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Traffico di armi: il trattato dell’Onu

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L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato, con il sì di 154 Paesi, tre contrari e 23 astenuti, il primo Trattato internazionale sulla compravendita delle armi convenzionali.
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato, con il sì di 154 Paesi, tre contrari e 23 astenuti, il primo Trattato internazionale sulla compravendita delle armi convenzionali. E stavolta gli Usa hanno dato il loro sostegno soprattutto grazie alla svolta impressa dal presidente Barack Obama. Lo sforzo globale per regolamentare il multimiliardario commercio delle armi aveva subito una battuta d’arresto la scorsa settimana quando Iran, Corea del Nord e Siria avevano impedito il raggiungimento di un accordo unanime. Tra gli astenuti Russia, Cina, Cuba, Venezuela e Bolivia. Il documento definisce per la prima volta gli standard internazionali per la compravendita delle armi, legandoli al rispetto dei diritti umani: non controlla l’uso domestico, ma richiede che gli Stati membri si dotino di normative nazionali sul trasferimento delle armi convenzionali, tra cui carri armati, aerei e navi da guerra, veicoli da combattimento, artiglieria, elicotteri, missili, razzi a lunga gittata, ma anche fucili, pistole e munizioni.  E’ previsto inoltre il divieto, per gli Stati che ratificano il trattato, di trasferire armi in caso di violazione di un embargo, atti di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Per autorizzare o meno l’esportazione, il testo stabilisce che ogni Paese dovrà valutare se le armi potrebbero essere usate per violare i diritti umani o utilizzate da terroristi o membri della criminalità organizzata. Gli Stati ratificheranno il trattato a partire dal mese di giugno, e il documento entrerà in vigore con la firma di almeno cinquanta Paesi.  Tra i massimi oppositori del documento c’è la National Rifle Association (Nra), potentissima lobby statunitense, che ha definito il trattato un attentato al diritto sancito nel Secondo Emendamento della Costituzione Usa, quello che garantisce a tutti il possesso di pistole e fucili per la legittima difesa. Per gli esperti tuttavia è difficile dire che impatto avrà il trattato sul commercio globale delle armi, soprattutto nel breve periodo. In situazioni di conflitto come quella attualmente in corso in Siria, ad esempio, è improbabile che il testo avrà effetto sulla fornitura di armi al governo di Damasco, proveniente in gran parte dall’ Iran, che si è opposto al documento, e dalla Russia, che si è astenuta.

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