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La Strategia Energetica Nazionale blocca la crescita

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Docenti e ricercatori dell’Università e dei Centri di Ricerca di Bologna contro la politica del governo: meglio puntare tutto su efficienza, risparmio energetico, energie rinnovabili green economy
La Strategia Energetica Nazionale ostacola la crescita economica del Paese. Questa, in sintesi, è la tesi di un team composto da docenti e ricercatori dell’Università e dei Centri di Ricerca di Bologna. “L’unica via percorribile per stimolare una reale innovazione nelle aziende, sostenere l’economia e l’occupazione, diminuire l’inquinamento, evitare futuri aumenti del costo dell’energia, ridurre la dipendenza energetica dell’Italia da altri Paesi, ottemperare alle direttive europee concernenti la produzione di gas serra e custodire l’incalcolabile valore paesaggistico delle nostre terre e dei nostri mari consiste nella rinuncia definitiva ad estrarre le nostre esigue riserve di combustibili fossili e in un intenso impegno verso efficienza, risparmio energetico, sviluppo delle energie rinnovabili e della green economy”, scrivono gli scienziati in una lettera aperta al Governo, che elenca 5 punti fondamentali da cui non si può prescindere, e che puntano allo sviluppo della green economy.
“L’Italia non ha carbone, ha pochissimo petrolio e gas, non ha uranio, ma ha tanto sole e le tecnologie solari altro non sono che industria manifatturiera, un settore dove il nostro Paese è sempre stato all’avanguardia. Sviluppando le energie rinnovabili e le tecnologie ad esse collegate il nostro Paese ha un’occasione straordinaria per trarre vantaggi in termini economici (sviluppo occupazionale) e ambientali dalla transizione energetica in atto. Purtroppo la Strategia Energetica Nazionale, che l’attuale governo ha ereditato da quelli precedenti e che apparentemente ha assunto, non sembra seguire questa strada. In particolare, il recente decreto Sblocca Italia agli articoli 36-38 facilita e addirittura incoraggia le attività di estrazione delle residue, marginali riserve di petrolio e gas. Inoltre, il decreto non prende in considerazione la necessità di creare una cultura del risparmio energetico e più in generale della sostenibilità ecologica e non semplifica le procedure che ostacolano lo sviluppo delle energie rinnovabili”, spiega il team di Bologna che ha anche lanciato un appello agli scienziati e ai cittadini affinché il problema energetico non venga affrontato solo in una stretta visione economica, ma in una ampia prospettiva che comprenda gli aspetti scientifici, sociali, ambientali e culturali.
“L’Italia, come attuale presidente del consiglio europeo, ha perso la grande occasione di farsi promotrice del cambiamento vero e immediato di cui avremmo bisogno per fronteggiare il cambiamento climatico. Gli obiettivi clima ed energia approvati deludono le aspettative di chi, come noi, si aspetta che la politica europea prenda atto della criticità di questo momento storico e agisca ora con un cambio di rotta deciso. Proprio come ci viene richiesto dai rapporti dell’Ipcc (International Panel Climate Change), il panel internazionale di scienziati del cambiamento climatico. In particolare, riteniamo che l’obiettivo di riduzione delle emissioni del 40%, l’unico vincolante dei tre, sia poco ambizioso e non sia sufficiente a metterci sulla strada della necessaria riduzione di emissioni. Lo stesso Ipcc ha confermato i nostri timori criticando la debolezza di questo obiettivo. Ricordiamo inoltre che l’obiettivo non vincolante di produrre il 27% delle energie da fonti rinnovabili non rappresenta affatto uno stimolo al settore dato che già ora il settore ha previsioni di crescita che lo porterebbero oltre questa soglia senza nessun intervento. Forse questa timidezza va messa in relazione con i recenti sforzi del governo per tagliare le gambe alle rinnovabili (spalma incentivi) e promuovere le energie fossili (capacity payment e l’odierno sblocca Italia)”, ha dichiarato Mirko Busto, deputato M5S in Commissione Ambiente, che conclude: “Gli obiettivi risultano così essere, paradossalmente, più che degli obiettivi veri e propri, degli steccati che finiscono per limitare i comportamenti virtuosi. Addirittura potremmo definirli degli obiettivi tarpanti per l’Europa. Ancora una volta, infatti, il Premier ha mostrato la sua classica doppia faccia. Il bravo ragazzo da una parte ed il servitore degli interessi di casta dall’altra. Lo Sblocca Italia disegna una vera e propria Strategia Energetica Nazionale che ahinoi tocca in maniera grave il futuro del paese sotto diversi punti di vista: scientifico, economico, sociale, ambientale e culturale”.
Fonte: http://greenenergyjournal.it/

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