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L’elogio della lentezza

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«L’idea è quella di ragionare sulla questione più importante di tutte, almeno per noi: il tempo. Un tempo diverso ed evidentemente lento»: è la riflessioni intorno alla quale è nato il Festival della Lentezza promosso dall’Associazione Comuni Virtuosi.
Il Festival della Lentezza si terrà alla Reggia di Colorno (Parma) dal 12 al 14 giugno con un programma intenso che vedrà anche la partecipazione, tra gli altri, di Don Luigi Ciotti, Vinicio Capossela e Ascanio Celestini. Terra Nuova è media partner dell’evento. «Il tempo lento ci consente di fare il lavoro di smontaggio che portiamo avanti da ormai un decennio, rispetto cioè ad un modello di sviluppo che non sta più in piedi – spiega Marco Boschini, coordinatore dell’Associazione Comuni Virtuosi –  Un modello, quello della crescita infinita, ormai carente non solo da un punto di vista economico. Un modello che aliena ed isola le persone, disgrega le società, annienta le comunità locali. Un modello che uccide l’uomo e il pianeta intero. Il programma del festival è costruito però non solo e non tanto per denunciare la situazione in cui siamo immersi, ma per annunciare le tante buone notizie ed esperienze che ci sono in giro, per il Paese. Storie concrete, verificabili, portate avanti da enti locali, associazioni, cittadini attivi. Presenteremo libri e parleremo, avremo laboratori e attività per bambini e famiglie, ci saranno concerti e spettacoli, stand e molto altro».
Come vi è venuta l’idea di questa manifestazione? A coronamento di un attività? A suggello di un passaggio?
«Quest’anno festeggiamo i dieci anni dell’Associazione Comuni Virtuosi. Da tre facciamo una festa nazionale e ci sembrava carino agganciare a questo evento una riflessione di più ampio respiro su un tema, la lentezza, che è un po’ il filo che lega tutte le storie che abbiamo vissuto e rilanciato in questo decennio. Dove al centro, sempre, ci sono persone che hanno rallentano il ritmo, senza per questo doversi porre nella situazione di rinunce. Si guarda avanti, si costruisce il futuro con una serenità e una lucidità impensabili ai ritmi che frequentiamo abitualmente».
Il gruppo organizzatore?
«E’ un gruppo eterogeneo di persone diverse tra loro. Il Comitato direttivo dell’Associazione, in primis, donne e uomini che fanno gli amministratori nei loro comuni e che con passione si dedicano nel tempo libero a questa nostra piccola grande creatura ( http://www.comunivirtuosi.org). Poi il gruppo di persone che mi sta dando una mano per l’organizzazione pratica della manifestazione (comunicazione, calendario eventi, logistica, ecc.) e che qui vorrei ringraziare pubblicamente per il supporto e la creatività: Alberto Monteverdi, Monica Arcadu, Franco Bassi e Amanda Pisi».  
Il messaggio più importante da mandare alle persone (tantissime) che cominciano a dubitare che ritmi frenetici e stordimento consumistico possano significare benessere?
«Si racchiude tutto secondo me in un’altra parola d’ordine: comunità. Se vogliamo uscire rafforzati da questa che è, a nostro parere, una crisi di sistema che presuppone quindi un cambio di paradigma radicale, dobbiamo ripartire proprio dai rapporti umani, dall’interazione e dalla contaminazione con il nostro prossimo (il vicino di casa, il collega di lavoro, la persona che incontriamo al bar o al parco giochi). Restituirci pezzi di tempo liberi dallo scambio monetario, condizionati e regolati invece dagli affetti, dalle emozioni e dai sentimenti. Da qui si riparte, da qui sono ripartite le centinaia di esperienze locali resilienti e sostenibili di cui ancora troppo poco si sa».

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