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Senza esercito: una scelta possibile

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E’ possibile vivere in uno Stato senza esercito? Smantellare l’industria bellica e ipotizzare una nuova civiltà? Le risposte nell’articolo “Senza esercito” su Terra Nuova Aprile 2013.
Senza esercito: una scelta possibile
Smantellare l’industria bellica, che si arricchisce sulla morte e la sofferenza di molti, è un passo essenziale per costruire una nuova civiltà che possa definirsi evoluta e attenta ai reali bisogni della gente e del Paese. L’idea di uno Stato che rinunci alle proprie forze armate non è un’utopia: c’è già chi l’ha fatto… un passo dall’articolo pubblicato sul mensile Terra Nuova Aprile 2013.
Uno Stato può fare a meno dell’esercito? Può permettersi di rileggere il concetto di difesa come aiuto e sostegno alla popolazione e all’ambiente, abbandonando la prospettiva militare e facendo conto solo su «corpi civili»? Insomma, si può essere «civilizzati» senza essere militarizzati? Sono quesiti che dividono, senza dubbio. Ma non è forse vero che la necessità di finanziare e dispiegare un esercito è diretta conseguenza delle paure di cui non riusciamo a (o non vogliamo) liberarci?
Comunque sia, c’è chi l’esercito lo ha abolito. Per alcuni Stati si è trattato di una scelta consapevole, per altri di una necessità. Non mancano le ombre, le contraddizioni, a volte i compromessi. Ma è comunque vero che c’è chi ha fatto un primo passo. Nel mondo sono una ventina gli stati senza forze armate, anche se nella maggior parte dei casi questi paesi sono comunque sotto l’influenza di nazioni potenti o hanno ad esse demandato un eventuale intervento militare entro i propri confini.
Una scelta «a metà», dunque, ma che permette lo stesso di impiegare altrimenti il denaro. L’esempio del Costa Rica è il più noto: l’esercito è stato abolito 65 anni fa e successivamente è stato anche riconosciuto il «diritto alla pace», benché siano emerse contraddizioni palesi, come la presenza massiccia di soldati e mezzi militari statunitensi sul suosinistra politica hanno rimproverato
al governo molti errori, ma hanno fortemente voluto e condiviso la via intrapresa nel 1948.
La scelta italiana
L’Italia ha da sempre imboccato tutt’altra strada, il precedente governo ha addirittura scelto un ammiraglio come ministro della difesa e, alla fine dello scorso anno, è stata approvata in tutta fretta la legge di riorganizzazione delle Forze armate che taglia il personale per poter acquistare più armi.
È una sorta di delega in bianco; le Forze armate potranno rivedere il loro modello organizzativo e le infrastrutture e chiedere anche il pagamento delle attività di protezione civile. Anziché riconvertire il personale militare in attività di difesa civile, assai più necessarie, la legge taglierà 40 mila soldati e 3 mila civili del comparto, taglierà sull’addestramento, sul carburante e sulla
manutenzione e si concentrerà sull’acquisto di armamenti.
Il Ministero della difesa potrà contare nel 2013 su un aumento delle risorse assegnate in bilancio di circa 1 miliardo di euro (su un budget che per il 2012 era già di 21 miliardi); solo la lobby dell’industria bellica è soddisfatta perché quel denaro finirà lì.
E quando in piazza la gente ricordava che per i cacciabombardieri F35 il governo è pronto a spendere miliardi mentre in tutta Italia chiude gli ospedali, a Montecitorio pochissimi parlamentari hanno votato contro il provvedimento. Gli altri, compatti, hanno seguito la corrente.
Dunque, cosa bisognerebbe fare?
E soprattutto, come bisognerebbe farlo per potersi affrancare dall’esercito?
Seguire l’esempio del Costa Rica, come dicono in molti?
Certo, quella del 1948 è stata una scelta coraggiosa e controcorrente, ma ha anch’essa una lettura non priva di ambiguità…
Sempre nell’articolo:
  • Il caso Costa Rica
  • La mappa dei conflitti nel mondo 
  • Focus sull’Italia
  • I cacciabombardieri F35 e gli ordigni nucleari in Italia
  • Svincolarsi dalle lobby militari e dall’industria bellica: una strada possibile?
  • I corpi civili di pace
La versione completa dell’articolo “Senza esercito: una scelta possibile” è disponibile nel numero cartaceo del mensile Terra Nuova Aprile 2013, anche come eBook.

 

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