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La carta di Peters

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Nel 1973, lo storico tedesco Arno Peters provò a ricostruire un nuovo atlante, cercando di rispettare le reali superfici degli stati e dei continenti. Un passo da “Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo”.
La carta di Peters
L’atlante che noi tutti conosciamo, quello che siamo abituati a consultare fin dalla scuola, fu messo a punto nel 1569 da una cartografo fiammingo
di nome Gerardus Mercator. Pochi sanno però che esso ci restituisce un’immagine deformata del Pianeta, poiché non tiene in considerazione la curvatura terrestre.
Nel 1973, lo storico tedesco Arno Peters provò a ricostruire un nuovo atlante, cercando di rispettare le reali superfici degli stati e dei continenti.
Lo fece soprattutto per andare contro quella logica coloniale imperante che da sempre tende a sminuire il Sud del mondo. Nella sua idea, riportare su carta la corretta dimensione di ogni paese avrebbe contribuito a ridare dignità al suo popolo. Così, nella «carta di Peters», continenti come quello africano risultano molto più allungati rispetto alla nostra visione abituale, eppure ogni area è rappresentata secondo le sue reali dimensioni.
In allegato al termine dell’articolo il pdf da scaricare per visionare la Carta di Peters.

 

«Uno strumento insostituibile di conoscenza per la gente, i media, gli operatori di pace, per tutti coloro che vogliono scrollarsi di dosso l’indifferenza
e comprendere quanto la guerra nel mondo sia ancora una piaga». Riccardo Noury, portavoce di Amnesty international, definisce in questo modo la
quarta edizione del volume Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo (Terra Nuova Edizioni).
«Amnesty è stata coinvolta nel 2012 per la prima volta in questo progetto, perché potesse portare il suo bagaglio di conoscenze e competenze in materia di difesa dei diritti umani» prosegue Noury. «Siamo stati contattati nel maggio dell’anno scorso, dopo la presentazione del nostro rapporto annuale sulla situazione dei diritti umani nel mondo e il lavoro che è stato fatto sull’Atlante è stato preziosissimo anche per noi. Dovrebbe essere adottato anche nelle scuole, perché si diffonda la conoscenza di ciò che ai più giovani non viene mai spiegato. Sapere quale sofferenza la guerra causa nel mondo, conoscere i conflitti dimenticati, comprendere come vivono intere popolazioni quando i diritti umani vengono calpestati può farci
uscire dal nostro isolamento, dal nostro individualismo, dalle nostre nebbie. E possiamo comprendere cosa gli immigrati che arrivano fin qui si sono lasciati alle spalle, da dove sono partiti e perché. Come sempre avviene, è la conoscenza che può umanizzarci».
L’idea e il progetto dell’Atlante delle guerre è dell’associazione 46° parallelo e ha il supporto del Premio Ilaria Alpi, dell’Alto commissario delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr), con la collaborazione dell’Unesco oltre che della sezione italiana di Amnesty international.
www.terranuovalibri.it

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