L’industria del turismo invernale ha un forte impatto sul territorio montano e un alto consumo di risorse. Le alternative per una settimana bianca a impatto zero ci sono….
Settimana bianca a impatto zero
Dagli anni ’60 del secolo scorso andare a sciare, fare la settimana bianca e in generale frequentare le rinomate località sciistiche è diventato un fenomeno turistico di massa. Questo esodo invernale assicura da una parte benefici economici immediati, ma le ripercussioni ambientali sono gravi sia
nel breve che nel lungo periodo.
Neve artificiale: i costi ambientali
Prima di tutto c’è un enorme consumo di risorse. È stato stimato, per esempio, che per i 25.000 ettari di piste innevabili delle Alpi occorrono ogni anno circa 100 milioni di metri cubi d’acqua per produrre neve artificiale, pari al consumo annuo di una città di oltre un milione e mezzo di abitanti. Tutta quest’acqua deve essere accumulata in estate negli invasi artificiali, che provocano lo stravolgimento idrogeologico ed ecologico dei corsi d’acqua, ambienti prioritari della natura montana. I costi in termini di energia sono altrettanto ingenti.
Secondo un’inchiesta del Service d’études et d’aménagement touristique de la montagne, l’innevamento artificiale delle piste delle Alpi richiede un consumo di oltre 600 GWh, che corrisponde all’incirca al consumo annuo di energia elettrica di 150.000 famiglie. Come se non bastasse, l’innevamento artificiale incrementa l’erosione del suolo, non solo perché aumenta il ruscellamento primaverile, ma anche per l’introduzione di additivi che portano un inquinamento idrico e microbiologico, e per l’introduzione di sementi alloctoni e monotoni che minacciano la biodiversità.
Valanghe… di cemento
Oltre alle immancabili piste da sci, l’espansione del turismo di massa ha prodotto tutta una serie di infrastrutture che hanno occupato l’ambiente naturale: impianti di risalita, insediamenti abitativi, villaggi, alberghi e infrastrutture stradali per raggiungere le mete d’alta quota. In alcuni casi, la montagna è diventata un ennesimo scenario di fenomeni già visti giù nelle valli e in pianura, fatto di cementificazioni e speculazioni.
Tutto questo avviene in contesti in cui l’equilibrio ambientale è quanto mai delicato. In montagna, infatti, cementificare il territorio significa non solo una detrazione di aree naturali, ma anche l’incremento del rischio idrogeologico, con fenomeni di piene, frane, valanghe, inquinamento delle acque e dell’aria, maggiore produzione di rifiuti, aumento dei consumi energetici.
Problemi che d’inverno sono accentuati anche dall’assedio di automobili e dalla presenza di un gran numero di turisti concentrata in pochi giorni. I picchi delle presenze vengono mal digeriti dall’ambiente e spesso anche i depuratori vanno in tilt per il troppo carico inquinante. Nei weekend più freddi, la congestione del traffico nei paraggi di impianti e località sciistiche ripropone le stesse sfumature da bollino nero degli italianissimi fine settimana al mare nel mese d’agosto. Lunghe serpentine d’auto con gli sci appesi si insinuano lentamente e inesorabilmente verso mete di montagna per poi rifare il percorso all’inverso due giorni dopo. L’impatto ambientale può essere deleterio perché riguarda sovente località remote, immerse nella natura, in aree e riserve naturali. In contesti cioè dove la pressione turistica di massa può essere incompatibile col mantenimento della qualità ambientale e paesaggistica, a causa di fenomeni di inquinamento, rumore, gas di scarico e, di fatto, degrado paesaggistico.
L’alternativa sostenibile
Molte possono essere le attività di svago, sport e turismo sulla neve a impatto ambientale ridotto: in particolare lo sci nordico o sci da fondo, e l’escursionismo con ciaspole o sci specifici. Queste modalità richiedono infrastrutture minime o nulle: tuttalpiù bastano i sentieri e le carrarecce esistenti, con l’eventuale aggiunta di modesti manufatti quali ponticelli e staccionate. Ovviamente anche queste attività necessitano di dotazioni per l’ospitalità, per i servizi e la logistica, però comportano un minor afflusso a parità di territorio, localizzazioni più facili e meno impegnative da organizzare, e in generale interessano utenti che non richiedono servizi di lusso e attrezzature sofisticate.
Treni bianchi
La modalità di trasporto incide molto sull’impatto ambientale complessivo di un’offerta turistica, specialmente nei contesti montani dove la realizzazione di strade e parcheggi e il relativo traffico determinano impatti ben più gravosi che altrove. Le località dove si svolgono le attività invernali sostenibili, come il fondo e l’escursionismo di cui parliamo, si trovano spesso nelle valli e quindi possono essere raggiunte facilmente anche in treno. Nei Paesi a nord delle Alpi, specialmente in Svizzera, sono molte le stazioni turistiche servite dalla ferrovia. In Italia purtroppo alcune linee storiche che raggiungevano fra le più belle mete del turismo invernale (per esempio Cortina) sono state smantellate, con pesanti ripercussioni sul traffico e sulla stessa affluenza turistica. Ci sono tuttavia ancora alcune zone di notevole interesse servite dal treno, soprattutto grazie a politiche di mantenimento o recupero attuate dalle province autonome di Trento e Bolzano o grazie all’interazione con la Svizzera.
Molte informazioni e dati sull’impatto ambientale che interessa la montagna si possono reperire sul sito della Commissione internazionale per la protezione delle Alpi: www.cipra.org/it/CIPRA
–
Il mensile Terra Nuova non è distribuito in edicola, il modo più semplice e sicuro per riceverlo è abbonarsi. Vi invitiamo a visitare la sezione ABBONAMENTI nel nostro shop online, dove troverete una ricca gamma di offerte e promozioni.
La rivista, inoltre, si trova in vendita in più di 1200 tra centri di alimentazione naturale, librerie specializzate, botteghe del mondo, ambulatori di medicina naturale e altre realtà che si occupano di consumo critico e sostenibile. Per conoscere il negozio a te più vicino consulta la nostra MAPPA NEGOZI BIO, effettuando una ricerca nella tua provincia.