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Consigli per i non acquisti. Olio di palma

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Cos’è che accomuna una barra di cioccolata, una patatina fritta, una confenzione di margarina, una centrale elettrica, una saponetta e una foresta indonesiana? Semplice: l’olio di palma. Molto economico rispetto ad altri grassi alimentari più pregiati, solido a temperatura ambiente, adatto a essere stoccato per lungo tempo e facilmente lavorabile, quest’olio è la manna di piccole e grandi industrie alimentari e cosmetiche. Nascosto spesso dietro anonimi «oli vegetali» e «grassi vegetali», anche di molti prodotti biologici, è l’olio più diffuso al mondo.Oltre alla produzione di uno spropositato numero di generi alimentari e cosmetici, l’olio di palma appare indicato anche per l’utilizzo energetico, trasformato in bio-diesel o combustibile per centrali elettriche. Insomma, si tratta di un vero e proprio olio delle meraviglie, che in molti corrono a coltivare.Vi è solo un piccolissimo problema con questa innocua sostanza piena di pregi: è un pericolo per il Pianeta. Infatti milioni di ettari di foreste pluviali e torbiere in Indonesia, Malesia, Papua Nuova Guinea, Filippine, Thailandia vengono sacrificati all’olio che dà gusto alla nostra brioche, alla crema spalmabile e a tonde patatine croccanti. Oranghi e popoli indigeni perdono i loro ambienti e periscono per far spazio a immense piantagioni che producono olio di palma. In Asia, Africa e America Latina ne stanno sorgendo sempre di nuove, per fornire olio da bruciare
nei nostri motori e nelle centrali. Così, mentre noi ce lo spalmiamo perfino addosso e lo mandiamo letteralmente in fumo per far correre le nostre macchine, tonnellate di anidride carbonica e altri gas serra vengono liberati nell’atmosfera per la sua coltivazione. Forse dovremmo tornare al caro, vecchio, costoso olio di oliva, e leggere attentamente gli ingredienti delle nostre merendine, se vogliamo avere un orango in più e un pianeta su cui vivere.

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