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Le insidie nascoste nei caffè aromatizzati

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Negli ultimi anni hanno conosciuto un’ampia diffusione: si va dagli aromi cremosi di gianduia e vaniglia, a quelli più energici di ginseng e guaranà. Ben lontani da rappresentare un’alternativa salutare al consueto caffè espresso, queste bevande nascondono molte insidie.

Le insidie nascoste nei caffè aromatizzati

Pochi sanno rinunciare a un buon caffè. Per questo motivo sono sorte negli ultimi anni diverse alternative alla consueta miscela arabica. Così, chiunque aspiri a una bevanda che aiuti a mantenere alta la concentrazione e offra tono e energia senza ricorrere ad alte dosi di caffeina, può cadere nella trappola lusinghiera dei caffè aromatizzati. Ma con quali rischi per la salute?
In realtà la maggior parte di questi «raffinati» caffè sono frutto di complesse sofisticazioni, per lo più accuratamente occultate. Desta già sospetto il fatto che sulle confezioni difficilmente siano riportati gli ingredienti o sia specificato che il prodotto è zuccherato. Per questo è opportuno e doveroso chiedere al barista di fiducia o alle ditte produttrici di conoscere gli ingredienti: non sempre quello che scopriamo corrisponde alle caratteristiche di un prodotto salutare.

Caffè al guaranà e ginseng

Analizziamo in particolare questi due tipi di caffè molto richiesti, considerati da molti più «naturali» e quindi scelti come una valida alternativa al tradizionale espresso. In realtà, caffè e estratto aromatizzante costituiscono davvero una parte marginale degli ingredienti. Per il resto ci troviamo di fronte a semilavorati in polvere per bevande solubili, preparati nei bar con un’apposita macchinetta.
Queste polveri, in genere di produzione e confezionamento non italiano, sono lavorate con grandi quantitativi di zuccheri, grassi (spesso idrogenati), additivi e aromi di sintesi. È doveroso inoltre ricordare che rispetto a una tazzina tradizionale di caffè, che se non zuccherata è praticamente priva di calorie, i caffè aromatizzati hanno un indice calorico molto elevato (80-90 calorie a tazzina!), a dispetto del fatto che il caffè al guaranà è da molti associato a una bevanda salvalinea.
Lo zucchero risulta essere nella maggior parte dei casi l’ingrediente principale. È utilizzato per conferire un sapore gradevole e delicatamente dolce al palato, tanto che nelle confezioni si raccomanda di non eccedere nell’uso di dolcificanti, senza però specificare che il prodotto è già ampiamente zuccherato e quindi rischioso per tutti i soggetti diabetici.
Il consumo di saccarosio, nella dieta dell’uomo occidentale medio, supera ormai i 70 kg all’anno e sulla sua pericolosità già molto è stato detto. Questa sostanza prodotta con latte di calce, resine, ammoniaca, acidi vari e «tracce» di barbabietola da zucchero è in grado di distruggere molte proteine, vitamine e enzimi utili per la nostra salute. Trattato con acido solforoso per eliminarne la colorazione marrone, il saccarosio viene poi decolorato, centrifugato e colorato con blu idrantene, sostanza proveniente dal catrame e quindi cancerogena. Ciò che rimane è una polvere bianca, ricca di calorie vuote, fortemente acidificante, in grado di determinare veri e propri sintomi di dipendenza e astinenza come opportunamente messo in luce dal professor Hobel del Princeton Neuroscience Institute. Inoltre uno studio interessante condotto dal premio nobel Otto H. Warburg, ha evidenziato come il consumo di glucosio possa accelerare il metabolismo dei tumori in quanto l’innalzamento del livello glicemico, oltre a liberare insulina, determinerebbe anche un incremento dell’IGF o somatomedina, una molecola che ha la proprietà di stimolare la crescita cellulare.
Lattosio, latte in polvere e proteine del latte sono utilizzati principalmente per conferire cremosità al caffè, specie a quelli aromatizzati al cioccolato, gianduia e nocciola. Il problema in questo caso può insorgere nei confronti di tutti i soggetti intolleranti o allergici al lattosio che possono, inconsapevolmente, entrare in contatto con questa sostanza. I caffè aromatizzati sono stati inoltre indicati come alimenti a rischio anche per i celiaci, in quanto potrebbero contenere orzo in polvere o tracce di glutine. Uno dei maggiori pericoli per la nostra salute è però costituito dai grassi idrogenati utilizzati per mantenere la bevanda cremosa e consistente. Se non altrimenti indicato (alcune ditte precisano sulla confezione di non far ricorso a grassi idrogenati), si tratta di derivati di olio di palma, cocco, mais, arachidi e soia (questi ultimi anche a rischio ogm).
I grassi idrogenati aumentano i livelli di colesterolo LDL e diminuiscono quelli HDL, aumentano i livelli di insulina favorendo l’insorgere del diabete, influenzano la risposta immunitaria, incrementano i livelli di testosterone e induriscono e irrigidiscono le membrane cellulari compromettendone la funzionalità. Il Ginseng è una pianta dalle indiscusse proprietà benefiche dovute alla sua ricchezza di ginsenosidi, polisaccaridi e vitamine. La radice di Panax ginseng è utilizzata da secoli nella medicina tradizionale cinese per il suo effetto adattogeno, tonico, ringiovanente, stimolante del sistema nervoso e immunitario. Tuttavia esistono delle controindicazioni soprattutto nel caso in cui l’estratto di ginseng sia associato ad altre sostanze stimolanti. In questi casi infatti un consumo eccessivo potrebbe indurre stati d’ansia, nervosismo, insonnia e tachicardia. Un effetto simile può comportare anche l’assunzione di caffè e guaranà, sostanza ricavata dai semi di Paullinia capuana, un arbusto originario dell’America latina.
Il guaranà è già di per sé ricchissimo di caffeina e per questo aumenta la frequenza cardiaca, migliora l’attenzione e la concentrazione, riattiva il metabolismo. La sua associazione con il caffè è controindicata in genere per tutti i soggetti ipertiroidei, distonici e ipertesi. In ogni caso, difficilmente nei caffè aromatizzati siamo in presenza di estratto di ginseng o guaranà, di per sé piuttosto costosi. In molti casi si tratta di semplici aromi di sintesi.
Tra gli addensanti figurano i polifosfati, ritenuti responsabili di disturbi digestivi e della perdita di calcio nelle ossa, dovuta all’eccesso di fosforo. Costituiscono un rischio per i giovani in fase di crescita e per soggetti affetti da osteopenia e osteoporosi. Altri additivi a rischio e poco conosciuti sono i mono e digliceridi degli acidi grassi. Si tratta di emulsionanti ricavati sia da oli vegetali raffinati (qualora vi sia la dicitura vegetali) sia, molto più spesso, da scarti della macellazione di animali come corna, unghie, pellame e grasso. In questo caso gli stessi vegetariani e vegani potrebbero, a loro insaputa, consumare una bevanda contenente sostanze di derivazione animale.
Arriviamo così a quello che dovrebbe costituire l’ingrediente principale di queste bevande, ovvero il caffè. I quantitativi di caffè sono spesso irrisori e nella maggior parte dei casi si tratta di caffè solubili di cui non sempre è chiara la provenienza. È inoltre importante sottolineare come l’associazione di caffeina, zuccheri e guaranà/ginseng causi un’improvvisa impennata glicemica di brevissima durata, seguita da una brusco calo degli zuccheri con livelli di insulina ancora alti causando effetti debilitanti sulle cellule pancreatiche e sul nostro sistema nervoso. Il caffè di per sé è una sostanza naturale, nota e consumata da secoli per le sue proprietà eccitanti; un tempo il suo consumo era limitato a cerimonie e riti religiosi per cui la caffeina serviva per mantenersi svegli durante la notte e pregare; oggi invece il suo consumo smodato desta preoccupazione. L’abuso di caffeina può irritare le mucose di stomaco, vescica e intestino, distruggendo i batteri acidofili. Anche se la sua ricchezza di tannini e melanoidine lo rende un ottimo antiossidante naturale, utile nella prevenzione di importanti malattie senili come l’Alzheimer, il suo consumo andrebbe in genere ridimensionato, privilegiando la varietà 100% arabica, di provenienza biologica certificata e solidale, da consumarsi al naturale senza aggiunta di dolcificanti.

Articolo tratto dal mensile Terra Nuova di Maggio 2012.

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