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Il potere curativo della liberazione: intervista a Vicki Noble

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Guaritrice e ricercatrice femminista, Vicki Noble è una pioniera nello studio della spiritualità femminile. Sin dagli anni ’70 la sua ricerca si è focalizzata sulla riscoperta di figure iconiche che incarnano la liberazione del corpo della donna come mezzo per la trasformazione e la guarigione. Ma la vera icona è lei, come testimonia il successo dei suoi frequentatissimi workshop. 
Vicki, innanzi tutto come è iniziato il tuo percorso?
Sin dagli anni ’70 ho iniziato ad interessarmi di salute femminile. Già da molto giovane ero femminista e mi appassionava la cultura della Dea (1) e tutto ciò che potesse portarmi a un risveglio, a un’apertura. Alla fine degli anni ’70 mi sono trasferita a Berkeley, in California, e qui è iniziato un periodo molto intenso in cui ho studiato diverse discipline tra cui i tarocchi, l’astrologia e lo yoga secondo il metodo Iyengar, che ho praticato e insegnato per molti anni. Poi mi sono avvicinata allo studio dello sciamanesimo femminile, un argomento che all’epoca era ancora tutto da scoprire, e fu molto interessante, tanto che nel 1987 fondai a Berkeley una scuola per guaritrici dove le donne potevano apprendere gli insegnamenti pratici delle culture indigene. Studiavamo il ciclo mestruale e il corpo femminile come espressione della terra e del suo ciclo. E’ stato un periodo molto interessante, però sia nel mondo dello yoga che in quello dello sciamanesimo, che nel frattempo iniziava ad essere di moda, ad un certo punto non mi sono più sentita a mio agio. Sono sempre stata interessata più al contenuto che alla forma e spesso queste pratiche codificate sono dominate da figure maschili mentre io sentivo l’esigenza di una pratica più femminile. Quindi ho iniziato a portare gruppi di donne in pellegrinaggio nei luoghi sacri della Dea, in Inghilterra, Grecia, Turchia, e a Malta, come modo fisico per incontrare le energie. Intanto la spiritualità femminile entrò come materia di studio all’università di San Francisco e io ho iniziato a insegnarla nel 1993. Ho terminato solo recentemente, perché ora le multinazionali hanno preso potere all’interno delle università americane e ho sentito la necessità di sviluppare nuovi modi creativi di stare fuori dal modello capitalista.
Dove ti hanno condotto i tuoi studi sul sacro femminile?
Da un po’ di tempo mi sto concentrando sul buddhismo tantrico tibetano e in particolare sulla figura delle Dakini, che propongo anche nei miei workshop. E’ una pratica che ho ricevuto per caso in passato e che ho riscoperto solo recentemente quando, alla fine degli anni ’90, ho vissuto una profonda crisi rispetto allo stato della nostra Terra. Per la prima volta ho sentito di aver perso ogni speranza e che ogni azione era inutile: è stato incredibile. Credo che tutti quelli che vengono dagli anni ’60 e ’70 come me ad un certo punto abbiano provato queste sensazioni. Tutte le nostre speranze, i sogni, le visioni, le certezze su come sarebbe stato facile cambiare il mondo sono state schiacciate da una grande delusione. E’ qualcosa che fa terribilmente paura e che mi ha portata a mettere in discussione il mio ruolo di insegnante spirituale. Così ho lasciato la città e sono andata a vivere sulle montagne intorno a Santa Cruz, vicino ad un centro di buddhismo tibetano molto attivo. E’ in quel periodo che ho iniziato a fare la pratica delle Dakini: mi sono semplicemente affidata a loro e loro sono state formidabili. Per circa un anno e mezzo ho vissuto in una piccola stanza: ogni giorno tagliavo la legna, accendevo il fuoco e facevo la mia pratica. Le mie allieve hanno iniziato a cercarmi e quindi ho cominciato a studiare la pratica delle Dakini per condividerla, ed è quello che faccio da 15 anni: mostrare come evocare il processo.
In cosa consiste la pratica delle Dakini?
Le Dakini sono delle divinità femminili (in tibetano il termine significadanzatrici del cielo) che rappresentano una sorta di icona della libertà femminile. Le pratiche ad esse correlate sono molto potenti perché sono sciamaniche e mirano a ricondurre le energie elementari dello spazio sulla sommità della nostra testa, e quindi nel cuore. Con questa tecnica io ho fatto una sintesi tra il femminismo, lo sciamanesimo femminile, la Dea e il buddhismo tibetano, semplificandola e adattandola al mondo femminile. Il mandala delle Dakini ci offre un metodo efficace di radicamento, centratura e protezione. Il lavoro che faccio è quello di incanalare l’energia e insegnare alle mie allieve a sperimentare che esse hanno un corpo energetico, oltre a quello fisico, e che possono aprirsi al suo risveglio. Molte donne non lo sanno e la loro vita diventa così intrappolata nella realtà materiale. Le Dakini sono una vibrazione e se la riconosciamo ci permetterà di vivere una grande trasformazione.
Perché le pratiche che tu proponi sono così importanti per le donne?
Come donne dobbiamo ritrovare la sacralità nella nostra vita quotidiana. Non è facile, perché in un certo modo si tratta di rompere le regole. In Italia ad esempio c’è una forte pressione da parte della famiglia ad essere un certo tipo di donna. Le pratiche che io propongo a partire dal mandala delle Dakini o del ciclo lunare rimettono le donne al centro dello spazio, e quindi delle loro vite, in un modo strutturato a livello vibrazionale. Questa esperienza è molto importante e può essere compresa solo vivendola fisicamente. Le donne sono abituate a fare da supporto alla famiglia e quindi ad essere relegate nelle zone periferiche del mandala, invece con questo metodo sperimentano l’opportunità di essere al centro. Il mio scopo è molto ambizioso: io vorrei liberare le donne. E’ per questo che amo tanto la figura della Dakini, che incarna l’icona della donna libera che può supportare le altre donne nel loro processo di liberazione. Nella nostra cultura occidentale non abbiamo nulla di simile. La vergine Maria ad esempio è molto addomesticata, mentre le Dakini sono spiriti liberi per definizione. Esse possono essere ognuna di noi, perché hanno una forma vuota. Questo vuol dire che la loro spiritualità è immanente e incarnata e avviene qui e ora, e non in un altrove cui tutto è demandato come nelle nostre religioni.
A cosa attribuisci il grande successo riscosso dai tuoi workshop?
Le donne vengono perché vogliono esperienze che lavorino nel profondo per essere illuminate. Questo metodo è efficace perché è semplice e adatto a donne impegnate che hanno poco tempo. È molto importante tornare a svolgere dei rituali, anche solo per celebrare il ciclo delle stagioni e della luna. È un modo per essere in salute e noi non lo siamo affatto nel modo in cui viviamo nelle nostre grandi e sviluppate civiltà. Queste pratiche danno forza e ci connettono con la magia dell’universo, in momenti in cui tutto è integrato. E’ una forma di spiritualità che dà speranza e permette che la connessione avvenga, facendoci capire che non siamo sole.
(1) L’archeologa lituana Marija Gimbutas teorizzò una spiritualità dell’Europa anteriore al neolitico (6000 A.C.) legata al culto della Dea, incarnazione della Madre Terra e del ciclo infinito della vita. Gli studi sulla grande Dea ci parlano di un periodo di grande equilibrio fra essere umano e natura, che diede vita a una civiltà raffinata e pacifica governata da figure femminili e basata sull’uguaglianza fra i sessi. Noble ha scritto numerosi testi sull’argomento.

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