La scuola di Alice
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La scuola di Alice
Alcune domande al fondatore della Scuola di Alice:
La scienza occidentale – e di conseguenza la scuola occidentale – è impostata sulla parcellizzazione dei fenomeni che gli studenti devono limitarsi a imparare e credere passivamente. Ci viene inculcata una conoscenza discutibile. Un esempio di questa conoscenza inappropriata lo possiamo trovare nella credenza che l’individuo, in quanto soggetto pensante, sia separato dal suo pensiero e dall’azione conseguente il pensiero. Allo stesso modo si guarda un albero come separato dalla sua foresta, che è separata dalla terra, che è a sua volta separata dal sistema cosmico. Il Progetto Alice insegna a prendere coscienza della Realtà (con la maiuscola, cioè assoluta, per distinguerla da quella relativa, che appare ma non è) attraverso un percorso cognitivo analitico e progressivo. Ci domandiamo, prima di tutto: che valore ha la conoscenza che ci viene proposta a scuola? E’ vero che l’albero può essere frantumato in parti? E’ vero che una foglia è separata dalla totalità dell’albero? E’ vero che esiste un albero indipendente dalla foresta? Esiste una foresta separata dalla Terra? E la Terra può essere pensata come un fenomeno a sé stante rispetto all’Universo infinito?
Noi nel Progetto Alice rispondiamo, senza paura di essere smentiti, che non è vero. Credere che esista oggettivamente un albero diviso in tre parti è una concezione totalmente errata. Ora, se partiamo dal presupposto che dal pensiero nascono le emozioni, le idee, le fantasie, la motivazione ad agire, le decisioni e le azioni, ne consegue che la nostra credenza errata circa il modo di esistere di quell’albero, come di tutti i fenomeni sia fisici che mentali, avrà un impatto tremendo nella nostra vita, su quella degli altri e sull’ambiente stesso. Perché? Ovviamente se il pensiero è sbagliato, sarà sbagliata anche la visione di se stessi, degli altri e dell’Universo e quindi anche l’azione e non sarà possibile costruire, su questa, una felicità stabile e autentica…
Il nostro è un progetto educativo-scolastico e la scuola ha il dovere di insegnare un buon modo di pensare da cui dipende la felicità degli studenti. Gli insegnanti non si possono limitare a dare delle nozioni concettuali, loro devono insegnare il corretto modo di vedere i fenomeni, dando una giusta visione della realtà. Il problema è che la maggior parte degli insegnanti non si rende conto di quanto sia importante il loro ruolo nella possibilità di costruire una vita felice. Le concettualizzazioni così come le oggettivazioni sono convenzioni che servono per comunicare in modo pratico e accessibile a tutti. Così nel Progetto Alice non si negano i metodi della scienza occidentale che ad esempio divide il corpo in migliaia di parti, ma dopo averlo frantumato si spiega ai nostri studenti che non ci sono mani, testa, braccia, corpo, ma il tutto è unito a se stesso e al resto dell’universo. Questa è la scienza olistica…
Il progetto Alice è nato 30 anni fa, quando già iniziava a manifestarsi una tendenza negativa in ambito economico e sociale. Allora, ci chiedemmo dove ci avrebbe condotti tale trend se fosse aumentato negli anni. È successo proprio questo. Il Progetto Alice aveva l’intenzione di arginare al meglio questa inevitabile discesa. Gli argini di cui c’è bisogno non sono solo didattici, c’è bisogno di un nuovo paradigma che dia ai ragazzi una diversa visione della vita. Forse, allora, potremo fermare la caduta libera. L’India ha la chiave per fermare l’Apocalisse. Sta nella Saggezza dei suoi Rishi, yoghi, mistici… I nostri ragazzi nascono con il destino di essere disoccupati, non c’è dubbio. Il capitalismo è morto e adesso ci troviamo a cercare nuove forme di sviluppo. Il vecchio sistema economico, durato oltre trecento anni, è agli sgoccioli: le banche crollano, il petrolio scarseggia, l’ambiente è saturo di veleni e le fabbriche vengono trasferite nei paesi del terzo mondo alla ricerca di manodopera a basso costo. Cosa faranno tutti gli studenti educati al valore del denaro in un mondo in crisi economica, con un altissimo tasso di disoccupazione?
La scuola ha una responsabilità enorme, soprattutto adesso. Se gli studenti avessero avuto una scuola come il Progetto Alice non verrebbero illusi o spinti a credere in un futuro improbabile, ma verrebbero preparati a quella che noi chiamiamo emergenza esistenziale. Studiare per imparare ad essere disoccupati senza disperazione. Sembra un’assurdità, vero? Forse la scuola di Alice è l’unica al mondo a insegnare ad accettare anche l’evento disoccupazione, come la malattia e la catastrofe naturale…
Prima che arrivassero gli occidentali, in India ogni cosa era sacralizzata, ma in pochi anni, grazie all’invasione brutale di noi europei, sono stati distrutti o compromessi valori millenari come, ad esempio, la loro solidarietà, l’antico sistema educativo dei villaggi. Abbiamo portato i nostri modelli di vita. I modelli di vita basati sulla competizione, la corsa al successo e spesso, anche l’ossessione del sesso. Abbiamo – come dire – volato basso o meglio, giocato sporco, puntando ai chakra bassi delle masse (cioè le pulsioni umane più elementari, ma anche meno evolute, come per esempio quelle alimentari o quelle sessuali). Quando si lavora sui chakra bassi si fa in fretta a convincere la gente a cambiare costumi, stile di vita, valori e credenze. Questo è il regalo lasciato dalla dominazione degli inglesi: una cultura aliena con il virus della degenerazione. Spero che questo virus venga presto debellato da una intelligente reazione da parte di persone illuminate, come Vandana Shiva, ad esempio.
Questo non posso saperlo. Noi gli insegniamo a nuotare, gli diamo gli strumenti per sopravvivere dal punto di vista psicologico, poi sono loro a decidere cosa fare delle loro vite. Certo, fuori troveranno gli ostacoli, ma sono sicuro che li affronteranno in modo costruttivo. Loro sanno che la felicità non dipende da condizioni esterne, ma dallo stato mentale, quindi hanno delle solide certezze di base che possono utilizzare quando vogliono. Questo era il lavoro che facevo anche in Italia, alle elementari. Avevo capito che c’era bisogno di un nuovo paradigma educativo che dimostrasse quanto fosse errata la didattica tradizionale. Io dicevo che stavamo imbrogliando gli studenti nell’affermare l’esistenza inconfutabile e unica della realtà esterna. Ho iniziato a coltivare i principi base della mia didattica – assieme a Luigina De Biasi – consapevole che quei semi germoglieranno prima o poi nella vita di ognuno. Sta poi agli studenti decidere se utilizzare o meno quello che hanno imparato a scuola. Comunque negli anni, mi sono giunte conferme bellissime. Per esempio, quella di un mio ex allievo delle elementari a Fontane di Villorba. Per un filo strano di coincidenze, sua moglie è riuscita a rintracciarmi dopo 40 anni e mi diceva che Michele ha conservato un ricordo meraviglioso del maestro che gli ha insegnato piccoli segreti che tuttora lo aiutano nel quotidiano. Dice che gli hanno salvato la vita! Un altro ex studente dell’alta borghesia indiana che ha frequentato la nostra scuola fino alla quinta elementare, e che ora studia in America, ci ha scritto dicendoci che ricorda ancora i pensieri filosofici che gli abbiamo insegnato, e che ‘medita e pratica esattamente quegli esercizi che faceva alla scuola dell’Universal Education’.
Gli studenti non fanno fatica a comprendere i nostri concetti, ma gli insegnanti sì. Gli studenti spesso non hanno nulla da perdere nello sposare la nostra filosofia che capiscono perfettamente. Sono piuttosto gli insegnanti ad avere difficoltà, perché per comprendere devono mettere in discussione anni e anni di false certezze, di esami e di radicate cognizioni di realtà. Gli insegnanti devono prendersi la responsabilità di quello che sta succedendo fra i giovani: la mancanza di rispetto e di disciplina sono una conseguenza dell’inconsistenza dell’insegnamento. Oggi la mancanza di coscienza profonda sta mietendo disastri. I ragazzi che non hanno certezze, attaccano la loro cultura tradizionale oppure cercano droghe o svaghi frivoli per compensare quello che non è dato dalla saggezza. A volte, si rifugiano in sette religiose, cercando risposte alle loro insicurezze e ai loro bisogni di trascendenza. Ma c’è il rischio che cadano dalla padella (della loro crisi esistenziale) alla brace (dell’inganno dei falsi guru, della ‘perversione religiosa’, del fanatismo, del settarismo). Se noti, io non parlo di religione, ma di conoscenza. Se vuoi, spostiamo il dialogo anche all’ambito religioso. Shiva, Buddha o Cristo rappresentano tutti la mente libera dall’Io, dall’egoismo. Tutte le religioni rispondono al quesito della vita eterna nello stesso modo: abbandonare tutto quello che si ha (dagli oggetti materiali, all’Io) per camminare più leggeri sulla Via, sul Sentiero spirituale.
Un invito a costruire insieme ai bambini un percorso al benessere fisico e spirituale, per insegnare il rispetto, la compassione, la consapevolezza.
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Un manuale teorico/pratico per salvare il pianeta cambiando in meglio la propria vita. Un libro che unisce riflessione e azione per un cambiamento dal basso.
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