Vai al contenuto della pagina

Come si vive in un ecovillaggio

homepage h2

Oggi quello dei villaggi ecologici è un vero e proprio movimento che in Italia coinvolge sempre più persone, in un’ottica di condivisione e di sostenibilità per proporre un vero modello di cambiamento. Abbiamo fatto il punto con la presidente della Rete degli Ecovillaggi, Francesca Guidotti, anche autrice del libro ” Ecovillaggi e cohousing” (Terra Nuova Edizioni).
Francesca Guidotti è oggi presidente della Rive, Rete Italiana dei Villaggi Ecologici, una rete che è nata con l’intento di condividere le esperienze fra persone che avevano fatto una specifica scelta di vita, nell’ottica comunitaria ed ecologista.
Oggi è un vero e proprio movimento che condivide intenti e approcci per il cambiamento. Quali dimensioni ha oggi in Italia il fenomeno degli ecovillaggi?
«Nato come un movimento di nicchia, pur mantenendo proporzioni modeste, quello degli ecovillaggi è un fenomeno che si sta facendo conoscere anche in ambienti culturalmente molto lontani rispetto a quelli in cui ha preso le mosse. Se inizialmente si parlava di ecovillaggi solo in gruppi alternativi, vicini all’attivismo ecologico e in movimenti di contestazione al modello capitalista dominante, oggi è oggetto di interesse anche per attivisti sociali, per il mondo dell’associazionismo, per imprenditori e liberi professionisti “convertiti” e istituzioni che cercano soluzioni concrete alla crisi. Alla RIVE aderiscono più di 30 realtà, tra ecovillaggi stabili, progetti in via di realizzazione e nuovi progetti (alcuni allo stato ideale, altri alla formazione del gruppo). Poi esistono una decina di esperienze comunitarie, con anche 20 -30 anni di esperienza che non aderiscono alla rete ma attuano uno stile di vita orientato nella stessa direzione del movimento. Incalcolabili tutti quelli che stanno avviando una transizione in questo senso o che posseggono già delle caratteristiche da ecovillaggio o singole persone che si stanno dando da fare per realizzare nuovi progetti».
E’ una realtà in espansione? Se sì, perché secondo te?
«A mio avviso sì. Dal 2010 tengo i contatti con ecovillaggi e cohousing per Terra Nuova e mediamente ogni anno 10 nuovi progetti emergono da iniziative spontanee dal basso. Dai 650 iscritti alla nostra newsletter nel 2010, oggi ne contiamo più di 5700. L’evento estivo della Rete fino a 3 anni fa era frequentato da circa 300 partecipanti; nel 2014 erano 700. Non sono grandi numeri se pensiamo alla popolazione italiana ma per il tipo di proposta al tempo stesso antica e innovativa, inusuale rispetto a come è impostata oggi la nostra società, questo aumento repentino degli ultimi anni mi fa pensare che molte persone stanno cercando soluzioni, anche se comportano un cambiamento a 360° di stile di vita. Penso che i numeri saliranno. Anche il cohousing, esperienza più legata alla città, “cugina” degli ecovillaggi, contribuirà molto ad un’inversione di rotta.  Perchè il fenomeno continuerà a crescere? Perchè a mio avviso né la politica, né il mercato, né la cultura capitalista e consumista hanno una visione lungimirante della vita. Prima o poi faranno un gran capitombolo e spero solo che non porti a danni irrimediabili. Persone molto più autorevoli di me hanno affermato che “in un mondo in cui le risorse sono finite non si può pensare di crescere (e consumare) all’infinito” e per me ha molto senso. Un sistema di lavoro antropofago e una cultura superficiale non potrà mai “sfamare” i bisogni fondamentali dell’essere umano. Questo modello sta portando a una crescente oppressione, frustrazione e rabbia e, come ci insegna il passato, sono i passi verso una guerra. Se invece continueranno a sorgere esempi concreti e quotidiani di vivere ecologico, una cultura favorevole alla biodiversità (anche umana) e ad una nuova concezione del lavoro, le persone, forse, ci penseranno due volte prima di ribellarsi con la violenza. Un cambiamento reale io lo vedo solo attraverso la proposta, oltre alla protesta». 
Quali possono essere invece, i fattori che ostacolano una maggiore diffusione del movimento?
«Il tempo: l’ecovillaggio è un progetto di una vita, è qualcosa che si evolve con l’evoluzione della singola persona e del gruppo. E in questo tempo insistono le contraddizioni: nella transizione e nell’elaborazione di una nuova proposta non si può pensare che sia già tutto perfetto, ma per qualcuno questo è insopportabile. Un po’ di superficialità e pregiudizio sugli ecovillaggi. Anche lo spaesamento nel non trovare una sola voce che ha la verità in mano, una struttura piramidale a cui fare riferimento, una definizione sicura che vale per tutti, un’omologazione. E aggiungerei la complessità».
Spiegati meglio.
«Ecovillaggio è spesso usato come sinonimo di comune hippie, altri gli danno il valore di “setta”. Questo porta molte persone a non volersi documentare ulteriormente. E’ vero, anche l’esperienza dei figli dei fiori è stata fondamentale per lo sviluppo dei moderni ecovillaggi. Oggi però questo termine ingloba una miriade di progetti diversi tra loro. Ogni singolo gruppo è autonomo e si autodetermina. Non c’è una ricetta per fare un ecovillaggio e nemmeno un libretto di istruzioni. Ci sono esperienze pregresse che aiutano a non cadere in certi errori, tecniche che facilitano la formazione di gruppi e di luoghi sostenibili. Ma ciò che conta è aver bene allenata la libertà di scelta e assumersi le proprie responsabilità. Nelle mille sfumature degli ecovillaggi italiani, ciò che accomuna tutti (anche a livello internazionale) è la ricerca del benessere e della realizzazione dell’individuo attraverso la vita comunitaria orientata alla salvaguardia della Terra e alla ricerca di soluzioni resilienti. Poi ognuno decide con i membri del proprio gruppo cosa, come, quando e quanto condividerà con i membri della sua comunità. Non c’è forzatura, non c’è standardizzazione, solo un invito a considerare la vita, le comunità a cui apparteniamo e il nostro lavoro, un agente di cambiamento. Anche un’idea romantica e bucolica dell’ecovillaggio è uno dei fattori di fragilità dei nuovi progetti. La proposta culturale complessiva dell’ecovillaggio è particolarmente complessa e richiede consapevolezza di sé. I livelli di cambiamento personale e collettivo possono avere gradi di complessità differenti, ma prima o poi a livello individuale, per esempio, dovremo mettere in gioco le nostre abitudini, convinzioni, riferimenti culturali, modi di reagire, modi di relazionarsi; a livello collettivo dovremo imparare a prendere le decisioni insieme, capire come ottimizzare le nostre risorse per avere un’abitazione il più possibile ecologica, per sviluppare resilienza e un nuovo tipo di economia, trovare l’equilibrio fra le varie forma di lavoro (professionale o volontario), tra la sfera privata e collettiva, ecc.»
Com’è nata in te l’idea di vivere in comunità e poi l’idea di assumere il ruolo di presidente della rete?
«L’idea di vivere in un ecovillaggio è emersa alla mia prima riunione Rive, a Torri Superiore nel 2010. Tre-quattro anni più tardi mi sono ricordata che uno dei miei giochi preferiti alle elementari era la “VC”, la vita comune: con la mia amica di quei tempi giocavamo ad avere una fattoria con gli animali, inventavamo mille lavori e costruzioni». 
«Quando ho scoperto gli ecovillaggi mi sono sentita sollevata dal peso di un futuro poco roseo in cui avrei molto probabilmente speso i miei giorni ad elemosinare lavoro. Ho capito che potevo vivere in mezzo alla natura ma non fuori dal mondo perché la comunità mi dava il senso di avere un potenziale di rete ampio, ben oltre le relazioni familiari o amicali che avevo avuto fino a quel momento. Per me la comunità era l’elemento che mi avrebbe potuto aiutare a realizzare qualcosa che in uno o due è impossibile. Scoprendo pian piano questo stile di vita, ho intravisto la possibilità di sviluppare in me maggiore autostima e creatività, di non cadere mai nella noia, anzi di avere sempre qualcuno con cui divertirmi, progettare e che mi mostrasse chi sono. E la scelta di vita prendeva anche la forma e il sapore di un’azione propositiva e positiva di politica quotidiana, attivismo e militanza, anche tra le mura di casa. Scoprii che gli ecovillaggi non erano realtà chiuse, ma silenziose. Non ne avevo sentito mai parlare in giro ma pian piano scoprivo che alcuni di loro erano i promotori di iniziative sociali, attivi nei comitati di zona, attivisti o fondatori di realtà molto importanti in Italia quali la permacultura, il movimento della transizione e il biologico… insomma delle oasi culturali vive, pulsanti e in movimento. Per me era l’ideale, così mi ci sono immmersa. Quando mi è stata data fiducia per ricoprire il ruolo di presidente, ho accettato perché credevo nel messaggio che mandava la Rive e sapevo di potermi mettere a servizio. Ero certa che questa esperienza mi avrebbe fatto crescere tanto. Ma c’era una clausola: formalmente ero la rappresentante di Rive, informalmente ero un membro del cerchio ed avendo anche poca esperienza, ho detto che avrei lasciato la carica non appena mi fossi trovata da sola; ha chiesto aiuto a tutti, ho spinto affinché tutti contribuissero a Rive tirando fuori la propria parte di presidente».
Quali sono le fatiche maggiori e le maggiori soddisfazioni? Insomma, punti deboli e punti forti
«In Rive la fatica più grossa per me è stata forse gestire l’organizzazione di un’associazione che è cresciuta in fretta e usare la struttura formale (associazione) come strumento e non come modello mentale/culturale. E’ veramente faticoso non adagiarsi sulla delega quando qualcuno è “il” responsabile. La maggiore soddisfazione? Veder crescere persone, progetti; avere un gruppo operativo di cui mi posso fidare ciecamente; essere intimamente diversi ma avere il coraggio di mettersi nell’ottica dell’altro e riabbracciarsi dopo una discussione. Per me, in un ecovillaggio la maggiore fatica è la formazione iniziale e la dinamicità del gruppo e delle relazioni al suo interno. La lunghezza dei tempi che a volte ti portano allo scoraggiamento e a mille dubbi. Scoprire parti di te stesso che ti fanno letteralmente schifo.  La maggiore soddisfazione è realizzare qualcosa insieme con un’intesa che non ha bisogno di parole, è quando riesci a ridere anche in momenti disastrosi , è la consapevolezza di quando qualcuno ti rivolge una critica, sai che lo fa perché vuole avere un buon rapporto con te».
Che consiglio daresti ad una persona che volesse oggi fare questa scelta?
«Documentarsi bene. Proporre un progetto solo dopo che si ha avuto modo di passare un periodo a stretto contatto con più di un ecovillaggio. Visitare ecovillaggi esistenti con il tuo gruppo. Cominciare a considerare il proprio punto di vista come “uno dei possibili”. Fare rete. Risvegliare tutte le parti di sè che servono per realizzare un progetto: il sognatore, il progettuale, il pragmatico e il celebrativo, perché una comunità che non si diverte, non è sostenibile!». 
Chi è Francesca Guidotti
Classe 1986, ha condotto gli studi universitari presso la Facoltà di Scienze della formazione a Firenze. Nel 2011, con la tesiEcovillaggi: laboratori di (s)cultura sociale. Ricerca sul campo su strategie dell’abitareha conseguito la laurea in formazione per lo sviluppo delle risorse umane e l’interculturalità con il massimo dei voti. Dall’età di 12 anni svolge attività di volontariato. Dal 2010 è membro della Rete Italiana Villaggi Ecologici per la quale ha svolto prima l’incarico di segretaria, poi, dal 2012 quello di presidente, in carica fino al 2016. Partecipa alla Rete del Cohousing Italia ed è tra i fondatori della Rete Autocostruzione Toscana.
Collaboratrice di Aam Terra Nuova dal 2009, cura sul sito www.terranuova.it la sezione dedicata a ecovillaggi e cohousing, è autrice di articoli e del libro Ecovillaggi e cohousing. Dove sono, chi li anima, come farne parte o realizzarne di nuovi. 

Leggi anche

Per eseguire una ricerca inserire almeno 3 caratteri

Il tuo account

Se sei abbonato/a alla rivista Terra Nuova, effettua il log-in con le credenziali del tuo account su www.terranuovalibri.it per accedere ai tuoi contenuti riservati.

Se vuoi creare un account gratuito o sottoscrivere un abbonamento, vai su www.terranuovalibri.it.
Subito per te offerte e vantaggi esclusivi per il tuo sostegno all'informazione indipendente!