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«Lasciate i bambini…liberi di imparare»

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Il modello di scuola “convenzionale” è in crisi, questo è ormai sotto gli occhi di tutti. Scuole vissute come “gabbie” in cui tenere chiusi i bambini anziché favorire il respiro della libertà negli spazi aperti, metodi grigi e autoritari, giudizi che spesso non tengono in considerazioni le individualità. «E’ ora di lasciare i bambini…liberi di imparare» spiega Irene Stella, insegnante di matematica, membro attivo della European Democratic Education Community e conoscitrice del mondo delle scuole libertarie.
La realtà attuale vede sempre più in crisi il modello “istituzionale” e convenzionale di scuola proposta. I cambiamenti stanno avvenendo dal basso, c’è grande fermento, nascono realtà più o meno sperimentali e si affermano realtà strutturate che propongono modelli diversi. Come legge questa situazione?
Irene Stella
«Credo che quando la crisi è così diffusa da poter affermare che ha toccato quasi ogni aspetto della società, le istituzioni, grandi pachidermi pieni di burocrazia, non riescano ad avere la velocità necessaria per cambiare rotta, per offrire un modello adatto alle nuove esigenze. In generale e in particolare nella scuola. Così alle persone non resta che immaginare da sole la “buona scuola”. Qualsiasi riforma finora proposta a livello istituzionale non ha mai messo i discussione i pilastri fondanti la scuola statale: la necessità dei voti per monitorare l’apprendimento, l’esclusione dei ragazzi da gran parte dei processi decisionali che coinvolgono la vita all’interno della scuola e l’idea di una quantità di materie/nozioni/argomenti da sapere entro una certa data. Non è più sufficiente parlare di fondi, di aumento di ore di lezione o spronare gli insegnanti ad “essere meritevoli”, forse i cambiamenti dal basso che possiamo osservare non fanno altro che testimoniare che è arrivato il momento di sognare e immaginare una scuola nuova. Scordiamoci tutto quello che per noi ha significato la scuola, ascoltiamo le esigenze dei bambini e dei ragazzi di oggi e proviamo a mettere in piedi dei luoghi in cui i soggetti che li animano possano essere liberi di imparare».
Irene Stella è anche autrice del libro “Liberi di imparare”, scritto insieme al dottor Francesco Codello. Da dove è nata l’idea di questo libro?
«E’ stata una serie di coincidenze, una serie di incontri che ci hanno portato a ipotizzare che forse un libro in italiano sul tema dell’educazione democratica avrebbe potuto essere una porta per tutte quelle persone insoddisfatte del modello istituzionale e che non avevano l’energia di immaginarsi altro. Altro esiste all’estero e dall’uscita del libro ad oggi possiamo dire che anche in Italia si iniziano a contare le prime scuole nate da chi la scuola la vive e cresciute secondo le esigenze di chi ogni giorno ne fa parte. Proprio queste testimonianze vengono riportate nel libro insieme alla lunga storia pedagogica che c’è dietro. Si è cercato di ricreare l’atmosfera delle diverse scuole per far toccare con mano al lettore cosa significhi poter imparare cosa, dove, quando, come e con chi si vuole».
Qual è la sua esperienza personale in questo ambito?
«Dopo avere visitato per diversi anni varie scuole in Europa, essermi documentata frequentando conferenze e leggendo libri, ho cercato di fondare una scuola democratica in Umbria, dove vivo. Ho trovato molte difficoltà; le più importanti sono state incontrare genitori interessati al progetto, un luogo dove realizzarlo e le modalità finanziarie per mantenerlo in vita. Senza scoraggiarmi, ho continuato a parlare di questo progetto con chiunque avesse voglia di ascoltare, fino a che sembrava stesse prendendo forma, ma poi la cosa non è andata in porto. Nel frattempo è uscito il libro e tanti gruppi in giro per l’Italia hanno iniziato a chiedermi una testimonianza diretta e così ho dedicato le mie energie alla divulgazione delle idee piuttosto che alla concretizzazione di un progetto preciso».
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