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Misuriamo lo smog

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Terra Nuova lancia una campagna per la ricerca partecipativa: i cittadini si attivano per misurare la qualità dell’aria. Difendersi dall’inquinamento, dai rischi delle polveri sottili, dalle onde elettromagnetiche: oggi tutto questo è possibile…con la nostra partecipazione!
La tutela della salute richiede una maggiore sorveglianza dei fattori di rischio, di una continua ricerca sulla cause di malattia e di una buona diffusione delle informazioni. Difendersi dall’inquinamento, dai rischi delle polveri sottili, dalle onde elettromagnetiche: oggi tutto questo è possibile, cominciando a partecipare alla ricerca scientifica e attivando sistemi di monitoraggio finanziabili dal basso. Un gruppo di cittadini fiorentini un anno fa ha intrapreso un progetto di monitoraggio autonomo della qualità dell’aria, dando vita a un’esperienza che abbiamo documentato sullo scorso numero di aprile. In seguito a questa pubblicazione molti abitanti di diverse città si sono mobilitati per riuscire ad accedere a un riscontro diretto e misurabile delle emergenze ambientali e sanitarie a loro più vicine. Si tratta di un’esperienza di ricerca partecipativa, che vede i cittadini direttamente coinvolti, insieme a ricercatori e istituzioni. ggi è diffusa la percezione di essere soggetti a numerosi fattori di rischio. Dalle centrali nucleari agli inceneritori, dalla TAV allo sfruttamento del gas naturale mediante il fracking, dai telefoni cellulari agli ogm, le possibili conseguenze legate allo sviluppo e all’uso delle nuove tecnologie sono incerte. Alcuni ne sono fautori entusiasti, molti altri ne paventano le conseguenze dannose o addirittura nefaste per la vita stessa del Pianeta. In ogni caso, la preoccupazione è in generale elevata, come dimostra il gran numero di lettori che ogni mese ci chiede di approfondire determinati argomenti. ggi però il divario di sapere tra le accademie, le istituzioni scientifiche e la cittadinanza può essere colmato. La verità scientifica si può produrre con un importante contributo, costruito dal basso. La diffusione e la facilità di accesso alle tecnologie informatiche permette di diventare attivi e capaci nel valutare i rischi per la propria salute, favorendo la creazione di gruppi o comitati impegnati a progettare e condurre ricerche in campo sanitario. Si tratta di modalità di ricerca eterogenee, progetti definiti in vario modo in letteratura: «citizen driven», «participant driven», «crowd sourced», «participant centric». Oggi è possibile coprodurre conoscenza scientifica e partecipare al progresso scientifico, grazie ai moderni mezzi di comunicazione e alla tecnologia che mette a disposizione materiali e strumenti a basso costo, grazie ai quali anche soggetti non esperti possono condurre esperimenti e misure in proprio. Le argomentazioni scientifiche a supporto delle decisioni non sono più prodotte da agenzie o tecnici «terzi», ma da una pluralità estesa di soggetti. Tra i più attenti osservatori della società contemporanea si parla dell’affermarsi di un tipo differente di cittadino, il cittadino capace di conoscenza. Questo mese Terra Nuova lancia una campagna per la ricerca partecipativa e Epidemiologia&Prevenzione, la rivista ufficiale dell’Associazione italiana di epidemiologia, aprirà una sezione specificamente dedicata ad informare e documentare questo tipo di esperienze.
Come possiamo attivarci on è facile definire una procedura standard per l’avviamento di un’esperienza di ricerca partecipativa, perché gli elementi che entrano in gioco e i passi da seguire posso- no variare a seconda del contesto o del problema che si vuole indagare. uttavia, abbiamo cercato di costruire un modello di linee guida, basandoci sull’esperienza del progetto «PM2.5 Firenze», promosso da alcuni residenti di via della Scala, nei pressi della stazione ferroviaria di Firenze Santa Maria Novella. Questi cittadini si sono mossi in prima persona per monitorare la qualità dell’aria che respirano, preoccupati per l’insistenza del traffico, spesso congestionato, con circa 2500 autobus che vi transitano ogni giorno.
Vogliamo condividere le tappe di questo percorso, che potrebbe esse-re riprese e magari modificate, in base alle esigenze specifiche:
1. Discussione con esperti epidemiologi/chimici per delineare e definire il quesito di ricerca.
2. Acquisto della centralina di monitoraggio, attraverso una raccolta fondi in crowdfunding.
3. Discussione con gli esperti per il posizionamento della centralina in un luogo opportuno per raccogliere dati attendibili e rilevanti.
4. Validazione dei dati rivelati da parte di un esperto, generalmente un chimico. 5. Implementazione di un sistema di informazione in continuo su sito web, così da rendere il dato pubblico e fruibile da parte dei cittadini. Da non sottovalutare è la necessità che i dati, e soprattutto i risultati di eventuali indagini epidemiologiche, siano espressi in un modo chiaro e comprensibile ai cittadini.
Nel succitato caso di «PM2.5Firenze» si è registrata una sinergia tra i cittadini che hanno sviluppato l’esperienza di monito- raggio della qualità dell’aria e Epidemiologia & Prevenzione, un’impresa sociale non profit composta da 28 soci, cittadini con competenze e interessi differenti come esperti di nocività ambientale e occupazionale, epidemiologi, professori universitari, medici e giornalisti. L’impresa è proprietaria dell’omonima rivista Epidemiologia & Prevenzione, che da quasi quarant’anni rappresenta il fior fiore dell’epidemiologia italiana, nel senso anche dell’impegno politico a favore della prevenzione, e da circa dieci anni è la rivista ufficiale dell’Associazione italiana di epidemiologia, che da allora ne detiene metà della proprietà. Le esperienze di epidemiologia partecipata, promossa e gestita dalle persone e dalle comunità, sono per statuto supportate dall’impresa sociale.
Contatti:
Società per l’epidemiologia e la prevenzione Giulio A. Maccacaro
impresa sociale srl, via Francesco Nullo 19, 20129 Milano tel 345 1142997 – maria.larossa@epidemiologiaprevenzione.it

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