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La tassa sull’aria condizionata

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La direttiva europea impone libretto e bollo dei condizionatori d’aria. Le associazioni dei consumatori denunciano: gli aggravi ricadono sui cittadini, anche nei locali pubblici!
La tassa sull’aria c’è già. Adusbef e Federconsumatori la definiscono, provocatoriamente, così: la tassa sui condizionatori prevista da una direttiva europea sull’efficienza energetica degli impianti di riscaldamento. La direttiva in questione paragona i condizionatori agli impianti di riscaldamento, obbligando i proprietari a possedere un libretto di impianto, oltre a introdurre controlli ogni 4 anni dei condizionatori stessi.
“Tutto ciò si traduce in una spesa non indifferente per i cittadini – denunciano le Associazioni dei consumatori – per il rilascio del libretto e del primo bollino per i condizionatori si stima una spesa di 180 – 220 euro, che salgono a circa 300 se i condizionatori in casa sono più di uno. A questi costi si aggiungono le ricadute indirette, visto che i condizionatori si trovano anche e soprattutto negli esercizi commerciali, nei ristoranti, negli studi di professionisti… la maggiore spesa a carico di questi ultimi sicuramente troverà modo di ripercuotersi sulle tasche dei cittadini. Sono previste delle multe salate per chi non è in regola: dai 500 ai 3mila euro per il proprietario dei condizionatori”.
Probabilmente è giusto tassare l’aria condizionata, visto che causa un aumento esponenziale dei consumi nel periodo estivo, ma come denunciano le associazioni di riferimento “ci chiediamo se, invece di tassare ulteriormente le tasche già vuote dei cittadini, non sarebbe stato opportuno stanziare incentivi per l’acquisto di condizionatori a basso impatto energetico e per la rottamazione di quelli che consumano di più. In questo modo i benefici per l’ambiente sarebbero stati salvi e anche le tasche dei cittadini che non si possono permettere tali aggravi. Inoltre tale operazione avrebbe dato un buon impulso al mercato, quanto mai necessario in questo momento di crisi. In ogni caso Federconsumatori e Adusbef sono pronte, in sede europea ed anche in ambito nazionale, a mettere in campo tutti gli strumenti per la cancellazione di tale “obolo”.

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