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Abitare il legno

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Le case di legno sono confortevoli, antisismiche, ad alta efficienza energetica, con tempi di costruzione ridotti e costi interessanti. Ma la confusione regna sovrana, e le prefabbricate in Italia stentano a decollare. Vi raccontiamo le esperienze e le dritte per abitare il legno, con la testa e con il cuore…
Molte persone che hanno messo piede dentro una casa di legno si esprimono alla stessa maniera. Riferiscono di aver provato una vaga sensazione di benessere. Una percezione difficilmente ascrivibile a un senso piuttosto che a un altro. Il legno respira con noi, regola l’umidità, ci riporta alla poesia dei boschi. Ma poi ci hanno pensato gli austriaci a toglierci il gusto dell’approssimazione poetica. Qualche mese fa ricercatori del Centro Joanneum Research, con uno studio pilota annuale svolto all’interno di una scuola, ci hanno detto che è una questione di battiti cardiaci. Se si vive a contatto con il legno il cuore batte con un livello di stress inferiore ed è riparato dai rischi. Gli elettrocardiogrammi sono stati eseguiti sui ragazzi in due aule. Una arredata con pareti, pavimenti, coperture e rivestimenti in legno, l’altra con linoleum e pareti in cartongesso. Risultato: gli alunni della prima classe hanno mostrato un battito cardiaco più rilassato, con 6 battiti al minuto in meno rispetto In mancanza di cause certe, siamo ancora legittimati a parlare di «magia». Anche i ricercatori però non sanno ancora spiegarselo con tanta esattezza. Suppongono che possa dipendere dai terpeni o dalla qualità della luce. Potrebbe però anche essere una questione fisica: il legno si carica meno da un punto di vista elettrostatico, quindi permarrebbero più ioni negativi che influenzano positivamente la salute. Di sicuro il placebo non c’entra: lo studio ha dimostrato che i pannelli in finto-legno non funzionano. Insomma qualche dio delle foreste da qualche parte deve davvero esistere.
Quando la casa sa di legno
La casa in legno, prima che la si veda in piedi con porte e finestre, ce la costruiamo in testa come un’idea astratta. Diventa una sorta di palestra mentale dove ognuno sbizzarrisce a suo modo le proprie fantasie. E che attira le sensibilità più diverse attorno a un sogno di comfort assoluto, risparmio, ecologia, benessere, costi contenuti, e chi più ne ha più ne metta. A cambiare sono piuttosto gli approcci. C’è chi, come il sottoscritto, su queste cose preferisce delegare. Si innamora di qualche modello a catalogo, sposando le calde e avvolgenti suggestioni dal gusto nordico, e sogna di farsela montare in poche settimane su un terreno di proprietà. C’è però chi invece esprime delle istanze più articolate. L’ingegnere Samuele Giacometti, autore di Come mi sono costruito la mia casa di legno (Terra Nuova Edizioni), appartiene senz’altro a questa seconda specie. Ha conosciuto tutte le 43 piante da cui è stata creata la sua casa a Pesariis, nella frazione di Prato Carnico (Ud). Sa quante e quali travi ha ricavato da ogni albero. Conosce ogni nodo che madre natura ha tracciato sulle sue perline. Conosce ogni falegname, ogni tagliabosco e carpentiere che ha contribuito alla realizzazione del suo progetto. Dopo aver a lungo respirato l’aria dei boschi è riuscito a costruirsi una casa con legno e manodopera del posto. E oggi viene guardato come un profondo innovatore, un uomo che ha saputo esplorare l’universo della materia prima del legno. E pensare che nel 2007 Samuele non sapeva niente né di legno, né di bioedilizia. Vivendo in una valle circondata da alberi, voleva costruirsi una casa energeticamente efficiente, pienamente inserita sotto ogni profilo nel contesto di questa valle. L’idea di attingere direttamente dalla risorsa boschiva, che fino ad un paio di secoli fa era la risorsa principale di queste genti, poteva sembrare un po’ strampalata. Ma passo dopo passo, con tenacia, è riuscito a imporsi, incontrando la collaborazione delle maestranze locali e il favore dell’Amministrazione dei Beni Frazionali di Pesariis, che gli assegna due lotti dei boschi certificati PEFC (per la gestione forestale sostenibile). «Per fare la mia casa ho dovuto conoscere davvero cos’è il legno» ci spiega. Quando dico che la mia casa sa di legno, intendo il verbo sapere in due modi: come conoscenza e come sapore e odore». Tutto il legno impiegato è nudo, non trattato, compresi gli esterni o le perline del pavimento. Sa di legno (nome brevettato), coniuga la materia al naturale: niente vernici, colle o impregnanti. Sostanze inutili e invasive secondo il nostro ingegnere, che ha voluto attenersi con fiducia alle conoscenze tramandate per secoli in queste valli: «Oggi con mia moglie e i miei tre figli assaporiamo il piacere di questa scelta. Toccare il legno non trattato regala sensazioni ben diverse rispetto al verniciato. E noi non volevamo vivere a contatto con pellicole di plastica». Una scelta un po’ radicale che riverbera un qualcosa di semplice e cristallino. «In fondo non ho inventato niente di nuovo» dice Samuele. «Ho solo applicato degli accorgimenti già praticati secoli addietro. Ho visto con i miei occhi strutture di 150 anni fa in pieno stato di salute o invecchiate con dignità. Un tempo il legno non veniva trattato. Più semplicemente si rispettavano i tempi necessari per passare da legno-foresta a legno-mobile. Sono accorgimenti come la stagionatura all’aperto del legname o il fatto di lasciare la pianta con i rami attaccati a fare la differenza sulla qualità del materiale». Ci confessa che per alcuni dettagli ha fatto un po’ fatica: è stata dura convincere la moglie sulla scelta del pavimento di perline non trattate. «Se i nostri figli lo imbrattano di pennarello è pur sempre un segno di vissuto. Sempre meglio di una superficie patinata che non mi dà niente. Per dirla tutta poi, ho scoperto che lavandolo con acqua e sapone di Marsiglia, si riesce anche a tenerlo pulito». Samuele si è messo in testa di tramandare la sua esperienza. Non vende case prefabbricate, ma si impegna per diffondere la cultura del legno naturale e la sua tracciabilità. La sua casa ha ottenuto una sfilza di riconoscimenti: dopo il certificato Casa Clima B+, ha vinto il Premio Casa Clima Award 2010 e ha ricevuto la bandiera verde 2010. Oggi è circondato di grandi attenzioni, perché ha dato visibilità a un’intera valle. Anche l’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie) ha voluto studiare il ciclo di vita dei materiali della sua casa, altro tassello importante di una sfida che non contempla solo l’efficienza energetica, ma guarda anche alla sostenibilità a tutto tondo. C’è chi dice a km zero, ma lui ha una formula più convincente: il CAP omogeneo. «Hanno lo stesso codice di avviamento postale sia il bosco che gli artigiani che hanno reso possibile questa trasformazione, da legno-pianta a legno-casa».
Articolo tratto dal mensile Terra Nuova di Febbraio 2011.

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