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Le biciclette portano più lavoro e benessere

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Un rapporto della Federazione europea dei ciclisti fa luce su un settore florido e in ascesa: 650 mila i lavoratori impiegati nel settore, e nel 2020 saranno un milione. Investire in bici e piste ciclabili conviene: c’è un ritorno economico superiore rispetto agli altri mezzi di trasporto
Oltre la new economy, il digitale e la materializzazione dei prodotti di consumo, c’è un settore che ancora tira, anzi pedala forte, è quello della bicicletta. Mezzo di locomozione essenziale che resiste oltre il passare dei secoli e che si ritaglia un nuovo pezzo di futuro.
Secondo lo studio della Federazione Europea dei Ciclisti, ad oggi nel vecchio continente sono più di 650 mila i lavoratori del settore e nel 2020 saranno un milione . Lo studio della dal nome “Ciclismo per la crescita” ha presentato i dati di uno dei settori economicamente più vivaci del vecchio continente che occupa più del doppio di lavoratori del settore siderurgico (650 mila contro 31 mila addetti). Nell’attività è incluso anche il settore del cicloturismo, che risulta il ramo più florido, e vede impegnati più di mezzo milione di addetti, a seguire quello della vendita e riparazione (80587 lavoratori), poi quello della costruzione delle infrastrutture (23417 addetti), vendita e riparazione (22629 lavoratori) e infine quello dei servizi (4224 addetti).
Durante la presentazione dello studio a Bruxelles, Kevin Mayne (direttore del settore sviluppo dell’ECF) ha lanciato un messaggio ai governi europei e al nuovo presidente Juncker: “Investire sul ciclismo su due ruote è la scelta più giusta e i benefici a lungo termine si vedranno sui bilanci della spesa sanitaria, in quello dei trasporti e nel cambiamento climatico. Adesso siamo in grado di dimostrare che ogni nuova pista ciclabile costruita crea nuovi ciclisti e questo contribuisce alla crescita dei posti di lavoro. Investire nella bicicletta fornisce il migliore ritorno economico di qualsiasi altro investimento fatto nel settore dei trasporti”.
Nel rapporto è incluso anche un piano di azione e i relativi benefici che potrebbe apportare all’economia europea. Il piano d’intervento si spinge fino al 2020 dove, a fronte di un raddoppio degli investimenti da parte della Comunità Europea e di piani nazionali per incentivare l’uso delle due ruote (per esempio sgravi fiscali per i ciclisti), il numero dei lavoratori sale fino a quota un milione. Inoltre, a parità di investimenti, il tempo di permanenza nella aziende di un lavoratore dell’industria delle due ruote è tre volte superiore a quello dei lavoratori dell’industria automobilistica.
Lo studio si chiude ricordando che il settore del ciclismo non richiede un alto livello di qualificazione per potervi accedere e questo gli permette di offrire una oggettiva opportunità per l’ inclusione europea sopratutto in questi anni di crisi economica.
Fonte: Eco dalle Città

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