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Nutrire il Pianeta, energia per la Vita

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Focus sull’evento organizzato dagli Anonimartisti di Milano, di cui Terra Nuova è stata media partner
14 artisti riuniti sotto il nome di “Anonimartisti” hanno realizzato le loro installazioni in uno spazio particolare, Palazzo Isimbardi, con il suo portico a quadrilatero, raccolto tra le alte mura cittadine ma con una significativa apertura sul grande giardino interno. Segnaliamo tra le opere un mostruoso Re Mida incrociato con un moai dell’Isola di Pasqua, che ingurgita spazzatura, e un’installazione che (forse) s’ispira dall’espressione tipicamente affarista “la gallina dalle uova d’oro”, in questo esempio di arte ambientale le galline, al posto delle uova, fanno lingotti a ricordarci che di oro non ci si nutre e che gli animali non devono essere considerati materiali inerti.
Insieme a loro, scrittori, giornalisti, foodwriter e degustazioni guidate da produttori di cibo di Lombardia a km zero, marmellate, vini, farine bio. Non solo: in contemporanea alle performance degli artisti, sono stati tre giorni di dibattiti su scelte ecologiche come trasferirsi in campagna dalla città, affrontare il problema dei rifiuti e quello energetico; a tutto questo si sono uniti anche alcuni stage su come rigenerare la bicicletta, il mezzo di trasporto più pulito che ci sia, e come organizzare sul balcone un orto redditizio sia per la nostra tavola sia per la nostra consapevolezza di consumatori accaniti; la musica live che ha accompagnato la maggior parte degli avvenimenti artistici e c’è quasi tutto.
Scriviamo apposta “quasi tutto” perché dire “tutto” darebbe un senso di compiutezza inadatto al senso profondo di questa manifestazione, che sta nel reiterato punto di domanda del suo titolo “ how much? And what?” . La mostra pone infatti molte domande e lascia aperta l’attesa di un Expo che dovrà rispondere senza approssimazioni: ce la farà l’uomo a pensarsi come nutrice e balia del pianeta e non, come è accaduto fin’ora, come il suo saccheggiatore? E ce la farà la bellezza a venire fuori o a restare fuori da questi anni severi? Ce la farà l’arte a gridare più forte e a raccogliere in unico ruggito di dissenso la voce della Terra? Chiunque abbia osservato le installazioni presenti a rotazione nei tre giorni di manifestazione, abbia ascoltato i live dei musicisti e partecipato ai dibattiti, non potrà che esserne uscito con questi interrogativi.

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