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La capitolazione di Tsipras e la rabbia dei greci

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Il primo ministro greco Alexis Tsipras deve ora fronteggiare la rivolta del suo movimento, Syryza, e la rabbia dei greci dopo quella che Varoufakis, ex ministro dell’economia, ha definito una capitolazione.
Giorni di fuoco per Tsipras (non che prima non lo fossero stati) che si trova fronteggiare la ribellione di Syriza, I cui membri sono furiosi per la capitolazione alle condizioni della Germania, uno dei piani più rigidi di austerity che si siano visti in Europa e per il quale Tsipras ha dovuto passare sopra le promesse fatte in sede referendaria. Entro mercoledì 15 luglio Atene deve approvare la riforma dell’Iva, l’abolizione delle baby pensioni, assicurare l’indipendenza dell’ufficio di statistica, creare il ‘Fiscal Council’ previsto dal Fiscal Compact per controllare i bilanci. Entro il 22 luglio devono poi passare anche l’adozione del Codice di procedura Civile e la direttiva di risoluzione delle banche che vieta l’intervento degli Stati nelle banche.. Inoltre dovrà privatizzare settori pubblici o vendere beni pubblici per almeno 50 miliardi di euro. Lo stesso Tsipras aveva definito queste imposizioni “strangolatorie”, ma l’accordo è comunque arrivato.
Lafazanis, che guida l’ala di sinistra di Syriza, ha definito “inaccettabile” quanto accaduto, perchè “la Germania tratta il nostro paese come una propria colonia”.
Nikos Chountis, viceministro per gli affari europei, si è dimesso affermando che non avrebbe mai potuto votare un patto come questo.
Intanto l’ex ministro dell’economia Yanis Varoufakis ha definito quanto raggiunto come “catastrofico”. “Tutto questo non ha niente a che fare con l’economia – ha detto – e non ha niente a che con la possibilità per la Grecia di riprendersi. Questo è un nuovo trattato di Versailles e il primo ministro lo sa”.
Ci sono poi in Europa altri otto parlamenti che devono votare il via libera agli aiuti, tra cui anche la Germania.

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