Ogm: perdenti malgrado la campagna d’immagine
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L’Isaaa segnala, nel suo ultimo rapporto annuale, la percentuale di aumento, con 170,3 milioni di ettari totali. Nel rapporto si afferma inoltre che la tecnologia inizia a diffondersi anche nei Paesi in via di sviluppo. Secondo Greenpeace, però, la situazione non sarebbe affatto quella descritta dall’Isaaa. “La relazione omette di ricordare che circa l’80% delle colture Ogm è ancora limitata a quattro Paesi del continente americano – Stati Uniti, Brasile, Argentina e Canada – e che anche in questi Paesi le colture geneticamente modificate rappresentano una minoranza – spiega Greenpeace in una comunicazione – non solo, le percentuali delle colture transgeniche continuano a scendere in Europa, ad eccezione della Spagna, mentre l’agricoltura biologica è in costante aumento.
“Questo opuscolo di propaganda del biotech raggiunge i media ogni anno, nonostante le evidenti esagerazioni e omissioni. La verità è che le colture Ogm sono ancora un esperimento in gran parte limitato al continente americano. Asia e Africa sono in gran parte prive di coltivazioni Ogm. Nell’UE, le colture Ogm non riescono a farsi strada, ma i rischi e i problemi ad esse legati rimangono inquietanti – ha commentato Federica Ferrario, responsabile campagna Ogm di Greenpeace – ci aspettiamo che il prossimo governo metta al sicuro la produzione agricola nazionale dal
Lo scorso anno la multinazionale chimica e biotech Basf, ha annunciato che avrebbe interrotto lo sviluppo e la commercializzazione di colture Ogm in Europa, a causa della “mancata accettazione di questa tecnologia in molte parti d’Europa – da parte della maggior parte dei consumatori, degli agricoltori e dei politici”. L’unico Ogm coltivato in alcune zone di Cina e India è il controverso cotone Ogm. I recenti tentativi di introdurre riso Ogm in Cina e una melanzana Ogm in India sono falliti.