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La Tobin Tax all’italiana è una truffa!

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La tassazione sulle transazioni finanziarie (Tobin Tax) potrebbe risollevare la nostra economia e arginare le speculazioni. Ma la versione proposta dall’Italia esclude i derivati tossici e mette in difficoltà le banche cooperative
Ha fatto a lungo parlare di sé, la Tobin Tax, sostenuta da associazioni e comitati no global di tutto il mondo, per tassare le transazioni finanziarie, rimpinguando le casse dello stato e andando a favorire l’economia reale, a beneficio di tutti.
Ma secondo i sostenitori storici della tassa sulle transazioni finanziarie (TFF), che aderiscono alla campagna Zerozerocinque, in realtà il provvedimento elaborato dal governo Monti è uno specchietto per le allodole, perché di fatto incentiva la speculazione finanziaria.
La versione italiana infatti non si applica alla stragrande maggioranza dei derivati, gli strumenti principe della speculazione. Ancora, in Italia la Tobin Tax non è efficace per frenare le operazioni ad alta frequenza che generano fortissima instabilità sui mercati. “Con una metafora, è come dire che dopo anni di campagne vengono finalmente introdotti dei limiti di velocità sulle strade, ma si scopre che riguardano le biciclette ma non le automobili” ha commentato Andrea Baranes sul sito Nonconimieisoldi.org.
L’idea della TTF in realtà è molto semplice quanto efficace. Un’imposta minima, dell’ordine dello 0,05%, su ogni transazione finanziaria. Gli impatti sono minimi per chi opera con orizzonti di lungo periodo, mentre diventano tanto più rilevanti quanto più gli obiettivi sono di breve termine. Tutto questo sempre che la tassa venga pensata e implementata correttamente, o per lo meno in modo accettabile.
“Chi è ben piazzato in borsa di fatto rischia pochissimo. Il testo della legge prevede l’esclusione delle società quotate con una capitalizzazione inferiore ai 500 milioni di euro. Lo spirito della legge sembrerebbe quello di tassare unicamente le azioni delle società di maggiori dimensioni. Una decisione su cui si può essere o meno d’accordo. Ma il punto non è questo. Nella formulazione attuale, di fatto tra le società con capitalizzazione inferiore ai 500 milioni di euro vengono esentate unicamente quelle quotate. Questo significa che una piccola SpA o una banca di credito cooperativo (BCC) rischiano di dovere pagare la Tobin Tax per ogni loro compravendita di azioni.
“Uno dei problemi maggiori dell’economia italiana è la difficoltà di accesso al credito per le piccole e medie imprese, il cosiddetto credit crunch. Un problema in parte legato alla necessità per le banche di aumentare il loro patrimonio e capitale sociale, per essere più solide. Le BCC sono un tassello fondamentale del sistema bancario italiano, presenti in maniera capillare sul territorio e in prima fila nel finanziare artigiani e piccole imprese. Se verrà confermata l’interpretazione che sembra emergere dalla proposta italiana, tali banche potrebbero essere costrette a pagare la TTF sulla compravendita di azioni, il che renderebbe più gravosa e complessa la raccolta di capitale sociale, con potenziali conseguenze sul sistema produttivo in Italia”.
In parallelo con il pasticcio italiano, le istituzioni europee si stanno muovendo verso una loro versione della TTF. Dopo il voto favorevole del Parlamento UE e l’avvio della procedura di cooperazione rafforzata, la Commissione europea ha pubblicato una propria bozza di direttiva. Una proposta, per quanto ulteriormente migliorabile, che rappresenta un’ottima base di discussione. Le esenzioni sono poche e circoscritte, vengono tassati tutti i derivati e previsti dei meccanismi per limitare fortemente le possibilità di elusione.
Se davvero l’Italia volesse fare la sua parte, dovrebbe impegnarsi su scala europea per fare approvare il prima possibile questa proposta della Commissione, per poi implementarla in tempi brevi nel nostro Paese. La Tobin Tax potrebbe essere una misura di straordinaria efficacia per frenare la speculazione, ridurre l’instabilità sui mercati e favorire l’economia reale e produttiva. Il nostro passato governo sembra essere riuscito nell’incredibile impresa di andare esattamente nella direzione opposta”.

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