Vai al contenuto della pagina

Lotta all’umidità

homepage h2

Ci perseguita ovunque, in case vecchie e nuove, e se non trattata adeguatamente si trasforma in muffa. Ecco le tecniche e i consigli per combattere l’umidità in modo efficace e naturale.

Lotta all’umidità

Lo Stivale è innegabilmente un paese umido: è circondato dai mari ed è esposto a precipitazioni piovose che ogni anno si fanno sempre più intense. Sembra impossibile sottrarsi all’umidità che, nonostante gli innumerevoli sforzi votati alla coibentazione termica, ci insegue anche dentro casa e pregiudica la tenuta degli immobili, il comfort e soprattutto la nostra salute.
Ma l’umidità in casa non è certo una punizione divina e non può nemmeno essere liquidata come un’inevitabile questione regionale. In larga misura, infatti, siamo proprio noi a produrla; tra i fumi della cucina, i vapori della doccia, il bucato steso in casa ad asciugare e il nostro respiro, a conti fatti ognuno di noi in media produce dai 50 ai 200 mg d’acqua ogni ora.
L’umidità è la causa principale di muffe, e influisce sul nostro stato di benessere e sulla nostra percezione della temperatura, facendoci soffrire troppo caldo in estate e troppo freddo in inverno. La condizione ideale sarebbe un tasso di umidità compreso tra il 40 e il 65%, variabile in funzione della temperatura (vedi tabella). D’altra parte, anche un’aria eccessivamente secca negli ambienti chiusi ci esporrebbe a problemi di salute quali secchezza delle fauci e delle vie respiratorie, ma anche a rischi di infiammazioni, dal momento che in questo caso le mucose si disidraterebbero e perderebbero la capacità di filtrare batteri e virus.
Se in bagno e in cucina si produce troppa umidità, nel salotto rischia di essercene troppo poca. Ma diciamo la verità: in quanti hanno mai misurato con l’igrometro il grado di umidità nelle varie stanze di casa? E soprattutto, chi sa come gestire l’umidità che si deposita sulle pareti?
Non c’è un’unica umidità
Intonaci che si scrostano, pitture che si spellano, funghi, muffe e bianche efflorescenze setose che affiorano sulle pareti: sono i sintomi di una situazione più o meno grave da sanare, che nasconde problemi di umidità. Per combatterla, prima di tutto, bisogna capirne l’origine. Nei casi «migliori» l’umidità è dovuta a infiltrazioni di acqua dall’esterno, oppure dalla perdita di qualche tubatura. In questo caso ogni buon muratore sarà in grado di aiutarvi. Non che il fenomeno non sia grave, ma perlomeno è facilmente risolvibile: si ripara la perdita e il gioco è fatto. L’unica accortezza da prendere in questo caso sarà asciugare nel miglior modo possibile le pareti. Generalmente più tormentosi e difficili da rimuovere sono invece gli altri tipi di umidità, sui quali è necessario fornire qualche ragguaglio: parliamo dell’umidità da condensa e di quella di risalita.
L’umidità di condensa
La condensa è un fenomeno facile da comprendere: basta osservare i vetri appannati delle finestre nelle giornate d’inverno o lo specchio del bagno dopo una doccia calda. Per dirlo in modo semplice e comprensibile, l’aria calda, che trasporta molta più umidità sotto forma di vapore, torna allo stato liquido quando incontra le superfici più fredde, formando così la condensa. Questo processo chimico è la causa principale della formazione della muffa nelle abitazioni moderne; questa si annida anche e soprattutto laddove si adoperano tecniche moderne di risparmio energetico senza preoccuparsi troppo della permeabilità dei materiali e dei giusti ricambi d’aria.
Di solito le muffe si manifestano in corrispondenza delle pareti esposte a nord, negli angoli, dietro i mobili, nelle stanze non riscaldate. La loro propagazione nell’ambiente non è da sottovalutare, perché può provocare allergie e malattie respiratorie quali asma, bronchiti, patologie reumatiche e polmonari. La soluzione in questi casi richiede un concerto di accorgimenti diversi. Intanto bisogna imparare ad aerare più spesso e in modo veloce le stanze, così da facilitare lo smaltimento dell’umidità in eccesso. Il riscaldamento in casa dovrebbe essere più omogeneo e diffuso, senza grossi sbalzi termici da un vano all’altro. Dal punto di vista progettuale sarebbero da evitare i cosiddetti ponti termici, isolando bene anche le giunture, le soglie o le colonne di cemento armato. Il resto lo fa la «pelle» dell’edificio, che deve garantire una buona regolazione igrometrica, assorbendo l’umidità in eccesso e restituendola all’ambiente quando l’aria è più secca. Una funzione, questa, svolta in modo ottimale dagli intonaci e dalle pitture naturali a calce, oppure da altri materiali ecologici come il legno non trattato, l’argilla e la canapa.
Determinante è la limitazione di componenti organiche all’interno della pittura, che a ben vedere costituiscono l’alimento principale delle muffe. Per questo è meglio evitare le idropitture acriliche e le viniliche, preferendo invece quelle a base di calce non additivata, che hanno un coefficiente di permeabilità al vapore molto basso e un pH alcalino sfavorevole alla proliferazione fungina. Se i muri sono sani, un po’ di condensa non farà male a nessuno.
L’umidità di risalita
Eccoci alla tipologia di umidità forse più insidiosa, che richiede interventi più complessi e a volte costosi. Il fenomeno interessa principalmente gli scantinati e gli appartamenti al piano terra ed è molto diffuso nelle vecchie case di campagna, costruite senza fondazioni, con i muri che restano sempre a contatto con il terreno umido. L’acqua, per effetto naturale, ha un moto ascendente e penetra attraverso la struttura capillare della muratura, con una spinta che può far arrivare l’umidità anche a un’altezza di 5 metri, soprattutto in presenza di terreni argillosi, che non drenano bene quanto farebbero terreni ghiaiosi o sabbiosi.
Il sintomo più evidente di questo fenomeno è l’affiorare dei sali igroscopici, che si presentano sulla superficie delle pareti come una lanuggine biancastra. Si tratta più frequentemente di solfati, cloruri e carbonati, ma possono essere anche dei nitrati disciolti nel terreno derivati dalla trasformazione degli escrementi animali delle stalle. Questi sali, passando dallo stato solubile alla cristallizzazione, causano lo sfarinamento di intonaci e pitture, e a volte anche danni più gravi alla muratura.
In questo caso le soluzioni sono diverse e tutte richiedono diagnosi appropriate da parte di esperti del settore. Fino a qualche anno fa la soluzione principe era la cosiddetta guaina taglia muro, ovvero un taglio lungo tutta la base della muratura interessata per consentire l’inserimento di una guaina impermeabilizzante come strato idrofugo, o di lastre in metallo o vetroresina. In fase di restauro, però, tale intervento è piuttosto difficile da compiere, soprattutto se le pareti sono costruite con sassi irregolari.
Oggi si preferisce optare per delle barriere chimiche inserite attraverso dei fori praticati lungo la superficie della parete nei quali si inietta una resina ad espansione, che va a riempire i vuoti più grandi e isola i volumi di terreno, successivamente saturati con un gel impermeabilizzante. Esistono anche altri sistemi di comprovata efficacia e ancora meno invasivi, che lavorano sulla polarità elettrica che causa il movimento dell’acqua verso l’alto.
Non si tratta di una trovata esoterica ma di un sistema elettrofisico collaudato per ostacolare questa spinta ascensionale, che è generata dalla differenza di potenziale tra il campo elettromagnetico naturale del terreno e quello del muro. Attraverso l’introduzione di ferri e una centralina a basso voltaggio si crea una differenza di potenziale invertita, che neutralizza sul nascere la risalita capillare dell’umidità.
Alcune tecnologie utilizzano addirittura le vibrazioni magnetogravitazionali, che vengono captate e rovesciate da apposite antenne. Il sistema denominato Aquapol, ad esempio, non richiede energia elettrica, né la perforazione delle pareti o la sistemazione di elementi lungo il perimetro della casa. Uno strumento che solleva qualche dubbio scientifico ma che, come dimostrano le diverse referenze di risanamento in opere di restauro in Italia e all’estero, sembra funzionare bene. Per ogni specifica situazione bisogna comunque valutare le differenti opzioni e scegliere una soluzione ad hoc; sarà poi necessario compiere una diagnosi preliminare attraverso strumenti di rilevazione come la termocamera e l’igrometro, facendoci aiutare da un consulente.
Noi intanto, ricordiamoci sempre di cambiare aria in casa e di circondarci di prodotti sani e naturali. In questo modo inizieremo a combattere efficacemente l’umidità e, giorno dopo giorno, questa non sarà più un problema.

Articolo tratto dal Mensile Terra Nuova Gennaio 2014, disponibile sia come copia cartacea che come ebook.

Altri articoli che potrebbero interessarti:

Sconfiggere la muffa in modo naturale

Attenti alla muffa e agli antimuffa

Pulire al naturale

Costruire con le balle di paglia

Come riscaldare casa senza sprechi

Mi son fatto di canapa (pavimento e pareti)

Ventilazione naturale

Leggi anche

Per eseguire una ricerca inserire almeno 3 caratteri

Il tuo account

Se sei abbonato/a alla rivista Terra Nuova, effettua il log-in con le credenziali del tuo account su www.terranuovalibri.it per accedere ai tuoi contenuti riservati.

Se vuoi creare un account gratuito o sottoscrivere un abbonamento, vai su www.terranuovalibri.it.
Subito per te offerte e vantaggi esclusivi per il tuo sostegno all'informazione indipendente!