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“Polio e vaccinazione: i dati non ci aiutano a capire”

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Dopo l’allarme polio per i dieci casi in Siria e la lettera su Lancet che ha paventato pericoli per l’Europa, abbiamo intervistato sull’argomento il dottor Eugenio Serravalle, medico omeopata autore di diversi libri sulle vaccinazioni. 
Il dottor Serravalle è partito da alcune considerazioni sulla base delle affermazioni comunemente accettate dalla medicina convenzionale, ha raccolto dati, si è posto domande  e ha evidenziato contraddizioni. Un invito a tutti per riflettere su ciò che troppo spesso diamo per scontato.
Cos’è la herd immunity?
“Una persona non vaccinata che vive tra tanti vaccinati gode della herd immunity, si dice comunemente – spiega Serravalle – I soggetti vaccinati riducono la circolazione dei virus e dei batteri responsabili delle malattie e diminuiscono la possibilità che i non vaccinati possano ammalarsi.  Questa  “immunità di gruppo” (o di gregge o di branco) si realizza quando il 95% della popolazione è vaccinata contro una determinata malattia, questo viene comunemente sostenuto”.
I dati sono coerenti nel dimostrarlo?
“Esistono dati contradditori. Occorrerebbero spiegazioni da parte degli esperti che, anche in questi giorni, sottolineano che non solo l’Europa, ma il mondo intero sia  a rischio poliomielite. Sono 6 le  strutture organizzative regionali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità:  Europa (EURO), con sede a Copenaghen; Africa (AFRO), con sede a Brazzaville nella Repubblica del Congo; Mediterraneo orientale (EMRO), con sede al Cairo in Egitto; Sud-est asiatico (SEARO), con sede a Nuova Delhi in India;  Americhe (AMRO), con sede a Washington, D.C. negli Stati Uniti;  Pacifico occidentale (WPRO), con sede a Manila nelle Filippine.
I dati della regione AMRO  che mi hanno colpito sono riassunti nella tabella successiva. Indicano le coperture vaccinali in quei Paesi in cui non dovrebbe esistere l’herd immunity perché è  troppo bassa la percentuale di soggetti vaccinati .
 
I casi riportati in questa Regione sono ZERO, l’area è Polio-free secondo l’OMS.
 
Al contrario casi di poliomielite sono presenti  nelle regioni AFRO, EMRO, SEARO. In Nigeria, Afghanistan, Pakistan la malattia è endemica, in altri Paesi è epidemica nonostante si continui ad utilizzare massicciamente il vaccino OPV. Proprio in queste aree si concentra la gran parte dei casi di polio causati dal vaccino orale.
L’esistenza della herd immunity dovrebbe garantire la popolazione dalla diffusione di epidemie: se la copertura è al di sotto del 95% la malattia può ricomparire, se è al  di sopra del 95% il virus non dovrebbe circolare tra la popolazione, almeno così viene sostenuto. Ma i dati su esposti indicano che in numerosi Paesi la malattia ha comportamenti e andamenti completamente differenti: in alcuni paesi è completamente sparita, in altri ricompare a ondate epidemiche, in altri ancora rimane endemica indipendentemente dalle coperture vaccinali”.
Perché avviene questo?
“Si pensa che questo dipenda dall’esistenza di “cluster” di soggetti suscettibili, cioè dall’esistenza di gruppi di persone che vivono in comunità non vaccinate. Ma i dati smentiscono questa affermazione: la presenza di epidemie in paesi con alte coperture vaccinali si potrebbe spiegare con la presenza di questi “cluster” di non vaccinati, ma ciò non spiega l’assenza di malattia in popolazioni poco e mal vaccinate. Dopo l’allarme polio in Israele, una pubblicazione apparsa sul Lancet, ripresa dalla stampa nazionale, ha lanciato l’allarme polio in Europa per la segnalazione di 10 casi di malattia in Siria. Si sottolinea il rischio che  rifugiati provenienti da quell’area geografica possano diffondere l’epidemia anche in Europa, soprattutto in Austria, Bosnia e Ucraina che hanno coperture vaccinali inferiori al 95%. Ho scritto all’autore dell’articolo, esprimendo le mie perplessità, e mi è stato risposto che  nei paesi in cui si usa la vaccinazione Salk c’è sempre la possibilità che si verifichi  la trasmissione del virus della polio ,anche se la maggior parte delle persone sono vaccinate. Senza fare riferimento al valore del 95% dell’herd immunity, che sembrerebbe quindi non valere per i Paesi che usano il vaccino inattivato. Tutto ciò continua a non spiegare il comportamento della malattia, che è indifferente alle coperture vaccinali, ma che è puntuale nel comparire nelle zone povere del pianeta, dove  le condizioni igieniche sono precarie, dove la  malnutrizione compromette l’immunità dei bambini, o negli scenari di guerre, dove i profughi che cercano di sfuggire alle atrocità ed ai massacri   conducono una vita priva delle risorse più elementari”. 

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