Gli imballaggi utilizzati per la pizza favoriscono la migrazione di metalli pesanti. L’Italia ha una legislazione più severa, ma molti contenitori sono ancora illegali. Attenzione alla carta riciclata!
Ne ha parlato la trasmissione di Rai Tre Report due giorni fa: tra i pericoli che si nascondono dietro la pizza, oltre ai fumi e alla fuliggine dei forni, c’è l’imballaggio con cui siamo soliti trasportare la pizza a casa. Per quanto riguarda questo tipo di alimenti non è il caso di reclamare la carta riciclata, che è vietata dalla legge perché cede piombo e altre sostanze tossiche. Purtroppo in molti angoli della Penisola, come ad esempio in tutto il Sud, gran parte dei cartoni usati per la pizza contiene cellulosa riciclata.
La legge italiana, considerata una delle più severe in Europa, vieta l’uso di cellulosa riciclata per gli imballaggi di cartone destinati ad alimenti “umidi”, tra cui rientrano le scatole per la pizza, visto che la temperatura interna raggiunge i 60/65°C: queste temperature favoriscono la migrazione di piombo, ftalati e altri composti tossici abitualmente presenti nel cartone riciclato.
In Italia sono vietate anche le scritte nella parte interna del contenitore per evitare la cessione di sostanze nocive presenti nell’inchiostro. In Francia, Germania e altri paesi europei (tranne la Finlandia che ha regole simili alle nostre), le leggi sono più permissive, e i contenitori possono avere uno, due e anche tre strati di cartone riciclato, anche se per quello a contatto con la pizza la presenza o la migrazione di alcune sostanze deve rientrare entro certi limiti.
Come si riconoscono i contenitori a norma?
Sul cartone deve essere presente il nome del produttore e il codice di tracciabilità per identificare il lotto. Su alcuni si trova il logo composto da un bicchiere e una forchetta, che però non ha alcun valore legale. Si tratta di un’autocertificazione che attesta la possibilità di utilizzare il contenitore per tutti i prodotti alimentari non distinguendo tra cibo secco o umido.
Se l’imballo non è adatto a tutti gli alimenti, a fianco della forchetta e del bicchiere dovrebbero essere indicate le tipologie di alimenti (codificate dal decreto con un numero oppure dalla scritta “solo per alimenti secchi”) come pure eventuali limitazioni delle condizioni d’uso.