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La bussola del vivere vegan

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Intervista alle autrici del libro “Guida al vivere vegan”, che ci indicano come orientarsi nell’universo sempre più ampio, ma anche  «scivoloso», dei prodotti e dei servizi etici.
La bussola del vivere vegan
Guida al vivere vegan si presenta con una grande bussola in copertina: chi vorreste orientare con il vostro libro?
Dora. Noi siamo attiviste dell’associazione Progetto Vivere Vegan e da anni incontriamo persone che ammirano questo progetto e il suo
messaggio: vivere senza bisogno di usare gli animali per mangiare, coprirsi, arredare le nostre case. Tutti pensano che non sia per nulla facile. Con questa guida vogliamo aiutare chi simpatizza, chi vorrebbe fare una vita vegan accompagnandola con riflessioni scientifiche e con la pratica. Inoltre, sono sempre più le realtà, i piccoli artigiani, le aziende, gli innovatori tecnologici che s’impegnano nella scelta vegan, magari nell’ombra, mentre invece meritano attenzione e interesse: questa guida può essere un modo per farli conoscere.
Laura. La guida vorrebbe aprire gli occhi a tutti e spero che possa capitare nelle mani di più persone possibile, dai semplici curiosi a persone vegetariane che sono attratte dall’idea di fare di più per gli animali. È rivolto a tutti coloro che hanno bisogno di risvegliare la propria sensibilità d’animo e vogliono aprirsi a un ragionamento in fondo facilissimo: si può vivere, e bene, senza sfruttare gli animali. Basta diventare vegan, ormai è facilissimo!
In copertina il colore dominante è il verde: chi vive vegan ha anche uno stile di vita «green»?
Dora. Una persona vegan presta attenzione a tutti gli aspetti della vita, si muove a trecentosessanta gradi con attenzione a ogni essere vivente, al suo diritto di vivere e avere una vita degna di questo nome, e naturalmente anche alla Terra che ci ospita tutti indistintamente. La scelta vegan ha ricadute positive su tutto il Pianeta, non a caso è stato calcolato che uno stile di vita vegan consumi CO2 in misura molto ridotta anche rispetto ai vegetariani.
Laura. Sì, a mio parere le persone attente alla causa animalista non la possono scindere da quella ambientale. In genere sono molto informate su ciò che accade nel mondo e sanno che l’habitat è di tutti e che le risorse sono limitate. Per questo si adoperano per rispettarlo il più possibile.
A volte pensiamo che certi prodotti siano innocui per gli animali, ma le cose stanno diversamente. Non è così?
Dora. Le teorie più sbagliate e più diffuse sono quelle relative al latte e alla lana: due prodotti di origine animale che sembrano cruelty free. E invece è vero il contrario. In tutti i mammiferi, compreso l’uomo, il latte materno c’è perché è destinato allo svezzamento della propria prole. Così, per far produrre latte a una mucca, essa viene inseminata artificialmente, le viene tolto il cucciolo e il latte viene pompato tramite macchinari meccanici. Dopo qualche anno, al massimo 5 o 6, la mucca viene definita «a terra», cioè non sta neanche in piedi sulle zampe, tanto è sfinita, e viene quindi macellata.
Laura. Difficile fare distinzioni: il latte, le uova, la lana, le piume d’oca, la seta, il miele… sono tutti prodotti che derivano dallo sfruttamento e la morte di animali innocenti. Mi piacerebbe fare un appello ai lettori di Terra Nuova: non lasciamoci abbindolare dalle pubblicità ingannevoli, prima di acquistare un prodotto informiamoci se è veramente etico. La nostra guida spiega bene perché i vegan rifiutano di consumare o utilizzare i prodotti sopra elencati e soprattutto dà consigli sulle valide alternative che possiamo utilizzare.
Cosa consigliereste per muovere i primissimi passi di uno stile di vita vegan?
Dora. La prima cosa è smettere di acquistare prodotti che provocano sfruttamento. Questo però non vuol dire disfarsi di tutto quello che è di cibi sono cose preziose, costate veramente la vita a tanti esseri viventi; non buttiamoli via, ma ripromettiamoci di non comperarne più, favorendo altre produzioni che garantiscono pace per tutti.
Laura. Quando ho preso coscienza di come vengono trattate le mucche, le galline e gli altri animali, ho smesso subito di utilizzare i prodotti che derivano dal loro sfruttamento. Per me è stato istintivo, ma credo che ogni persona reagisca in modo soggettivo ed è giusto così.
Ma con tutte le cose buone da mangiare che ci sono, vi diranno, perché restringere così tanto il campo?
Dora. Vivere vegan è una scelta etica e filosofica prima di ogni altra cosa, e come tale non è una scelta di comodo. Però porta del bene anche a chi non la pratica. Il primo desiderio è un mondo di pace per tutti: la strada c’è e sta nel non sopraffarsi gli uni con gli altri. Se trattiamo gli animali come schiavi, poi siamo a nostra volta schiavi di qualcosa o di qualcuno. In ogni caso, anche molti chef di fama internazionale hanno colto la sfida del cibo e dei sapori vegan e presentano sui loro menu piatti senza violenza: sperimentano, sfidano lo status quo e… hanno successo!
Laura. Dal mio punto di vista non si tratta di una restrizione. Si tratta invece di aprirsi a gusti nuovi a pietanze «diverse» di cui non avremmo immaginato l’esistenza. Nel passaggio da onnivora a vegetariana ricordo di aver scoperto il gusto delle verdure e di tanti modi diversi di assaporarle; nell’ulteriore passaggio da vegetariana a vegan questa sensazione si è fatta ancora più netta. Il nostro orizzonte culinario si allarga a ingredienti come le verdure marine (alghe), alimenti come il seitan e il tofu, cereali diversi dal «solito» grano… ci sono su internet siti che elencano più di 3000 ricette 100% vegan. Non la considererei una restrizione, anzi! E poi rinunciare alla carne e ai derivati animali significa rinunciare alla violenza e alla crudeltà. Essere vegan vuol dire anche nutrirsi di cibi sani e puliti, anche a livello energetico.
Durante la stesura della vostra guida c’è qualcosa che vi ha stupito, positivamente o negativamente?
Dora. Mi ha stupito positivamente accorgermi che, in parallelo a persone come noi che sono attive sul campo dei diritti degli animali, ci sono imprenditori, studiosi, ricercatori che hanno messo a punto molti ritrovati che non usano gli animali e che sono di grandissima qualità: le nuove applicazioni del sughero nelle calzature, un antico filato ricavato dall’ortica che ritorna di moda ed è di grande bellezza, il legno che può dare un morbidissimo tessuto con cui si possono fare borse e accessori… Mi ha stupito quanto ci sia ancora da scoprire e di come la scelta vegan adesso più che mai non sia una scelta di privazione, ma di arricchimento. Sempre con lo sguardo verso il futuro, un futuro migliore per tutti, questa volta davvero tutti.
Viaggiare vegan: oggi è possibile muoversi in Italia e anche all’estero con una certa sicurezza di trovare situazioni consone?
Laura. Sì, fortunatamente la domanda vegan cresce e di pari passo aumentano i servizi offerti, non solo ristoranti ma anche hotel e
b&b dove l’attenzione non è posta solo al cibo, ma anche agli accessori. Niente coperte di lana, niente saponi testati su animali. Esistono tour operator specializzati in viaggi per vegan che curano ogni minimo dettaglio, ma ci si può organizzare bene anche da soli, magari con l’ausilio di internet, per trovare informazioni con una certa facilità. Nella nostra Guida, oltre a elencare più di 700 ristoranti ed esercizi vegan in tutto il mondo, abbiamo deciso di inserire anche i festival vegan in tutto il globo e di dare consigli pratici per partire preparati per le proprie vacanze. Anche a settembre c’è tempo per una vacanza, allora, buon viaggio vegan!
Guida al vivere vegan è un libro in vendita in offerta su www.terranuovalibri.it. Leggi in anteprima alcune pagine del libro qui:

 

Intervista tratta dal mensile Terra Nuova Settembre 2013.

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