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Mondeggi Bene Comune

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Firenze: la fattoria di Mondeggi diventa simbolo della proposta sui Beni Comuni. La storia di cittadini e contadini insieme nel percorso di cura del territorio.
L’accaparramento delle terre non riguarda più solo l’Africa sub-sahariana o territori dall’altra parte del mondo. Lo si sente strisciare anche vicino a casa nostra. Detto all’inglese, il land grabbing è uno dei furti di terra più clamorosi del nostro secolo. Si tratta dell’acquisizione di grandi proprietà terriere ad opera di compagnie transnazionali composte da governi o da singoli privati, con il solo obbiettivo di assicurarsi le risorse primarie per il futuro e il potere economico.
In Italia, riusciamo a fare ancora meglio. Mettiamo le terre in vendita con il saldo di fine stagione. Le disposizioni del decreto Salva Italia del 2012 e la successiva operazione Terre Vive hanno dato il via alla vendita di terreni e immobili demaniali di proprietà pubblica, per risanare le casse dello Stato. In questi casi il termine “pubblico” sembra essere usato a sinonimo di ente, governo, burocrazia, per indicare qualcosa che sta al di fuori di noi. Ma “pubblico” indica collettività, comunità,  appartenenza al territorio e alla sua cultura. Vi si racchiude il senso della responsabilità e condivisione: il bene è pubblico perché è anche mio.
C’è una legislazione precisa che regola questo tipo di alienazione dei beni di Stato ma purtroppo non tutela a sufficienza il territorio perché i criteri per la vendita dei terreni privilegiano l’età dell’offerente (minore di 40 anni) e l’offerta più alta. Non viene richiesta progettualità, ha relativa importanza come sarà gestito il territorio. Sembra che gli effetti a lungo termine di questa operazione non destino interesse politico.
Invece c’è a chi del futuro interessa eccome. Il futuro lo vuole sentire, sotto i propri piedi. Lo vuole veder crescere, trasformarsi, essere motivo di festa e contornarsi di relazioni e tempi umani. Succede a Mondeggi, la fattoria senza padroni, situata alle porte di Firenze (comune di  Bagno a Ripoli) frutto di un percorso di riappropriazione popolare.
Un gruppo di cittadini residenti nei comuni limitrofi a Mondeggi, il comitato  Terra bene comune col supporto del movimento Genuino clandestino, ha intrapreso un percorso per recuperare e restituire alla collettività l’azienda agricola Mondeggi-Lappeggi di cui attualmente è proprietaria la Provincia di Firenze. Dopo una gestione disastrosa,  due bandi di vendita all’asta andati deserti, un milione di euro di debito lasciato dalla precedente amministrazione, 8 casali diroccati e 200 ettari di terra, Mondeggi sembrava aver iniziato una lenta decadenza. L’enorme villa medicea guardava la situazione dall’alto del suo orologio e dagli scuri chiusi sembrava aver rinunciato allo splendore di un tempo. Le 12.000 piante di olivo, i 24 ettari di vigna, i 50 ettari di pascolo e seminativo sono stati soggetto di sperimentazioni agricole e oggi, grazie ai bandi annuali per la gestione di viti e ulivi, lo sfruttamento intensivo viene sempre più accentuato. Ogni tentativo di progettazione lungimirante sembra non rientrare negli interessi di una classe politica, che non dimentichiamo, avrebbe il compito di valorizzare questi luoghi speciali.
Il comitato Terra bene comune di Firenze ha iniziato nel 2013 un processo di sensibilizzazione della popolazione residente nei comuni intorno all’area di Mondeggi, proponendo un progetto di gestione collettiva della fattoria. La voce si è sparsa in Firenze e sempre più lontano, fin quando un centinaio di persone si sono incontrate per una prima passeggiata nella proprietà di Mondeggi, dando il via alla frequentazione sempre più costante del luogo. Mentre il dialogo con le istituzioni locali e provinciali era in atto, gruppi di cittadini coglievano clandestinamente le olive. L’olio è stato restituito alla popolazione locale gratuitamente e a offerta libera, ribadendo che Mondeggi è un bene comune, come le sue piante di olivo e il suo olio.
Stanchi della lentezza dei tempi della burocrazia, nel giugno 2014 un gruppo di persone aderenti e simpatizzanti della causa, hanno occupato una delle case coloniche della fattoria. Ad oggi, vivono a Mondeggi una ventina di persone che nella loro rivoluzionaria forma di occupazione hanno sistemato la casa, ripristinato il ricovero degli attrezzi, hanno costruito il pollaio, avviato un orto, ripristinato alcune coltivazioni. Rivoluzionaria perché più che un’occupazione, Mondeggi, è una preoccupazione.  
A Mondeggi occupare è inteso nell’accezione di custodia popolare, ovvero un presidio contadino dove il vivere il luogo quotidianamente garantisce la tutela e la cura del territorio. L’esperienza di Mondeggi è una protesta di proposta, ovvero è un no secco alla svendita di beni demaniali e un impegno a massimizzare i benefici dell’esistente, recuperare quanto è stato trascurato negli anni e dare sede ad un luogo di incontro, socialità, attenuazione dei disagi sociali e di pratica ecologica. Non si tratta solo di buoni propositi perché di fatto, è già così. I giovani di Mondeggi credono talmente tanto alla causa che aggiustano tetti, si prendono cura degli animali, seminano il grano, lavorano la terra, promuovono una cultura alimentare a KM0 e di qualità. Hanno dato vita al progetto MO.T.A – Mondeggi terreni autogestiti, che prevede l’affidamento e la cura di un pezzo di terra a qualsiasi cittadino che desideri coltivare; a questo si aggiungono le giornate della Scuola contadina in cui i professionisti di settore condividono le proprie competenze su viticoltura, apicoltura, orticoltura e metodi agricoli naturali. Una rivoluzione fatta di fatica e di lavoro insieme non è un’azione scontata; potare gli ulivi e la vigna è un atto in cui è insita una visione a lungo termine per un contadino: lo fa bene e con amore perché già si immagina forme, colori e profumi nel futuro. Seminare il grano a Mondeggi è stato un segno di fiducia dei partecipanti nei confronti della bontà della proposta, con la sensazione che si arriverà a mietere il grano, batterlo, macinarlo e mangiarlo ancora fumante di forno.
Qualcuno potrebbe non essere d’accordo nella scelta di occupazione, che di fatto è un gesto contro la legalità. Ma come diceva Don Milani nella “Lettera ai giudici” a proposito dell’obiezione di coscienza: l’obbedienza non è più una virtù nel momento in cui il male e l’ingiustizia sono protette dalle leggi. Per essere liberi è importante saper giudicare la moralità di una legge o di un ordine ricevuto. Se le leggi non vanno nella direzione dell’uomo o della natura, è più virtuoso ribellarsi.
Forse è questo che Mondeggi bene comune vuole ricordarci.
L’estensione e la qualità territoriale è da sempre la manifestazione palese della ricchezza di un Paese. E’ ciò che assicura l’indipendenza e l’autodeterminazione del suo popolo. Dona riparo, cibo e acqua, tutto l’essenziale per sopravvivere e molto di più. Siamo davvero convinti che alienare, e quindi perdere per sempre delle risorse essenziali, sia la scelta più lungimirante per gli italiani? Crediamo davvero che per risolvere la crisi sia necessario “fare cassa” con la Terra? Pensiamo che cosa potrebbe significare avviare un processo di recupero collettivo: reintegro dei disoccupati attraverso l’abilitazione ad un nuovo mestiere o valorizzazione delle proprie competenze, recupero di alloggi, integrare persone con disagio sociale attraverso l’agricoltura e l’autocostruzione, dimezzare la pressione economica dei cittadini attraverso l’autoproduzione, e così via.
Nel rapporto The State of Food Insicurity in the World (Lo Stato dell’Insicurezza Alimentare nel Mondo) del 2012, pubblicato da ONU, FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura), IFAD (Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo) e il PAM (Programma Alimentare Mondiale) è stato affermato: “Una crescita agricola che coinvolga i piccoli contadini, specialmente le donne, si è rivelata lo strumento più efficace nel ridurre la povertà estrema e la fame”.
Il 2014 è stato l’Anno Internazionale dell’agricoltura familiare perché essa rappresenta “in media l’80 per cento del totale delle aziende agricole e sia nel mondo sviluppato che nei paesi in via di sviluppo, circa 500 milioni di aziende. Gli agricoltori familiari si occupano generalmente di attività agricole non specializzate e diversificate che conferiscono loro un ruolo centrale per la sostenibilità ambientale e la conservazione della biodiversità”. (Graziano da Silva). Il 2015 invece sarà l’Anno Internazionale del Suolo. Evidentemente, anche se i politici italiani sono intenti ad inventare nuove contorte leggi, la comunità internazionale ha già espresso chiaramente quali sono i temi più importanti per l’intera umanità. Non c’è nemmeno da farsi delle domande. E’ tutto scritto in documenti e siti web tradotti nelle principali lingue parlate nel mondo.
Dalle colline di Mondeggi si spande una voce di che parla di agricoltura di piccola-media scala, di biodiversità, di appartenenza, di processi partecipativi, di lavoro e dignità, di comunità, di cura della terra e di cittadinanza. Non è un urlo esasperato di vendetta ma il suono di un corno, che risveglia dal torpore della notte annunciando il giorno in cui ognuno è invitato a partecipare, seminare, raccogliere e festeggiare la Terra e la comunità che ha reso tutto questo possibile. Non è un suono isolato: da Torino gli fa eco la Cavallerizza, da Roma risponde la Valle dei Casali, da Cà i Cocci vicino Umbertide fanno sentire che ci sono, dal Cecco Rivolta di Firenze si sente l’entusiasmo per i lavori di autorecupero che partiranno in primavera nello stabile della Regione Toscana occupato e poi concesso legalmente alla comunità residente, dal popolo degli Elfi che di occupazioni di recupero di beni in stato di totale abbandono hanno esperienza da oltre trent’anni.
Che si scelga l’occupazione o no, rimane la responsabilità che ogni cittadino ha verso il proprio territorio che lo ha nutrito e protetto fin dalla nascita o accolto nel corso della vita. Siamo in un periodo storico in cui è necessario proteggere la Terra da speculatori e approfittatori. Quindi proviamo anche solo un momento ad ascoltare Mondeggi, la fattoria senza padroni: infiliamo in un cassetto la delega e prendiamoci cura ciò che per Costituzione è un nostro diritto e la nostra unica garanzia per il futuro di sovranità alimentare: la Terra.
Ulteriori informazioni:
Terra Bene Comune, Firenze: http://tbcfirenzemondeggi.noblogs.org 
Genuino Clandestino: https://www.facebook.com/GenuinoClandestino 
Don Milani: https://www.youtube.com/watch?v=MCqmi-wQXoI 
Rapporto The State of Food Insicurity in the World FAO: http://www.fao.org/news/story/it/item/161886/icode
FAO, anno internazionale dell’agricoltura contadina: http://www.fao.org/news/story/it/item/207558/icode
FAO, anno internazionale del suolo: http://www.fao.org/news/story/it/item/270939/icode
La Cavallerizza, Torino: https://cavallerizzareale.wordpress.com
Valle dei Casali, Roma: http://accessoallaterra.blogspot.it/2014/12/valle-dei-casali-terra-bene-comune-7.html 
Popolo degli Elfi, Pistoia: http://www.aamterranuova.it/MappaEcovillaggi/IL-POPOLO-DEGLI-ELFI
Risorse audio: Intervista “la fattoria pubblica in custodia popolare”. Terranave è un programma di Marzia Coronati. In regia Marco Stefanelli

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