Viviamo immersi nell’elettrosmog, che non si vede, non si sente, non ha odore e quindi fatichiamo ad accorgersi della portata del pericolo. Sì, pericolo, come sottolinea il dottor Francesco Imbesi del Centro Consumatori di Bolzano.
Pubblichiamo un intervento del dotto Francesco Imbesi del Centro Tutela Consumatori Utenti di Bolzano e della Federazione internazionale delle associazioni per un’ambiente libero da radiazioni Buergerwelle Italia – www.buergerwelle.it
“Che sarà mai, questo elettrosmog? A quanto pare, ci sono cose ben più importanti di cui preoccuparsi… E comunque non dev’essere un gran problema, se ci guardiamo intorno: cellulari dappertutto, comunicazione senza fili a ogni livello, sia nel privato che sul lavoro, progetti di introdurre i tablet nelle scuole, una dozzina di connessioni wireless attive nella propria camera da letto, sostegno aperto ma anche nascosto delle reti di telefonia mobile da parte delle amministrazioni pubbliche che trasferiscono i servizi sui “nuovi media”, per esempio installando nella totalità degli edifici i contatori della correnteintelligenti(progetto “smart grid”)… Che problema c’è?
Se qualcuno cerca di esprimere qualche perplessità su questi sviluppi, rischia come minimo di essere marchiato come “nemico del progresso”. Forse dovremmo chiederci però che cosa significhi un progresso in senso di modificazione dell’ambiente elettromagnetico.
Sul Pianeta da milioni di anni esistono radiazioni di tipo naturale: magnetiche, elettriche ed elettromagnetiche. Tutta la natura funziona su queste basi, da molto molto tempo prima che l’essere umano cominciasse a produrre radiazioni artificiali. I campi elettrici ed elettromagnetici (ma sarebbe meglio chiamarli “perturbazioni di campo”) in noi umani hanno un’importanza decisiva e vitale, per quanto riguarda le correnti bio-elettriche delle cellule, del cervello e del cuore.
Dalle osservazioni naturalistiche e biologiche su ogni tipo di esseri viventi, risulta sempre più un quadro complessivo di perfetta interconnessione degli esseri con il loro ambiente: non solo gli uccelli migratori possiedono un eccellente senso dell’orientamento grazie al fatto di lasciarsi guidare dalle linee magnetiche terrestri. Anche noi esseri umani nel nostro cervello abbiamo cristalli di magnetite, proprio come gli uccelli migratori o i pipistrelli. L’energia (elettromagnetica) del Sole rappresenta la più grossa fonte di radiazioni, e una piccola parte di queste emissioni noi, con i nostri occhi, la possiamo persino vedere: la luce visibile. Queste radiazioni governano i processi vitali sulla Terra, anche negli esseri umani.
Già durante i primi anni dell’elettrificazione del nostro ambiente, alcuni scienziati si sono posti la questione se fosse il caso di esporre le persone a una dose incontrollata di radiazioni artificiali in modo permanente. Sta di fatto che tale radiazione artificiale riempie alcune parti del “paesaggio elettromagnetico”, che nel corso dei milioni di anni dell’evoluzione erano state utilizzate per la comunicazione solo da persone, animali e piante. Senza chiedere alcun permesso, nel frattempo applicazioni tecnologiche svariate, dalla luce artificiale al telegrafo, dal radar al cellulare, hanno preso possesso in modo permanente di tutte queste zone del paesaggio elettromagnetico. A proposito di possesso: al giorno d’oggi i gestori di telefonia mobile sono i veri possessori di determinate frequenze, che hanno ottenuto dai singoli Stati al prezzo di svariati miliardi di euro. E hanno ottenuto così la licenza di irradiare, con garanzia statale.
La produzione di radiazione tecnologica può essere grosso modo suddivisa in due parti: basse frequenze e alte frequenze. La maggior parte della radiazione a bassa frequenza ci raggiunge dai cavi elettrici e dal trasporto di corrente dentro e fuori casa. L’inquinamento diminuisce rapidamente tanto più, quanto più ci allontaniamo dal cavo. La bio-edilizia raccomanda di mantenere una certa distanza e possibilmente di operare il risanamento del posto dove si dorme o si riposa, nel caso in cui siano interessati da tale inquinamento. Ciò per noi significa che possiamo godere dei vantaggi dell’illuminazione artificiale e in generale della corrente elettrica della nostra abitazione senza dover per forza essere esposti anche al rovescio della medaglia.
Altro è invece il caso della radiazione ad alta frequenza, quella che non ha bisogno di cavi, ma viene trasportata attraverso i locali senza un mezzo visibile. A questa specie appartiene la luce (quella naturale e quella artificiale), il calore, le onde radio e tutte le applicazioni mobili che oggi conosciamo. Qui possiamo introdurre un’altra distinzione, cioè quella tra onde analogiche (non pulsate) e digitali (pulsate). Queste ultime esercitano notevoli effetti di tipo biologico su tutti gli esseri viventi. A tale proposito, il professor Karl Hecht afferma: “Per esempio l’elettroencefalogramma, cioè la rappresentazione grafica delle correnti cerebrali, ci può mostrare oggettivamente il modo in cui le sue frequenze e l’ampiezza si modificano, in modo acuto o anche cronico, allorché è posto sotto radiazione elettromagnetica. E se la nostra bio-elettricità è disturbata in modo permanente, noi ci ammaliamo” (da un’intervista per la rivista tedesca “ProvoKant”, febbraio 2009).
Se la radiazione di fondo naturale a microonde prodotta come risultato dell’evoluzione misura solo circa 0,0006 V/m e non disturba – proprio in virtù del suo essere naturale – la sensibile comunicazione cellulare dell’essere umano, oggi abbiamo una peste elettromagnetica permanente nelle città, generata artificialmente da antenne delle comunicazioni mobili, di ordini di grandezza migliaia di volte maggiori, come dimostrano numerose misurazioni eseguite in Alto Adige; mentre il valore soglia legale per i ripetitori in zone abitative è di 6 V/m. Questo valore, a partire dal dicembre 2012, viene ora “spalmato” nella media delle 24 ore.
Autorità di vari Paesi hanno perciò visto in modo critico l’“esposizione incontrollata” che si verifica a causa della telefonia mobile (si veda il grafico), e inoltre il fatto che questa tecnologia sia stata approvata senza una valutazione dei rischi ad essa collegati. Fra le più recenti prese di posizione, si cita qui il rapporto dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), che chiama in campo l’Organizzazione Mondiale per la Sanità: l’OMS in seguito a ciò ha ufficialmente dichiarato le microonde generate dall’uso di cellulari, Wi-Fi, telefoni cordless o tablet “potenzialmente cancerogene”. Anche il Consiglio d’Europa, il 27 maggio 2011, ha emesso una raccomandazione per avvertire dei rischi legati a queste tecnologie e ha invitato i Paesi membri dell’UE a minimizzare l’inquinamento elettromagnetico, e ad intervenire soprattutto nei confronti dei giovani.
L’industria dà segnali tesi a tranquillizzare, mentre scienziati indipendenti e comitati di cittadini avvertono dei rischi. Gli Stati, che cedono all’asta le licenze, oscillano tra queste due posizioni. La lobby ha un’influenza dominante. Di fronte alle sue dichiarazioni tese a sminuire il problema, abbiamo per esempio: una ricerca dell’ex- Ministero Federale Tedesco per le Telecomunicazioni (studio Charité, Hecht 1996) sugli effetti a lungo termine in base a studi compiuti nell’ex-Unione Sovietica; il Report Bio-Iniziative di scienziati di livello mondiale (valutazione di 1500 studi, 2008 e poi 2013) e lo studio ATHEM (2009) dell’Istituto austriaco di assicurazioni AUVA, che fra l’altro confermano i seguenti pericoli potenziali per la salute: cefalee nei bambini, ripercussioni sulle facoltà cognitive, sindrome da esaurimento, danni allo sperma, danni embrionali, apertura della barriera emato-encefalica, fino ad arrivare a rottura del DNA e rischio di cancro. La vedono così anche le associazioni di medici: esse richiamano a un uso accorto e avveduto. Considerato il rischio da radiazioni, le compagnie di assicurazione non garantiscono nessuna copertura ai gestori, e per i ripetitori risponde il proprietario del suolo o dell’immobile.
In questo quadro, il Centro Tutela Consumatori cerca da più di dieci anni di fornire informazioni alle amministrazioni pubbliche e a tutti i consumatori, nell’ambito di incontri con giovani e adulti.
Se ci rendessimo consci del fatto che noi ci nutriamo letteralmente di radiazioni, ci interesseremmo molto di più di cosa c’è nell’insalata elettromagnetica tutt’attorno, prima di esporci ad essa. Ognuno di noi può però fare qualcosa per ridurre l’inquinamento: da una parte per se stessi, facendo diventare le proprie quattro mura un’oasi (in questo caso sarebbe per esempio molto raccomandabile tenersi la rete fissa del telefono e spegnere ogni apparecchio mobile), e dall’altro per la società, per gli altri. Il semplice fatto di spegnere il cellulare durante il tempo in cui non lo si usa, rappresenta una rivoluzione. In tal modo si riduce la richiesta di antenne di telefonia mobile e, a medio termine, il loro numero.
I cittadini attivi possono impegnarsi in molti modi per rendere migliore le nostre condizioni di vita. In collaborazione con i nostri partner italiani ed esteri, consigliamo di porsi alcuni obiettivi:
– informare i consumatori, ma soprattutto bambini e giovani, sui rischi legati all’uso del cellulare;
-rafforzare i diritti dei cittadini e delle amministrazioni pubbliche nella pianificazione dei ripetitori;
-divieto di utilizzo di cellulari, smartphones e tablets nei mezzi pubblici;
-zone protette per persone elettroipersensibili e riconoscimento giuridico della elettroipersensibilità (EHS) come malattia;
-immediata riduzione dei valori soglia; con l’obiettivo di sostituire i valori definiti unicamente in base agli effetti termici con valori stabiliti in base all’introduzione di principi medici di prevenzione.
L’attuazione di queste richieste condurrà a una minimizzazione dei rischi, ma il problema resterà. La tecnologia a microonde, nociva per la salute, non ha futuro”.