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Basta col cesareo quando non è indispensabile

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Il ricorso ai parti con taglio cesareo in Italia è più alto della media indicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità; l’allarme è scattato in tante regioni dove lo si continua a praticare anche quando non è strettamente necessario. L’associazione Innecesareo onlus cerca di prevenire i cesarei che non servono.
 
Il ricorso ai parti con taglio cesareo in Italia è più alto della media indicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità; l’allarme è scattato in tante regioni dove lo si continua a praticare anche quando non è strettamente necessario. L’associazione Innecesareo onlus cerca di prevenire i cesarei che non servono.
Francesca Alberti è presidente dell’associazione onlus Innecesareo, è madre di sei figli, doula e consulente professionale in allattamento. L’abbiamo intervistata in occasione del convegno che la onlus ha organizzato di recente per promuovere il parto vaginale anche dopo altre nascite avute con il taglio cesareo.
Qual è l’attività di Innecesareo?
“Innecesareo è una Onlus nata nel settembre 2012 che ha come scopo quello di prevenire cesarei non necessari, promuovere il VBAC (parto vaginale dopo cesareo) e sostenere emotivamente le donne che hanno subito cesareo o un parto medicalizzato – spiega Francesca Alberti –  Innecesareo vuol essere d’aiuto anche nel favorire risveglio e consapevolezza femminile, libertà di scelta, potere nel parto. L’associazione opera a livello nazionale, principalmente con un primo aiuto via web, tramite il gruppo Facebook che conta circa 860 iscritte, la lista yahoo, per mail e telefonicamente. Uno degli scopi è, comunque, quello di creare gruppi informativi e e di supporto anche sul territorio.
Ci occupiamo, tra le altre cose, di formazione e aggiornamento a operatori, è appena terminato con successo il nostro primo Convegno Nazionale “Summit su VBAC e nascita rispettata”, tenutosi a Bellaria il 29 settembre. Sul nostro sito www.innecesareo.it si trovano le nostre posizioni e gli scopi associativi”. 
Il ricorso ai tagli cesarei in Italia è più alto della media Oms, stando ai dati. Da cosa dipende secondo voi?
“Le donne hanno perso il sapere, l’eccessiva medicalizzazione e la medicina difensiva ha fatto sì che il parto sia letteralmente affidato ai medici, cosa assurda se si pensa che la gravidanza non è una malattia e partorire è un processo fisiologico. Non ci si fida più del proprio corpo, si crede che per partorire serva questo o quell’intervento che però aumenta il rischio a cascata di altri interventi e di conseguenza del cesareo. Prima si disturba il parto, che nella stragrande maggioranza dei casi sarebbe andato bene, poi si “salva” la donna e il bambino con il cesareo! Consideriamo, infine, l’altissima percentuale di cesarei ripetuti solo perchè si è già avuto uno o più cesarei ed ecco che ci ritroviamo ad essere il paese con uno dei tassi più alti al mondo, siamo primi in Europa e terzi al mondo”. 
Quali sono i rischi di un cesareo per la donna e per il bambino?
“Tengo a precisare che il cesareo è un piccolo miracolo, un meraviglioso intervento salva vita, ma non può e non deve diventare la normale modalità di nascita in quanto è a tutti gli effetti un intervento di chirurgia addominale maggiore che presenta diversi rischi per madre e bambino sia a breve che a lungo termine, tra cui:
Per la mamma
rischio di morte materna aumentato di cinque volte rispetto al parto vaginale
dolore addominale
infezioni
danno vescicale
danno uretrale
aumentata degenza ospedaliera (con conseguente maggior spesa a carico del SSN)
lesioni uterine
emorragia
tromboembolia
complicazioni dovute all’anestesia
aumentato rischio di separazione dal bambino con conseguente avvio difficoltoso nell’allattamento
Questi sono solo alcuni rischi a breve termine, poi ci sono rischi a lungo termine e ripercussioni su future gravidanze e parti tra cui: aderenze addominali, infertilità secondaria, placenta previa, depressione, ecc..
Per il bambino
rischio di morte neonatale raddoppiata rispetto al parto vaginale
problemi respiratori
prematurità iatrogena
mancato allattamento e altro ancora
Quando una donna partorisce con il cesareo una prima volta, spesso viene convinta ad avere anche gli altri figli con il cesareo. Si può evitare? 
“Si può e si deve evitare! Non è etico e corretto da parte degli operatori proporre alle donne un cesareo ripetuto, c’è bisogno di corretta informazione per poter fare scelte consapevoli, ma le donne spesso, molto spesso, questa informazione non ce l’hanno e si arriva a prendere decisioni basate su miti culturali e la paura che circonda il parto.
Oggi anche le Linee Guida italiane raccomandano un VBAC a tutte le mamme con cesareo pregresso (è possibile anche dopo più cesarei), è più sicuro e benefico sia per la madre che per il bambino. E’ necessario, però, che le donne si riprendano il parto e si assumano maggiori responsabilità rispetto ad esso”. 
Cosa implica educare donne e personale medico a diffondere una cultura di prevenzione del cesareo?
“Il lavoro da fare è molto, le donne devono riacquistare fiducia e potere nel parto, il personale medico deve sostenere le donne e affidarsi al loro sentire, non il contrario come succede ormai da troppo tempo.
Diffondere una cultura di normalità e naturalità del parto, aggiornando gli operatori (ad esempio formandoli sull’assistenza al parto podalico o gemellare), informando correttamente le donne fin dall’adolescenza, offrire ascolto e condivisione sono solo alcune delle cose da fare per iniziare a restituire ciò che compete alle donne. La ricerca dimostra che con l’adeguato supporto emotivo, l’informazione corretta e la possibilità di partorire in modo libero e rispettato la stragrande maggioranza delle donne può avere un parto vaginale sano. Le donne devono sapere fin dalla prima gravidanza, infine, che un parto sicuro è un parto indisturbato, in cui non ci sono interventi o questi sono ridotti al minimo, questa è la prima prevenzione per non subire un cesareo non necessario”.
 
 

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