Via le macchie, ma senza inganni
homepage h2
Via le macchie, ma senza inganni
Secondo Daniele Minciocchi, chimico formulatore di Almacabio, «le macchie vanno trattate in base al tipo di tessuti e al tipo di sostanza macchiante». «Per esempio, le macchie a prevalenza proteica come uovo e sangue vengono debellate dagli enzimi. Le macchie di grasso e quelle prevalenza polisaccaridica, cioè vegetale, vengono eliminate dai tensioattivi».
Nella detergenza bio invece si usano dei perossidi, ovvero prodotti a base di ossigeno. Uno fra questi è il percarbonato di sodio. Poiché per essere efficace sulle macchie necessità di un lavaggio ad almeno 40° C (temperatura alla quale si sviluppa l’ossigeno attivo), il percarbonato è spesso associato a specifici attivatori, i Tagu e soprattutto i Taed, che permettono alla reazione di innescarsi anche a basse temperature. Purtroppo, si tratta di ammine completamente sintetiche, molto complesse sotto il profilo tossicologico. Fortunatamente, il perborato, una sostanza mutagena, è sempre meno usata anche dalla detergenza convenzionale. Quando invece parliamo di smacchiatori liquidi, il principio attivo principale è quello del perossido di idrogeno, cioè l’acqua ossigenata».
In merito ai prodotti salva colore, Minciocchi spiega che «non esiste un corrispettivo ecobio, perché questo tipo di preparati si basa sul PVP (Polivinilpirrolidone) oppure sul PVP/VI (Vinilimidazolo), che sono sostanze del tutto sintetiche e non biodegradabili. Il problema non è solo la loro forma finita, ma le materie prime e i residui di lavorazione: sono molecole che l’Unione eubioequo Eropea ha classificato come potenzialmente cancerogene. Leggermente meno pesanti dal punto di vista tossico sono le DTI (Dye tranfer inhibitor), comunque a base di un derivato del Vinilpirrolidone». Inoltre, puntualizza Urbinati, «il PVP, una volta giunto a contatto con i tessuti, ne riveste come una pellicola tutte le fibre, impedendo al colore di diffondersi nell’acqua di lavaggio. A questo punto però il vostro capo, magari di un pregiato filato in cotone biologico colorato con tinte vegetali, è rivestito di un film «plastico» e sulla pelle non avrete il piacevole contatto con una fibra naturale, ma una sostanza sintetica, per di più scarsamente biodegradabile».
-
Il sapone di Marsiglia, specie se applicato sulla macchia fresca, è molto efficace, soprattutto sullo sporco grasso. È possibile bagnare la macchia, sfregare il sapone e lasciare il capo da lavare nel cestino della biancheria per qualchegiorno senza che la macchia si fissi.
-
Per potenziarne l’azione si può mescolare a della soda Solvay, che è essenzialmente carbonato di sodio: questa sostanza sminuzza le macchie di sporco, facilitandone la rimozione.
-
È possibile farne anche un comodo gel sciogliendo in un litro di acqua demineralizzata calda 70 grammi di Marsiglia in scaglie. Otterrete così una saponata piuttosto liquida. Aggiungendo 2 cucchiai di soda Solvay si produrrà un gel piuttosto efficace. Aggiustate di acqua fino a ottenere la consistenza desiderata.
-
Per le macchie colorate, invece, l’ideale è l’acqua ossigenata, che dà il via all’azione ossidante e decolorante. Quella che si usa normalmente per disinfettare non è particolarmente concentrata, ma una sua efficacia ce l’ha proprio come smacchiatore, cioè versata sulla singola macchia.
Terra Nuova Edizioni ha pubblicato il libro PULIRE AL NATURALE, un piccolo gioiello domestico che racchiude tanti consigli utili, informazioni e ricette per autoprodurre detersivi e detergenti per la casa ecologici e con materie prime di uso domestico.