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Oltre il patriarcato: verso una civiltà ecologica

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Come cancellare certe brutte parole e vivere felici in un mondo migliore…L’intervento di Stefano Panzarasa della Rete Bioregionale Italiana.
La più cattiva di tutta la terra
è una parola che odio, la guerra!
Per cancellarla senza pietà
gomma abbastanza si troverà.
(Gianni Rodari, da “La Filastrocca delle parole”)
Queste parole, tratte da una famosa poesia di Gianni Rodari, esprimono bene un concetto: se cancelliamo la parolaguerradal nostro linguaggio e dalle nostre menti, nessuno potrà più fare qualcosa che, essendo impronunciabile, diventerà impossibile anche da immaginare e quindi da fare…
E invece la guerra e tutte le parole che derivano da un brutto linguaggio militaresco (strategia, obiettivo, generale) sono da sempre presenti nel nostro linguaggio e nella nostra psiche, sotto forma di immagini violente che ci condizionano anche se non ce ne rendiamo conto.È il modello patriarcale, che impone alla nostra società un pensiero violento e guerrafondaio, perché il patriarcato ha le sue basi fondanti proprio nella guerra e nella violenza (contro le donne, gli animali, il Pianeta come terreno di conquista).
Nella civiltà neolitica dell’Antica Europa, pacifica e matriarcale, la guerra come la conosciamo oggi non esisteva, come confermano gli studi trentennali dell’archeomitologa Marija Gimbutas. Si tratta di una civiltà durata millenni, fino al 4000 a.C., quando l’arrivo dei guerrieri indoeuropei e le tante invasioni cambiarono tutto, portando il patriarcato in questa antica civiltà.
Questo modello sociale aveva bisogno di una fede religiosa che lo riconoscesse ed ecco quindi l’adorazione del Dio maschile autoritario contrapposto alla pacifica visione della Madre Terra (che la Gimbutas chiamò la Grande Dea in antitesi al Dio, prima soggiogata con violenza, violentata, poi messa in disparte come consorte delle divinità maschili e infine scomparsa del tutto o quasi). È la nascita delle religioni monoteistiche, di cui il patriarcato aveva bisogno per convalidarsi del tutto e che si sono rafforzate sempre di più nel corso dei millenni, tra guerre sempre più imponenti e armi sempre più terribili, fino a ampliarsi ancora – e ancora in modo violento – con l’avvento del capitalismo prima e delle multinazionali ai nostri giorni. Le conseguenze disastrose di questo evento sono ormai note a tutti, le conoscono bene e ancora di più le donne (sempre loro), gli animali, il Pianeta…
Nel 1988 John Carpenter, regista visionario, girò un bel film,They live, raccontando di una razza aliena di bruttissimo aspetto che aveva invaso la Terra e ormai la dominava con la complicità di molti terrestri che le si erano sottomessi per il loro tornaconto. Gli alieni, grazie a un raggio a frequenza speciale, potevano assumere l’aspetto umano e quindi girare indisturbati e solo uno scienziato altrettanto speciale riuscì a farli riconoscere tramite degli occhiali che annullavano l’effetto del raggio mascheratore. Con questi occhiali il protagonista del film si oppone agli alieni e riesce anche a vedere che tutti i cartelloni pubblicitari cittadini contengono messaggi subliminali nascosti, tipo: “Ubbidisci”, “Rispetta l’autorità”, “Conformati”, “Consuma”, Non pensare”, che servono a controllare le menti dei terrestri.
Ecco, credo che il film illustri bene come funziona anche oggigiorno la nostra società, con l’utilizzo frequente nel linguaggio comune di parole patriarcali di derivazione guerresca che condizionano noi e chi ci ascolta, tendono a rendere accettabile, “normale” il patriarcato e la violenza. Non le dovremmo più pronunciare e cancellare dal nostro vocabolario come suggerisce appunto Gianni Rodari (ma d’altronde i poeti la sanno lunga…).
Considerando i disastri, le guerre e le violenze sempre più attuali causate dal patriarcato e dalle religioni monoteistiche, per dirla ancora con il poeta, c’è un’altra parola che andrebbe cancellata “senza pietà” e che ha sempre giustificato e imposto tutte le altre. È la parola “Dio”. Ogni volta che si pronuncia questa parola (e non importa a cosa la si associ di più o meno nobile), si dà un appoggio implicito ed esplicito al patriarcato e a tutto ciò che ne è disceso, religione, capitalismo, guerre, multinazionali ecc.
Se vogliamo rifondare una nuova civiltà ecologica, basata sull’uguaglianza, la sobrietà, la condivisione, il dono, l’amore per la natura di cui siamo parte, noi europei dobbiamo ripartire delle bellissime radici dell’Antica Europa, dobbiamo liberarci delle catene del patriarcato, del Dio maschile violento e dominatore (amorevole, dicono alcuni, ma solo con chi si fa dominare, dicono altri). Sarà questa l’Era ecozoica, l’età della consapevolezza ecologica.
Di religione, patriarcato e Dio siamo così intrisi da millenni che non è facile liberarsene, anzi, molte persone di questo condizionamento neanche se ne rendono conto. Provate a proporre loro una cosa del genere e vi si rivolteranno contro anche con molto astio (come proporre la cucina vegana e rispettosa degli animali a un carnivoro). E purtroppo tra persone così troviamo molto spesso gente apparentemente sana di mente, anche ambientalisti, ecologisti, bioregionalisti, persino ecologisti profondi, a riprova di quanto evidentemente il patriarcato e tutto il resto siano ormai ben radicati nel nostro subconscio…!
Il protagonista del film alla fine sacrifica la sua vita per riuscire ad annullare il raggio condizionatore e tutti così possono rendersi conto della orrenda realtà in cui vivono. E noi di cosa abbiamo bisogno pervedere“un mondo migliore” (parole care a Gianni Rodari) e quindi capire in che mondo invece viviamo e quali sono le forze, le religioni che ci hanno assoggettato?
Non è un compito facile ma credo, cara lettrice o lettore, che se siete arrivati fin qui a leggere questo mio scritto, un piccolo seme abbia gettato le sue radici nella vostra psiche. Certi semini, certe idee, certe visioni sono dei bellissimi sogni e come disse una volta il filosofo francese Gaston Bachelard: “Il sogno è una forza della natura”. Per chiunque possiede in sé la forza di risvegliarsi, questo sogno è nelle radici più profonde, è nel DNA, nella voce delle antenate e antenati neolitici. È la nostra cara Madre Terra che ci chiama, che urla aiuto dentro di noi, che ci chiede di svegliarci e agire… Ne saremo capaci?
Per approfondimenti
Claudia von Werlhof, Nell’età del boomerang– Contributi alla Teoria critica del patriarcato, Unicopli, Milano 2014.
Marija Gimbutas, La Civiltà della Dea(Vol, I e II), a cura di Mariagrazia Pelaia, Stampa Alternativa, Viterbo 2014.
Stefano Panzarasa, Un antico futuro–le radici del bioregionalismo nella Civiltà dell’Antica Europa – 7.000-3.500 a.C., Gaia Newsletter, Palombara Sabina 2000 (scaricabile gratuitamente dal web).
La Filastrocca delle parole è diventata una mia canzone rock ecopacifista. Per ascoltarla scrivetemi a bassavalledeltevere@alice.it 
L’Era ecozoica, l’era della consapevolezza ecologica, nasce da una visione dell’ecoteologo Thomas Berry, che propone idee e pratiche per un’ecologia profonda e sostiene il bioregionalismo, uno stile di vita semplice e sobrio, l’economia del dono e del baratto, l’alimentazione crudista e vegana, la pace, l’ecospiritualità, l’amore per la natura e l’intima connessione con essa.
Per una pratica quotidiana dell’Era ecozoica a tavola, vedere su: www.cucinaecozoica.com (dove si trova anche il manifesto dell’Era ecozoica di Thomas Berry).

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