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Seminato mais ogm: scattano i controlli

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In provincia di Pordenone il solito Fidenato semina di nuovo mais ogm e scattano i controlli del Corpo Forestale dello Stato. Ma il proprietario del fondo ha impedito l’accesso. E il ministero che farà? Ora più che mai si chiede a gran voce la clausola di salvaguardia.
Il personale del Corpo forestale dello Stato (Cfs), Comando Regionale Veneto, ha effettuato controlli di vario genere presso un’azienda agricola del Friuli Venezia Giulia, finalizzati ad accertare la reale natura e provenienza del mais seminato nelle scorse settimane in provincia di Pordenone. Lo rende noto lo stesso Cfs ricordando che lo scorso 15 giugno a Vivaro (Pordenone) circa 6.000 metri quadrati di terreno sarebbero stati seminati con mais OGM MON810 da un agricoltore locale, Fidenato, già noto per altre iniziative analoghe.  Il Cfs, in relazione a notizie diffuse negli ultimi giorni, “che affermano la possibilità di porre a coltura, nel nostro Paese, sementi geneticamente modificate senza alcuna forma di autorizzazione” ricorda la precisazione del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali. “Alla luce e nel rispetto della sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea 6 settembre 2012 e di quella del 18 maggio 2013 – ha precisato il ministero – il diritto di coltivare ogm deve convivere con il diritto dello Stato di condizionare la coltivazione ad adeguate misure di coesistenza con l’agricoltura tradizionale o biologica, al fine di evitare ogni possibile commistione di tali produzioni e conseguenti danni economici”. L’attuale normativa, aggiunge il Cfs, prevede infatti la necessità che le aree agricole interessate dalla semina di mais OGM siano appositamente tabellate. Il proprietario del fondo, fa sapere il Corpo Forestale, “avrebbe confermato la natura transgenica dei semi piantati provenienti dalla Spagna, ma al contempo ha impedito agli agenti della Forestale l’accesso alle coltivazioni. I controlli effettuati hanno evidenziato, comunque, la mancanza di tabelle indicanti l’origine transgenica della coltivazione, il che configurerebbe un illecito amministrativo. I controlli per accertare la regolare etichettatura delle sementi impiegate, conclude il Cfs, sono mirati a garantire la tracciabilità successiva del mais, in modo da rendere consapevole il consumatore sulla natura del prodotto acquistato e prevenire eventuali frodi sugli alimenti e sui mangimi. “Apprezziamo la pronta adesione dei ministri dell’Ambiente Andrea Orlando e della Salute Beatrice Lorenzin alla decisione del ministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo di emanare un decreto interministeriale che blocchi la coltivazione di ogm, ma l’obiettivo finale resta l’applicazione della clausola di salvaguardia”. Così la Fondazione diritti genetici commenta in una nota le iniziative del governo sugli ogm dopo la coltivazione illegale di mais transgenico in Friuli Venezia Giulia. “Lorenzin e Orlando hanno espresso preoccupazione circa l’attuale cornice europea che non offrirebbe sufficiente autonomia agli Stati membri sulla questione ogm- si legge in una nota della Fondazione- bene, vogliamo rassicurare i ministri ricordando loro che la normativa europea mette a disposizione dei singoli Paesi che vogliono vietare la coltivazione di organismi geneticamente modificati sul proprio territorio la possibilità di ricorrere, appunto, alla clausola di salvaguardia”.  Un decreto interministeriale “è sicuramente un provvedimento utile in una situazione di emergenza come quella che si è venuta a creare dopo le coltivazioni illegali di mais geneticamente modificato in Friuli- conclude la nota- ma il governo deve attivarsi con urgenza per applicare la clausola di salvaguardia, come più volte richiesto dagli 8mila cittadini che hanno firmato la petizione promossa dalla Fondazione diritti genetici su www.change.org/ogm, da tutte le Regioni italiane, dai produttori e, recentemente,  da una mozione unica del Senato”.
 

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