e molto altro. Poi tanto rilassamento. «Nei 40 giorni in cui abbiamo praticato il Metodo Bates insieme, la bambina è cambiata, ha migliorato la sua visione, la sua percezione visiva è cambiata, il suo campo visivo si è ampliato. Sa che quando è stanca può chiudere gli occhi e tutto poi si vede meglio. Ha imparato a respirare e battere le palpebre, ma la cosa più importante è che il cigno dentro di lei sta emergendo».
Dunque, anche la vista non è che un segnale di una complessità ben più grande, che riguarda tutto l’organismo umano. E gli approcci più efficaci, che affrontano il problema alla radice e nel suo complesso, sono sempre quelli che non guardano al singolo sintomo ma all’individuo.
1Per saperne di più su Aiev si veda qui: www.aiev.it. Sede: via Torquato Benedetti 6, 02040 Montebuono (Rieti), Tel. 0765 608283, e-mail: buenavista@metodobates.it

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