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Allattare fa bene anche alle mamme

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Si parla molto dei benefici dell’allattamento al seno per i bambini, ma a trarne vantaggi è anche la salute delle mamme: ecco cosa dicono diversi studi.

Allattare fa bene anche alle mamme

I benefici dell’allattamento al seno per i bambini sono innumerevoli e ormai noti; la stessa Organizzazione mondiale della sanità definisce l’allattamento materno come il modo migliore per nutrire il bimbo e assicurargli tutto ciò di cui ha bisogno per crescere sano. Forse meno noti sono però i grandi benefici che l’allattamento ha sulla salute delle mamme e che la letteratura scientifica sta mettendo in luce con sempre maggior frequenza.
Meno diabete
Uno studio recente, pubblicato sulla rivista medica Diabetes, afferma che allattare al seno protegge la donna contro la cosiddetta sindrome metabolica, una somma di fattori ad alto rischio legata al diabete e all’obesità che espone seriamente al rischio di morte prematura. Lo studio è stato condotto dal Kaiser Permanente di Oakland, in California1, organizzazione che ha condotto diverse ricerche sull’allattamento al seno arrivando alla conclusione che esso garantisce anche protezione a livello cardiaco, abbassando il rischio di infarti e ictus. Il noto istituto di ricerca attesta che, allattando, il rischio di sviluppare il diabete diminuisce fino al 56%. La ricerca è stata condotta su 704 donne, che all’inizio dello studio erano incinte del primo figlio e il cui stato di salute è stato monitorato nei 20 anni successivi al parto.
Dall’analisi è emerso che le donne che avevano allattato il proprio bambino per almeno un mese correvano un rischio inferiore del 39% di sviluppare il pre-diabete – una sindrome metabolica che può condurre allo sviluppo del diabete mellito e di cardiopatie. Inoltre, se la durata dell’allattamento si protraeva, il pericolo si riduceva fino al 56%.
A valutare la correlazione tra allattamento al seno e diminuzione dell’incidenza di diabete di tipo 2 è stato anche un gruppo di ricercatori del Brigham and Women’s Hospital2. Un loro studio ha preso in esame 83.585 donne che hanno partorito figli vivi, partecipanti allo studio NHS (Nurses’ Health Study), mentre un altro studio ha preso in considerazione  3.418 donne appartenenti al NSH II (Nurses’ Health Study II).
Nello studio NHS sono stati diagnosticati 5145 casi di diabete di tipo 2 tra il 1986 ed il  2002, mentre nello studio NHS II sono stati diagnosticati 113 casi tra il 1989 ed il 2001. Tra le donne che avevano partorito figli vivi, la più lunga durata dell’allattamento era  associata ad un ridotto rischio di malattia. Per ciascun anno aggiuntivo di allattamento, le donne che avevano partorito nei 15 anni precedenti presentavano una riduzione del  rischio di diabete del 15% tra le partecipanti allo studio NHS e del 14% tra quelle  partecipanti allo studio NHS II.
Meno tumori alla mammella
Ma il diabete non è l’unica malattia che l’allattamento pare proprio tenere lontano. Infatti, le donne con una storia familiare di cancro alla mammella che allattano i propri figli al seno presentano un rischio di sviluppare la malattia ridotto di almeno il 60%. È il parere dello staff dell’Università del Nord Carolina, che ha pubblicato su Archives of Internal Medicine i risultati di uno studio compiuto su donne che avevano avuto almeno un figlio. Stando a quanto osservato dagli autori dello studio, la riduzione del rischio grazie all’allattamento sembrerebbe comparabile a quella ottenuta con trattamento  ormonale. Prendendo in esame circa sessantamila donne dal 1997 al 2005, i ricercatori  hanno identificato 608 casi di cancro al seno in età pre-menopausale. Se confrontate con le donne che non avevano mai allattato, quelle che lo avevano fatto mostravano un fattore di rischio relativo3 di sviluppare la stessa patologia ridotto del 25%, indipendentemente dalla durata dell’allattamento.
Lo studio ha evidenziato un altro dato interessante: fra le donne con una madre o una  sorella con cancro al seno, quelle che avevano sempre allattato evidenziavano una  percentuale di rischio inferiore del 59% in confronto con quelle che non avevano mai  allattato. Non è invece stata osservata alcuna associazione tra le donne prive di storia famigliare di cancro al seno4.
La correlazione tra allattamento  cancro è stata studiata anche dai ricercatori inglesi della  Cancer research epidemiology unit di Oxford e pubblicato sulla rivista Lancet. Gli  specialisti hanno analizzato i dati di 47 studi epidemiologici, condotti in 30 paesi, raccogliendo informazioni sull’allattamento al seno e altri aspetti della gravidanza per un  totale di 50.000 donne con carcinoma mammario e 97.000 senza carcinoma. Le donne colpite dal carcinoma mammario avevano avuto in media meno bambini di quelle senza neoplasia (2,2 contro 2,6). Rispettivamente il 29% e il 21% non avevano mai allattato.
Tra quelle che avevano allattato la durata dell’allattamento è stata più  breve nelle donne colpite dal carcinoma (10 mesi contro 16 mesi). Secondo gli autori, il  rischio di cancro mammario si riduce del 4,3% per ogni anno di allattamento e si riduce  del 7% per ogni nascita; in questo caso la riduzione del rischio è stata osservata anche in donne senza una predisposizione per il cancro al seno. Per gli specialisti l’incidenza di carcinoma mammario nei paesi industrializzati potrebbe essere dimezzato se le donne aumentassero il numero di gravidanze e la durata dell’allattamento al seno.
Meno artrite reumatoide
I benefici dell’allattamento non si fermano nemmeno alla prevenzione del diabete e del cancro. Se prolungato per un periodo di 13 mesi, o più, esso è associato anche ad una riduzione del rischio di sviluppare artrite reumatoide. Per arrivare a questa conclusione i ricercatori del Malmo Hospital University in Svezia hanno utilizzato i dati del Swedish national hospital discharge e del National cause of death register, tra il 1991 ed il 1996. Sono state confrontate le informazioni sanitarie di 136 donne che successivamente hanno sviluppato artrite reumatoide e 544 donne di controllo.
La diagnosi di artrite reumatoide è  stata fatta sulla base dei criteri dell’American College of rheumatology. L’età media dell’insorgenza di artrite reumatoide nella popolazione campione era di 63,3 anni e la  durata media della malattia era di 5,5 anni tra l’arruolamento nello studio e l’inizio dell’artrite reumatoide. Lo studio ha trovato che l’allattamento al seno per 13 mesi, o più, era associato ad un ridotto rischio (OR) di sviluppare artrite reumatoide. Per le donne con una storia di allattamento al seno tra 1 e 12 mesi, l’OR era 0,74, rispetto alle donne che non avevano mai allattato al seno. Altri studi avevano indicato che i fattori ormonali hanno un ruolo nello sviluppo dell’artrite reumatoide; nella gravidanza, ad esempio, si osserva un miglioramento dei sintomi5.
Altri benefici dell’allattamento al seno riguardano la riduzione del rischio di ictus e infarto, la riduzione dei sintomi allergici e la diminuzione dell’incidenza dell’osteoporosi.  Ad avere individuato una minore incidenza di ictus e infarto nelle mamme che danno il seno ai loro bebè è stato un gruppo di ricercatori dell’Università di Pittsburgh che hanno pubblicato i loro risultati sulla rivista medica Obstetrics and Ginecology. La ricerca ha analizzato la situazione di circa 140 mila donne in menopausa, scoprendo che i figli sono la migliore medicina possibile: allattare al seno per oltre un anno abbassa il rischio di infarto o ictus del 10%, riduce del 12% il pericolo di ipertensione e addirittura del 20% quello di diabete e colesterolo alto rispetto a chi ha dato al proprio figlio il biberon. Per quanto riguarda le allergie, sono stati accertati gli effetti positivi dell’allattamento sulle risposte allergiche e sui livelli plasmatici dei neuropeptidi e delle neurotrofine nelle donne con eczema e dermatite atopica6.
Mancanza d’informazione
I benefici dell’allattamento al seno per la salute delle madri sono dunque indubitabili e documentati scientificamente; quello che però spesso ancora manca sono i corretti suggerimenti da dare alle madri per superare eventuali dubbi e difficoltà. «La formazione di medici, ostetriche e puericultrici» spiega Antonella Sagone, consulente della Leche League Italia7 «è focalizzata sui benefici del latte materno, ma offre poche informazioni sui ritmi e sul comportamento del neonato, sulla corretta gestione dell’allattamento al seno, sulla suzione e le posizioni corrette per allattare; e così gli operatori, seppure animati dalle migliori intenzioni, spesso non sono in possesso delle informazioni cruciali utili per risolvere difficoltà e sostenere l’allattamento. L’offerta formativa qualificata in Italia esiste, ma va potenziata per rispondere al diffuso bisogno di aggiornamento. Un altro problema è dato dal fatto che in una cultura industriale come la nostra lo standard della nutrizione infantile è dato dal latte artificiale e dal biberon; di conseguenza i suggerimenti che professionisti, amici e parenti forniscono alle madri sono adatti a questo approccio, ma spesso risultano completamente inappropriati per l’allattamento al seno. Un esempio? La doppia pesata non ha senso allattando al seno, il bimbo deve potersi attaccare al seno a richiesta, senza durate predeterminate delle poppate. In conclusione si può affermare che, mentre il latte artificiale è un modo per nutrire il bambino, l’allattamento al seno è il modo per accudire il proprio figlio. È importantissimo, pertanto, che chi allatta possa trovare il sostegno di altre mamme che hanno allattato o che stanno allattando con successo».
Note:
1. Il Kaiser Permanente è un’organizzazione che si occupa di salute che ha sede a Oakland, in California. È stata fondata nel 1945 dall’industriale Henry Kaiser e dal medico Sidney Garfield. L’organizzazione è composta da tre entità: la Kaiser Foundation Health Plan e le sue basi operative regionali, il Kaiser Foundation Hospital e i gruppi di medici sul territorio. Dal 2006 il Kaiser Permanente opera in nove Stati americani. Per leggere lo studio: http://dx.doi.org/10.2337/db09-1197
2. Stuebe A.M. et al, JAMA 2005; 294: 2601-2610
3. Rischio relativo: rapporto tra il tasso nella popolazione esposta e quello nella popolazione non esposta ad un fattore di rischio, in questo caso er storia familiare.
4. Stuebe A.M., W.C. Willett, F. Xue, K.B. Michels, Arch Intern Med., agosto 2009; 169: 1364-71.
5. European League Against Rheumatism (EULAR) – congresso, 2007.
6. Kimata H., Int Arch Allergy Immunol., 2003; 132 : 380-383
7. Per saperne di più sulla Leche League si può visitare il sito www.lllitalia.org

Articolo tratto dal  Mensile Terra Nuova Marzo 2010.

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