La montagna siamo noi
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La logica di un sistema basato sul consumismo ad oltranza considera valore soltanto il profitto mentre la vera scommessa del futuro, il vero valore, è il bene delle persone da cui deriva la qualità della vita. Un piccolo borgo di montagna, dove tutto è stato costruito nei millenni con grande armonia, ha in sé il senso delle cose fatte per la gente. La sua rinascita è un valore. E questo è un segnale forte.
Il brutto è bello in modo diverso. È il nostro sguardo che lo definisce. Certo l’armonia smuove, e penso a Ostana, ma non solo, come un affascinante equilibrio matematico che genera partecipazione. Tuttavia anche l’asperità, la meno armonica, ha in sé qualcosa che emoziona e nel contrasto sta la valorizzazione di entrambe.
Fa parte della dimensione cittadina pensare a un altrove meno congestionato. Credo che ognuno abbia una sua naturale disposizione al rapporto con la natura e, se è vero che il cittadino spesso si comporta da colonizzatore, è vero anche che da una partenza non perfetta si può arrivare a scoprire l’autenticità con se stessi e di conseguenza con l’ambiente. Sappiamo che ambiente non significa soltanto natura, ma anche educazione.
Il personaggio che dice quelle parole è un gerarca nazista che di quella responsabilità vuole disfarsi trincerandosi dietro a un ruolo, ma la società che vogliamo per i nostri figli richiede la responsabilità di tutti, adulti in prima linea. Responsabilità significa partecipazione. In altre parole: essere nelle cose a partire da ciò che realmente siamo. E l’essere umano è molto più di un ruolo.
E infatti libertà e responsabilità sono sorelle… La proposta culturale dei vari media non ci aiuta. Quei pochi film, libri e spettacoli di valore sono surclassati da una gran quantità di prodotti insignificanti e di dubbio gusto. Sommersi da tanta spazzatura, rischiamo di non accorgerci di ciò che invece potrebbe essere nutrimento. Occorre fare resistenza, fare scelte
personali per tutelare la propria integrità mentale e non stancarsi mai di cercare. I due accusati oggi sono il mondo della scuola e il mondo adulto in generale. Se vogliamo sperare in una società migliore per i nostri figli, se vogliamo provare a costruirla, le persone devono essere formate non soltanto dal punto di vista tecnologico. Ignoranza è sinonimo di debolezza.
Più d’uno! La paura fa sì che ci si ritragga, ma poi crea solidarietà. E poi, dopo decenni di produzione, accumulo e consumo scriteriati, ora sono tornate evidenti le vere priorità della vita. Di conseguenza le scelte diventano più consapevoli. Non si verificano dall’oggi al domani, ma è un movimento lento che è già cominciato.
Porta a continuare la ricerca con il desiderio di parlare delle giovani generazioni, disperatamente castrate dal sistema egoistico dei padri e dei nonni che continuano a dimostrare disinteresse per chi verrà dopo di loro. Tantissimi giovani oggi sentono il senso dell’impossibile sulla pelle e si rassegnano. Non parliamo di voli pindarici. Parliamo della concretezza della vita, avere un lavoro stabile, costruirsi una famiglia. Pensando ai giovani, il mio cammino mi porta a fare tappa proprio a Ostana, dove l’intento è di creare una scuola di cinematografia per insegnare un lavoro profondo. L’ambiente mi è complice perché l’armonia, così visibile e tangibile, agevola il racconto di sé e delle cose del mondo. Raccontare dell’uomo e della vita. Costruire qualcosa che sia un segno culturale. È questo che vorrei fare.
Un contadino che ha tanti semi che cosa fa in tempo di crisi? Se ne tiene metà in tasca o ne semina di più? Lo sviluppo e la qualità dipendono non solo da che cosa si è seminato, ma anche da quanto è stato seminato.
Articolo tratto dal numero arretrato del mensile Terra Nuova Aprile 2013, in vendita nello shop online www.terranuovalibri.it sia come copia cartacea che come eBook.