Galline strapazzate

Due precisazioni dai vegani riferiti nell’articolo “Galline strapazzate” in cui si parla della questione degli allevamenti per la produzione delle uova: potete leggere la versione integrale dell’articolo dal pdf allegato al termine della news.

L’autrice Giuliana Lomazzi mi ha chiesto alcune cose, ma nell’articolo non tutte corrispondono al mio pensiero. Vorrei quindi specificare meglio affinché il messaggio vegano non sia travisato.

In primis l’invito ad adottare (ma non comprare) eventualmente delle galline degli allevamenti non deve essere inteso come avere in casa una produttrice di uova!  L’adozione deve essere mirata esclusivamente alla liberazione dalla schiavitù di un animale detenuto in un allevamento. Nulla a che vedere quindi con la possibilità di avere assicurate uova fresche, o ancora con l’acquisto al mercato di un pulcino per tenerlo in giardino.

Altra cosa che mi preme sottolineare è la questione degli allevamenti non intensivi. O meglio, quando si parla di allevamenti si tende sempre a denigrare quelli intensivi lasciando un giudizio in sospeso su quelli non intensivi o le cosiddette “fattorie felici”.

Noi vegani siamo contrari ad ogni forma pratica di sfruttamento, perchè è il concetto in sé che condanniamo. Poi a ben vedere queste fattorie felici lo sono solo per gli animali umani che ci guadagnano qualcosa (soldi o prodotti).

Noi umani non abbiamo né il bisogno, né il diritto di sfruttare alcun animale, ma possiamo avere la gioia di condividere con loro la Terra rispettandone gli spazi senza intervenire in alcun modo con la loro vita.

Dora Grieco, Progetto Vivere Vegan Onlus – www.viverevegan.org