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Una favola tra vigne e noccioli

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Una favola di un nostro lettore … tra fantasia e realtà!
C’era una volta – e forse c’è ancora – in una piccola valle nascosta tra vigne e noccioli, un vecchio gnomo saggio che lavorava da mane a sera per macinare il grano per la farina che serviva per fare il pane, il mais per la polenta, l’orzo e l’avena per gli animali. Nel suo piccolo mulino, le macine in pietra erano vecchie quanto lui.
Questo gnomo-mugnaio aveva tre figlioli, buoni e ubbidienti, che lo aiutavano nel mulino. Lavoravano tanto e, con tanti sacrifici, ingrandirono il loro piccolo mulino, comprarono nuove macine più moderne e veloci e, come ogni gnomo che si rispetti, riuscirono a mettere da parte una pentola colma di monete d’oro, ma saggiamente non buttarono le vecchie macine di pietra, che continuavano a macinare, piano piano, la farina per gli gnomi più anziani della valle.
Un brutto giorno però una strega invidiosa scagliò contro di loro un maleficio e i giovani gnomi si ammalarono di una strana malattia che impediva loro di nutrirsi con la farina del loro mulino, non vi dico la loro disperazione ma, per fortuna, venne in loro aiuto un folletto che rivelò come potersi liberare dall’incantesimo. “Dovete macinare solo semi biologici di grano, orzo, segale, farro, kamut e, mi raccomando, usate solo il vecchio mulino con le macine in pietra”.
I giovani gnomi felici ringraziarono l’amico folletto, fecero così come lui aveva detto e in poco tempo guarirono, ma siccome il mulino macinava molta più farina di quella che potevano consumare, decisero di vendere le loro farine biologiche, macinate a pietra. All’inizio fu dura, ma poco alla volta la voce di queste magiche farine si sparse e vennero al mulino tutti quegli gnomi che erano caduti vittima dello stesso maleficio, tanto che facevano fatica ad accontentare tutti.
Passarono gli anni e il loro mulino divenne prospero e famoso, i nostri gnomi misero su famiglia e dopo poco una nidiata di nuovi, piccoli gnomi, incominciò ad aggirarsi curiosa tra macine, cilindri e buratti. Passarono altri anni e anche i piccoli gnomi, divenuti grandi, incominciarono a lavorare nel mulino, ma non erano più gnomi campagnoli come il loro nonno-gnomo: erano gnomi moderni, istruiti, seguivano le televisioni locali e navigavano su internet.
I prodotti del mulino ormai si vendevano nei negozi di tutta la valle e anche su internet, però ai nipoti del vecchio gnomo saggio questo non bastava, mancava l’idea nuova, il prodotto nuovo che avrebbero avuto solo loro, si ricordarono allora della leggenda del kamut e decisero di cercare, anche loro, un cereale antico, ma si accorsero con sgomento che erano già stati scoperti tutti.
Ad uno di loro venne infine un’idea e disse agli altri: “Se un gnomo americano ha diffuso la leggenda del grano dei faraoni e il nome Kamut per un cereale che esiste da sempre, perché non fare lo stesso anche noi?”. Cercarono allora per mari, monti e biblioteche, finché non trovarono quel che faceva al caso loro, un antico cereale già conosciuto, ma la vera scoperta fu il nome con cui veniva e viene chiamato in Mesopotamia.
Detto e fatto: sul loro sito internet costruirono una pagina dedicata a questo meraviglioso e misterioso cereale, si fecero intervistare anche da Tele-Gnomo-International, parlarono di questa loro grande scoperta archeologica, il cereale incontaminato e dalle magiche virtù, il cui nome era Bi(o)-Rekin (nome in lingua mesopotamica antica delTriticum Monococcum), grazie al quale avevano salvato la loro valle dalla miseria e dallo spopolamento.
Con un colpo di fortuna questi gnomi moderni ritrovarono casualmente l’antico libro magico di nonno-gnomo, che era stato saggiamente nascosto, e con le sue formule fecero un incantesimo grazie al quale il vecchio mulino a pietra poteva macinare ininterrottamente per 30 ore al giorno, producendo più farina dei mulini industriali e senza neppure la necessità di fermare le macine, per pulirle, ogni volta che cambiava il cereale da macinare.
Tanta fortuna portò anche un po’ di invidia da parte degli altri gnomi-mugnai, che non avendo il mitico Bi(o)-Rekin, guadagnavano molto meno di loro, anche perché i loro mulini non erano così famosi e sopratutto perché non potevano lavorare 30 ore al giorno. Ma vissero ugualmente felici e contenti, in attesa della prossima generazione di gnomi-mugnai che certamente scoprirà un nuovo cereale, magari il mitico frumento “Senatore Capelli”.
Una favola? Forse, se volete, oppure esiste la valle, il mulino, gli gnomi, pardon i mugnai, il loro mitico cereale, le loro piccole furbate e i loro prezzi, non così piccoli.
Firmato: Puffo Brontolone, che è meglio!  

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