Due milioni di bambini intrappolati all’interno del territorio siriano sono vittime innocenti di un conflitto sanguinario che ha già fatto 70.000 vittime. In un video di Save The Children la drammatica testimonianza di alcune vittime del conflitto. In Siria la rivolta della popolazione si è trasformata in una cruenta guerra civile.
Due milioni di bambini intrappolati all’interno del territorio siriano sono vittime innocenti di un conflitto sanguinario che ha già fatto 70.000 vittime. In un video di Save The Children la drammatica testimonianza di alcune vittime del conflitto. In Siria la rivolta della popolazione si è trasformata in una cruenta guerra civile.
Come spiega l’associazione
Save the Children, quattro milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria, con oltre 3,6 milioni di sfollati interni, di cui più di un milione si è aggiunto negli ultimi due mesi. Secondo gli ultimi dati delle Nazioni Unite, il 2013 ha visto un’esplosione del numero di famiglie disperate in fuga dalla Siria.
Il peggiore degli scenari di previsione pubblicati solo tre mesi fa aveva suggerito che il numero dei rifugiati non avrebbe raggiunto un milione fino a giugno, ma la crisi sta superando anche le valutazioni più pessimistiche.
Ad oggi più di un milione di siriani si sono i rifugiati nei Paesi vicini, tra cui la Giordania, il Libano e l’ Iraq. Più della metà, esattamente il 52%, sono bambini e molti arrivano separati da uno o da entrambe i genitori.
Giovani vite lacerate, in lutto, brutalizzate, tormentate, smarrite. Oltre ai pericoli fisici della guerra, più di due milioni di bambini sono a rischio crescente di malattie, malnutrizione e gravi traumi.
Si può dire che si tratta di una emergenza dei bambini. Tra i bambini che Save The Children ha raggiunto e intervistato, 1 su 3 ha raccontato di essere stato percosso o di aver ricevuto un colpo di arma da fuoco. Molti bambini sono stati costretti ad abbandonare le loro case, affrontando gravi difficoltà per trovare cibo a sufficienza, senza poter avere le giuste cure se malati o feriti. Per alcuni l’unico rifugio disponibile è rappresentato da parchi, fienili o addirittura grotte; quelli che sono riusciti a fuggire nei paesi vicini vivono in rifugi di fortuna, edifici fatiscenti o in campi sovraffollati, ove sono sempre più carenti cibo, medicine e acqua.