Caicocci: Terra Sociale, Bene Comune
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In questi giorni comunicheremo anche altre iniziative.
La nostra presenza a Caicocci ha sensibilmente diminuito la rapina e il vandalismo contro i casali e gli arredi. Ha cercato, dove possibile, di ridare vita produttiva a qualche pezzo di terra, di recuperare e curare alberi e strutture, di ragionare collettivamente sull’uso sociale e agricolo di quello che è un grande bene comune. Chi dovrebbe chiedere i danni? A chi dovrebbero essere chiesti i danni? A chi ha lasciato in stato di abbandono un patrimonio pubblico o chi , dal basso e con i suoi limiti, ha cercato di prendersene cura?
Il Comitato ci tiene a precisare anche che, contrariamente a quanto scritto nelle denunce della Regione Umbria, a Caicocci non sono state commesse azioni né violente né clandestine. Abbiamo sempre fatto tutto pubblicamente, spesso con partecipazione popolare.
Il Comitato ha sempre agito nella sostanziale attuazione dell’art 118 della Costituzione che prevede il principio di Sussidiarietà con cui i cittadini partecipano alle scelte delle Amministrazioni locali che ricordiamo “gestiscono” il territorio nazionale ma non ne sono proprietarie, il proprietario è il Popolo.
Noi crediamo nella salvaguardia del Patrimonio ambientale, agricolo e immobiliare come unica risorsa per la creazione di nuovi posti di lavoro.
Noi crediamo che un Ente pubblico che abbandona o vende dei Beni Comuni tradisce il proprio mandato Costituzionale.
Le lotte per Caicocci e per la Terra non si reprimono
Caicocci non si vende, si vive e si difende.
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una gestione sostenibile dei terreni e dei beni agricoli di proprietà pubblica, con i quali promuovere “progetti di neo-ruralità”, attraverso concessioni di lunga durata (min. 20 anni);
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la diffusione di un’agricoltura contadina, locale, naturale e di sussistenza; perché è l’unica in grado di assicurare alla comunità prodotti sani e genuini a prezzi accessibili, nel pieno rispetto dell’ambiente e del territorio;
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percorsi decisionali partecipati, che sappiano coinvolgere nella progettazione la comunità locale e le realtà contadine di nuovo insediamento;
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la nascita di piccole e diffuse realtà, volte al soddisfacimento delle esigenze della rete dei contadini locali, attraverso progetti concreti, come ad esempio la costruzione di piccoli vivai per la produzione di piantine da orto di varietà locali, usando metodi naturali e a risparmio energetico;
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la collaborazione con tutte le persone che si riconoscono nei principi di questo manifesto e sono disposte a lavorare per la sua attuazione.
Il riconoscimento del diritto ad abitare la terra da parte di chi pratica l’agricoltura contadina. Oggi le leggi impediscono di fatto la riconquista delle terre abbandonate o incolte da parte di soggetti diversi dalle medie-grandi aziende agricole convenzionali, sole titolari del diritto di edificare annessi o abitazioni rurali. Vogliamo poter auto-costruire con materiali naturali (come legno e paglia), fabbricati rurali a bassissimo impatto ambientale, totalmente degradabili e vincolati senza limiti di tempo all’attività agricola.
(tratto dal manifesto Genuino Clandestino nel quale Caicocci si riconosce)