Epatite e frutti di bosco
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L’epatite A in genere è causata dal consumo di frutti di mare crudi, ma negli ultimi mesi i casi risultano triplicati, e confermano l’ipotesi di correlazione con il consumo di frutti di bosco congelati.
“Non mangiate frutti di bosco surgelati se non sono stati cotti per 2-3 minuti”. Questo messaggio, timidamente suggerito dal Ministero della salute a distanza di quattro mesi dall’inizio dell’epidemia di epatite A, dovrebbe invece essere diffuso con una certa rilevanza da negozi e supermercati e attraverso un’adeguata campagna di informazione.
I prodotti contaminati sono stati ritirati dal mercato, ma non si può escludere che nei freezer domestici siano conservati prodotti acquistati in precedenza e poi ritirati dal commercio.
Per questo motivo si raccomanda la cottura come contromisura necessaria. Va effettuata a temperatura di ebollizione per «ridurre significativamente il rischio di contrarre l’epatite A.
La situazione è fuori controllo e non si sa cosa fare per capire da dove arriva la materia prima contaminata. I frutti di bosco sotto accusa provengono da: Serbia, Bulgaria, Romania, Ucraina, Polonia e Canada e questo rende molto complicato individuare le partite pericolose. I sintomi dell’epatite A sono caratterizzati da esordio improvviso 15-50 giorni dopo l’ingestione e sono costituiti principalmente da malessere, perdita di appetito, astenia, nausea, vomito, dolore addominale e febbre nella fase pre-itterica e urine scure, feci chiare, comparsa di ittero e prurito nella fase itterica. Nei bambini il sintomo più evidente è la diarrea persistente. Non è il caso di allarmarsi per i frutti di bosco freschi, raccolti e prodotti in Italia.