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Contemplatori di nuvole

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Da un’idea nata quasi per gioco, nasce un’associazione che unisce migliaia di appassionati di una pratica millenaria che ora finalmente ha un nome: il cloudspotting.
Cosa c’è di più bello di un cielo azzurro? Gavin Pretor-Pinney non ha dubbi: un cielo pieno di nuvole. Nato e vissuto a Londra, Gavin è cofondatore della rivista inglese The idler («L’oziatore»); nel 2004 fonda la Cloud appreciation society, letteralmente «associazione per l’apprezzamento delle nuvole». «Ho sempre amato contemplare le nuvole» spiega Gavin. «Niente possiede la stessa bellezza effimera e sublime. Eppure la maggior parte della gente sembra accorgersi appena delle nubi, quando non le considera addirittura un difetto che compromette la perfezione di un giorno d’estate, o una scusa per sentirsi giù di morale e “rannuvolarsi”. Non c’è nulla di più deprimente, a quanto pare, del “vedere solo nubi all’orizzonte”. Due anni fa decisi che bisognava porre fine a questa deplorevole situazione: le nuvole meritavano una sorte migliore e non andavano più considerate mere metafore di sventura». Così Gavin fonda un’associazione a questo preciso scopo. La voce della nuova iniziativa si diffonde con una certa rapidità e i membri cominciano a inviare le loro fotografie del cielo, pubblicate sul sito internet cloudappreciationsociety.org. L’esiguo flusso iniziale di istantanee si trasforma presto in un torrente impetuoso: «Mi arrivavano fantastiche immagini di formazioni nuvolose rare e bellissime» racconta Gavin. «Nubi lenticolari ondulate sospese sopra i picchi delle Alpi svizzere; strati di cirrocumuli increspati soffusi delle calde sfumature dell’aurora; cumuli a forma di elefanti e gatti, o con le sembianze di Albert Einstein e Bob Marley». Tra i membri – attualmente circa 7000, 200 dei quali in Italia – si contano meteorologi e fisici delle nuvole, ma soprattutto persone comuni che non hanno alcun coinvolgimento professionale. L’amore per il cielo e le sue vaporose creature sembra anche trascendere qualsiasi barriera nazionale e culturale: arrivano richieste da tutta l’Europa, dall’Australia e dalla Nuova Zelanda, dall’Africa, dall’America e dall’Iraq. «Iniziarono a chiedermi indicazioni sulle migliori opere disponibili sull’argomento, adatte al lettore comune» continua Gavin «ma guardandomi attorno arrivai a una conclusione: a parte i rari volumi illustrati su carta patinata, non esisteva niente che rispondesse allo scopo». Ecco come è nato il libro Cloudspotting, una guida alla scoperta di tutti i deliziosi ed eccentrici personaggi che popolano i nostri cieli. Non si tratta di un testo di meteorologia, bensì una celebrazione del passatempo spensierato, futile e inesauribilmente vitale di chi ama andare a caccia di nubi. Ne pubblichiamo di seguito alcuni estratti.
Ribaltare la prospettiva
Abbiamo tutti bisogno di un po’ di evasione una volta ogni tanto. Non parlo di mettersi in coda all’aeroporto e di accalcarsi su un aereo per andare ad arrostirsi su qualche spiaggia insieme alle altre vittime delle vacanze organizzate. Per un contemplatore di nuvole esiste una forma di ricreazione assai più a portata di mano; non costa nulla e fa bene all’anima: garantito. Le nuvole sono lo spettacolo più egualitario del regno naturale, pienamente disponibile per ciascuno di noi, a prescindere dal luogo dove ci troviamo. La cosa più importante è lo stato d’animo con il quale ci disponiamo a contemplare il cielo. Occorre un luogo sopraelevato – la cima di una collina, magari, ma anche una finestra a un piano alto – e bisogna coricarsi di schiena, in modo da poter guardare le nuvole sopra e dietro di sé. Lo scenografico paesaggio di uno stratocumulo allargato nel cielo è perfetto per tentare la prova. Osservando la volta celeste, si innesca un cambio di prospettiva: da punto di vista di osservazione appena descritto, è come se si vedessero le nubi non più dal basso, ma dall’alto. Sembrano librate su una terra fantastica e nebulosa che si estende fino all’orizzonte.
Uno spettacolo egualitario
I contemplatori di nuvole non aspirano a catalogare gli oggetti della loro passione: ci pensano già i meteorologi a classificarli a seconda del genere, della specie e delle varietà. È un impegno che quegli specialisti chiamano lavoro. La nostra è un’occupazione assai più piacevole e riflessiva, tale da condurre chi la pratica a una conoscenza più profonda del mondo fisico, emotivo e spirituale. A volte le nuvole ci sembrano opprimenti e soffocanti: eppure basta un attimo perché si trasformino nelle ispiratrici dei nostri sogni a occhi aperti. Chi non ha mai contemplato i soffici castelli del cielo immaginando un mondo lontano dagli assilli della terraferma? Quando da uno strato nasce uno stratocumulo, cominciano ad apparire sprazzi e spezzoni di azzurro. Se poche ore prima il sole pareva spento per sempre, adesso le fasce nebbiose vanno addensandosi in catene di montagne incappucciate di neve e si sciolgono in sinuosi fiumi d’azzurro. Lassù si è creato un altro universo: una realtà mutevole fatta di valli glaciali e gonfi picchi, un paese di promesse e di evasione, regolato da leggi proprie, basate su una geologia nebulosa.
La contemplazione delle sagome
Possiamo considerare le errabonde abitatrici del firmamento come le macchie di Rorschach del cielo: immagini astratte sulle quali proiettare le nostre fantasie. Passare il tempo a giocare con le loro forme mutevoli è un sistema garantito per risparmiare sul conto dello psicoanalista. Individuare questo o quell’oggetto tra le nuvole è praticamente un’occupazione a tempo pieno per i bambini. Perché tanti di noi, da adulti, rinunciamo ad un’abitudine così sana? I contemplatori di nuvole divenuti troppo giudiziosi per indulgere a simili quisquilie dovrebbero riconsiderare il proprio atteggiamento. Farebbero bene ad accantonare la razionalità, ad abbandonarsi all’estro e alle fantasticherie. I contemplatori di nuvole tuttavia devono anche imparare a rassegnarsi ai graduali mutamenti delle formazioni che osservano. Non importa se non riescono ad identificarne qualcuna: in tal caso, è meglio rilassarsi e limitarsi a seguirne l’evoluzione. L’atteggiamento ideale consiste nel rivolgere gli occhi al cielo, sgomberare la mente dai pensieri e permettere alle sagome delle nubi di trovare noi.
BOX 1.L’Arpa delle nuvole
Nicolas Reeves, professore a Montreal presso l’università del Québec e membro dell’Hexagram institute, ha inventato l’Arpa delle nuvole: uno strumento che produce melodie legate alla forma delle nubi sotto cui si trova. Finora, l’esperimento ha avuto luogo in sei città del mondo: Amos e Montreal (Canada), Lione (Francia), Amburgo (Germania), Gizycko (Polonia) e Pittsburgh (Stati Uniti). Se il cielo è sereno, l’arpa rimane silenziosa, ma appena c’è una nuvola a sorvolarla, iniziano i suoni. «Funziona per mezzo di un liadar» spiega Reeves «cioè un raggio laser puntato sulle nubi. Ciò che viene riflesso e torna verso lo strumento, una volta misurato, dà un’idea della luminosità e dell’altitudine della formazione». Un musicista, ribattezzato per l’occasione «nuvolista», configura l’apparecchio in modo che le relative informazioni attivino e modulino determinati suoni musicali. Dopodiché lo si lascia ad eseguire per i passanti le melodie del cielo. Ad Amos, nelle regioni settentrionali del Québec, l’Arpa delle nuvole è stata installata all’interno di un parco, in una radura circondata da alberi. «Nelle notti di luna piena» ricorda il suo inventore «la gente si portava il sacco a pelo e restava intorno allo strumento fino al mattino. Rimaneva là solo per ascoltare la melodia delle nubi: era fantastico».
Box 2. Il manifesto
• Crediamo che le nubi siano vittima di ingiuste calunnie: senza di esse la vita sarebbe incommensurabilmente più misera.
• Le nuvole sono per noi la poesia della natura e costituiscono lo spettacolo più egualitario del mondo naturale, perché ciascuno le può interpretare a proprio piacimento nei modi più fantastici.
• Ci impegniamo a lottare contro la «filosofia dei cieli azzurri» ogni qualvolta ne veniamo in contatto. Quanto sarebbe tediosa la vita se fossimo costretti a contemplare la monotonia senza fine di un firmamento sereno!
• Intendiamo ricordare a tutti che le nuvole denotano gli umori dell’atmosfera ed equivalgono alle espressioni del volto umano.
• Le nuvole, ne siamo convinti, sono fatte per i sognatori e contemplarle giova l’anima. Invero, chiunque si soffermi a considerare le immagini che evocano in ciascuno di noi riuscirà a risparmiare in misura notevole sulla parcella del suo psicoanalista.
• Perciò esortiamo tutti coloro che sono disposti ad ascoltarci: alzate gli occhi, stupitevi della bellezza e vivete con la testa tra le nuvole.
A cura di Nicholas Bawtree

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