Gentile Andrea Betti,
la tua lettera mi colpisce non tanto per le accuse di oltranzismo, né per quelle di trincerarmi dietro una ridda di diktat e slogan vegani per il solo fatto che scelgo di non partecipare ad una festa che non condivido. Più che altro resto stupito per il fatto che, giudicandomi in questo modo, sei proprio tu a creare quella separazione insanabile tra buoni e cattivi, tra santi e peccatori di cui mi accusi. E d’altronde, quando scrivi di “una strada per l’inferno lastricata di buone intenzioni”lo dimostri con ulteriore incisività collocandomi tra le fiamme dei più cattivi. Io credo che inferno e paradiso non esistano, ma che siano stati inventati proprio per dividerci, proprio per condannare chi non accetta certi diktat religiosi e patriarcali, proprio per spaventare chi non ci sta, proprio per giudicare chi sceglie apertamente e a volte provocatoriamente altre strade.
Mi rendo conto che forse per molti l’amore per i genitori sia strettamente connesso all’obbedienza e che manifestare amore nei loro confronti significhi, appunto, accontentarli, anche quando questo comporta falsità oppure menefreghismo. Credimi, per me sarebbe stato molto più semplice partecipare, far finta di niente. E invece, proprio per rispetto, proprio per amore, ho scelto di essere me stesso fino in fondo, ho scelto di spiegare approfondendo e sviscerando la mia posizione, i miei motivi, rischiando anche di non essere compreso e di creare una frattura che non avrei voluto.
La mia opinione, invece, è che la strada per l’amore sia lastricata anche da tanti inevitabili NO, anche se possono rivelarsi scomodi e difficili da pronunciare. Dire di no non è sempre un modo per isolarsi, per rinunciare al confronto. Molto spesso, al contrario è l’unico modo pacifico che abbiamo per obbiettare, per affermare la nostra coscienza. E non sempre, a mio parere, la cosa più importante è stare insieme a farsi una bella mangiata perché, in molti casi, può essere più costruttiva e sincera un’assenza o anche un temporaneo allontanamento.
Per quanto riguarda il solito luogo comune del vegano esagerato, estremista e fanatico, ti informo che questa favola (noiosa quasi come chi continua a recitarla) è nata proprio perché i vegan parlano sempre, parlano troppo, parlano con tutti e tutte in ogni occasione e in ogni contesto. Personalmente partecipo ad eventi di ogni tipo proprio per esporre materiale in favore degli animali e fornire informazioni alle tantissime persone che le richiedono. Inoltre, periodicamente, scendo in strada con il mio banchetto proprio per parlare con la gente di questi argomenti. Di certo non predico, di certo non mi sento superiore a nessuno, di certo non ho alcun interesse a convertire qualcuno perché lo ritengo del tutto inutile. Cerco, semplicemente, di informare e dare voce a chi, rinchiuso e sfruttato, non può averne. E poi scrivo articoli, libri e poesie sulla questione animale e sull’antispecismo. Insomma non sto mai zitto e cerco di non tirarmi mai indietro. Ma a quanto pare anche se taccio, anche se non partecipo, sono comunque estremista, esagerato e intollerante. Non c’è via di scampo! Non sarà che i vegani sono condannati a queste definizioni per partito preso? Non sarà che limitandosi ad informare e a riferire ciò che semplicemente avviene tutti i giorni nei macelli e negli allevamenti diamo fastidio a quelle persone che non hanno nessuna voglia di ascoltare certi fatti troppo scomodi?
Inoltre, vorrei sottolineare che Opinioni di un vegan è una rubrica che è stata studiata e pensata per esternare le opinioni, i pensieri, le emozioni e le sensazioni di una persona vegan, di una persona che ha scelto di interessarsi personalmente allo sfruttamento animale. Si tratta di un tema difficile perché, inevitabilmente, affronta la morte, la sofferenza, le privazioni e la prigionia a cui sono sottoposti gli animali. Come tutte le emozioni e tutte le opinioni, a volte trasmette scoramento, tristezza e un po’ di rabbia, ma altre volte trasmette ottimismo e speranza nel constatare quanto l’attenzione per questi argomenti stia aumentando in modo vertiginoso. In ogni caso è una rubrica intima e onesta all’interno della quale cerco di esprimere ciò che sento nel quotidiano proprio in quanto vegan. Si tratta di un’esperienza molto interessante e costruttiva soprattutto perché Terra Nuova non è una rivista vegan. Ovviamente si può essere in disaccordo e le critiche sono sempre le benvenute, ma ridurre tutto questo a una ridda di slogan vegani, francamente, mi sembra una lettura superficiale e ingiusta.
E a proposito delle nozze d’oro, dopo il mio rifiuto (che di certo non è stato il primo né sarà l’ultimo) non si è creata alcuna lacerazione. Il rapporto con i miei genitori resta sereno e sincero.
Un caro abbraccio vegan